“Ok il taglio del cuneo fiscale, ma manca una strategia di crescita. La legge di bilancio è dunque ragionevole, ma incompleta“. Manovra del governo Meloni “promossa a metà”, per non dire rimandata, da Confindustria, che si è espressa oggi alla commissione Bilancio del Senato attraverso il presidente, Carlo Bonomi.
La Manovra non accontenta del tutto Confindustria. “Manca una strategia di crescita”, dice Bonomi
Nel 2023 – ha ricordato il numero 1 degli industriali nel corso della sua audizione – il settore industriale è decisamente in calo. In considerazione di questo indebolimento del quadro economico, Confindustria auspicava da una parte il sostegno al potere di acquisto delle famiglie e dall’altra agli investimenti delle imprese.
Come già anticipato all’assemblea degli industriali di Bergamo e Brescia, Bonomi è preoccupato soprattutto per il calo degli investimenti.
Nel 2021/’22, avevamo avuto dati molto superiori a quelli degli altri Paesi europei. Rileviamo ulteriori segnali di peggioramento fino alla seconda metà del prossimo anno in materia.
Per chiarire ulteriormente:
C’è una sostanziale assenza di misure a sostegno degli investimenti privati e di una strategia finalizzata alla crescita e alla competitività. Senza crescita non ci saranno le risorse adeguate per pagare il debito pubblico e sostenere il welfare.
È questo l’aspetto su cui Bonomi insiste, per poi accogliere positivamente appunto il taglio del cuneo fiscale, che potrebbe portare benefici compresi tra i 560 e i 1.400 Euro per i redditi compresi tra i 9.000 e 35.000 Euro.
Confindustria alla finestra anche per le politiche energetiche
Ma gli industriali attendono risposte anche sul fronte delle politiche energetiche.
A partire dai settori energivori, per l’industria italiana sono essenziali le disposizioni in tema di gas ed electricity release contenute nella bozza di decreto legge predisposto dal Mase e in attesa di approvazione in Consiglio dei ministri. Auspichiamo che arrivi il prima possibile.
Ma sull’intero settore pende una spada di Damocle. Preoccupante anche quella…
Abbiamo riposizionato i nostri fornitori energetici. Abbiamo detto che la Russia era un pericolo perché costituiva il 40% del nostro approvvigionamento di gas, oggi l’Algeria fa il 45%. Se ci fosse una escalation del conflitto in Medio Oriente come si posizionerebbe l’Algeria?