La Sicilia al centro del nuovo progetto tecnologico chiamato Floating offshore wind presentato questa mattina a Catania. Alessandro Viviani, senior consultant di The European House – Ambrosetti, ha presentato la tecnologia davanti a oltre venti società produttive e al ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin.
Nell’ambito dell’evento “Opportunità industriali dalla transizione energetica per la Sicilia, per l’Italia e per l’Europa” la Sicilia è stata protagonista di incontri fra istituzioni, industriali e portatori di interesse. La regione, infatti, è la principale sede di produzioni petrolchimiche a livello europeo e, per questo, terreno fertile per nuovi progetti di decarbonizzazione e tecnologie sostenibili.
Il Floating offshore wind, la Sicilia come apripista della transizione ecologica
Dopo il fotovoltaico, adesso, si guarda al vento. Il vento soffia più forte in mare che sulla terraferma, dunque, perché non sfruttare l’enorme potenziale che la regione siciliana offre in termini di sinergia fra elementi naturali e impianti industriali sostenibili? Come Viviani ha precisato:
La Sicilia può dare tanto all’Italia ed a tutta l’Europa perché quando si parla di questa Isola si parla appunto di sole e noi abbiamo identificato tre ambiti in cui la sinergia può creare indotto locale, occupazione e un riposizionamento industriale sostenibile. Il primo è quello dell’idrogeno verde dove proprio la Sicilia può sostenere una produzione estremamente competitiva. […] per il secondo elemento di vantaggio che è quello di ospitare impianti importanti nella chimica della raffinazione che da una parte non necessitano di decarbonizzare per sostenere il proprio conto economico, dall’altra possono ambire ad un riposizionamento internazionale estremamente competitivo promuovendo prodotti decarbonizzati.
Secondo il senior consultant, il pregio della Sicilia non finisce qui, perché la ricchezza della regione sta nell’ampia disponibilità di risorse rinnovabili, sulle quali è indispensabile investire. Non stupisce, quindi, il ruolo di apripista per la transizione ecologica del Bel Paese.
Non lo vedrei tanto come un venire a prendere le risorse, quanto a portare delle opportunità, che noi vediamo in alcune nuove tecnologie. Lo abbiamo visto col fotovoltaico, con una produzione cioè di pannelli fotovoltaici, ed oggi vogliamo sottolineare l’opportunità dell’Floating offshore wind. Si tratta di una tecnologia nuova che non vanta molti feedback in giro per il mondo ma che certamente limita gli impatti sul territorio. Inoltre in mare si parla di distanze molto ampie. Con il Politecnico di Torino abbiamo calcolato che il potenziale per la Sicilia è di 65 GW a fronte di un obiettivo di 14 GW complessivo. Non possiamo rimanere a guardare mentre molti Stati d’Europa, meno competitivi di noi, stanno già presentando politiche aggressive per essere i primi a presentare tali nuove tecnologie Il nostro Paese deve quindi cogliere questa opportunità attraverso una politica a lungo termine.
Cos’è il Floating offshore wind? Il progetto che intende portare in Sicilia occupazione e tecnologia verde
Già dalla prima metà del 2020, Renexia aveva proposto un parco eolico offshore, Med Wind, da installare nel canale di Sicilia. Ora, il Politecnico di Torino conferma il potenziale di energia eolica offshore della regione: ben 65 GW.
La nuova tecnologia del Floating offshore wind prevede la costruzioni di potenti turbine in mare aperto, le quali produrrebbero energia tramite la forza del vento. La piattaforma sarebbe attaccata al fondo tramite l’uso di cavi e ancoraggi.
Le stime affermano che l’Italia può aspirare a produrre oltre 2,1 GW entro il 2030. Si tratterebbe di mettere in piedi un progetto del valore di 255 miliardi di euro che darebbero lavoro a 1,3 milioni di dipendenti, in cui lo sfruttamento dell’energia eolica offshore rivestirebbe il ruolo di protagonista.
Infatti, l’eolico ha un impatto ambientale minimo e permette di raggiungere molto velocemente la decarbonizzazione delle produzioni. Senza considerare l’opportunità di creare occasioni per lo sviluppo tecnologico e locale e, tramite la costruzione di piattaforme, infrastrutture e cantieri, dare lavoro.
Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Pichetto ha affermato l’importanza dello sfruttamento dell’eolico nel Mezzogiorno. “Questo incontro sul cambiamento è un momento importante di approfondimento anche di confronto tra esperti su quelli che sono i nuovi percorsi come fotovoltaico ed eolico galleggiante in mare utilizzando in modo corretto l’idrogeno e creando le condizioni per un futuro decarbonizzato. Se parliamo di rinnovabili parliamo di clima favorevole ed essere immersi nel Mediterraneo significa avere tanto sole e tanto vento. Ecco perché è importante che il Sud diventi l’hub di tutta l’Europa. E’ tempo di costruire impianti a emissioni zero e la Sicilia deve dotarsi di termovalorizzatori perché è una sfida che gran parte del Nord già ha già vinto“.
Il progetto vede una partnership fra The European House – Ambrosetti, Renantis, BlueFloat Energy, Fincantieri e Acciaierie d’Italia, impegnate nella transizione verde. L’incontro conclusosi pochi minuti fa a Catania ha messo in luce l’importanza di avere investimenti adeguati e il supporto dello Stato.
Alessandro Viviani spiega che: “Per cogliere queste opportunità di sviluppo industriale, il Paese deve organizzare la filiera, investendo e potenziando gli asset portuali e cantieristici soprattutto nelle regioni del Sud Italia, in cui il vantaggio logistico è evidente, allo stesso tempo, è necessario dare stimolo alla filiera con una visione di sviluppo di lungo periodo e con il supporto a quei progetti che già nel breve termine dimostrino di poter generare ricadute occupazionali e di sviluppo nei territori interessati. A tal fine, è oltremodo opportuno promuovere un nuovo corso nei rapporti tra Regioni e governo nei processi di pianificazione e approvazione dei grandi progetti al fine di massimizzare le ricadute positive sui territori interessati“.
Non solo energia eolica, ma anche idrogeno: le nuove sfide per la Sicilia
Intenso e proficuo l’evento che oggi ha messo al centro del dibattito lo sviluppo di tecnologie basate su fonti rinnovabili. Accanto all’energia solare ed eolica, impossibile trascurare l’idrogeno rinnovabile per la raffinazione, di cui la Sicilia è polo d’eccellenza.
Non a caso, la regione copre il 7% del PIL e dell’occupazione nazionale per quanto riguarda gli ambiti della chimica e della raffinazione. Il know-how e le infrastrutture presenti sull’isola diventano, perciò, le leve da spingere per iniziare il processo di decarbonizzazione.
Quest’ultimo richiederebbe 8-10 miliardi di euro per l’adeguamento degli impianti in Sicilia, mentre 25-30 miliardi si calcolano per l’intero territorio nazionale. È necessario, perciò, un piano di politiche ad hoc, come la creazione della Hydrogen Valley siciliana. Alla luce di quanto stabilito dalla UE che ha posto come obiettivo per il 2030 il raggiungimento del 90% di penetrazione delle fonti rinnovabili.
Sfida non da poco per il Bel Paese, che è ancora lontano dal target. Inoltre, produrre idrogeno rinnovabile richiede lo sviluppo di una strategia per accelerare la produzione di energia elettrica rinnovabile. Corrado Panzieri, partner e head of Innotech Hub The European House – Ambrosetti, spiega che una filiera dell’idrogeno italiana porterebbe molti vantaggi:
Consentirebbe di ridurre le emissioni di CO2 del 28% entro il 2050 e di generare un valore cumulato della produzione compreso tra 890 e 1.500 miliardi di euro e tra 320.000 e 540.000 nuovi posti di lavoro. Tuttavia, per abilitare questi vantaggi è necessaria una strategia di governance unitaria che sia in grado di riunire gli operatori industriali e i diversi ministeri coinvolti, per fornire obiettivi di produzione e consumo, regolamentazione di riferimento e sistemi di supporto e di incentivazione.