La piccola Indi Gregory è morta all’1:45 del 13 novembre. E’ stato padre, Dean, a comunicare la triste notizia riguardante la sua bambina di 8 mesi, colpita da una grave patologia mitocondriale. Il 6 novembre, il governo Meloni aveva concesso la cittadinanza italiana per permettere il trasferimento all’ospedale Bambino Gesù di Roma. Ma, nonostante la lunga battaglia legale intrapresa dai genitori, venerdì scorso i tribunali del Regno Unito avevano deliberato di interrompere i trattamenti vitali e di trasferire la piccola in un hospice.
Indi Gregory, parla l’avvocato della famiglia Simone Pillon
L’avvocato della famiglia Gregory in Italia, Simone Pillon, è intervenuto a Radio Cusano Campus nella trasmissione “Ferrero non solo sport” per parlare del caso. “Stiamo valutando con la famiglia se portare la salma della piccola in Italia -ha affermato Pillon-. Indi ha fatto comunque già fatto un grande miracolo, portare alla ribalta dei media di tutto il mondo la possibilità di scelta dei genitori, liberi e senza intrusione, sulle cure necessarie da offrire alla propria figlia. L’Italia è stata un faro di civiltà in questo senso.
L’ospedale Bambin Gesù di Roma si era offerto per un trattamento terapeutico senza accanimento. Il piano era molto ricco e prevedeva anche un intervento chirurgico al cuore con uno stent o catetere che avrebbe permesso alla piccola di respirare in maniera autonoma senza bisogno dei macchinari, ma questo le autorità inglese hanno ritenuto inutile perché la malattia era inguaribile il che non significa incurabile.
Avrebbe potuto vivere altri 5-6 anni di età, ma ci è stato risposto di no. Le autorità inglesi sia mediche sia giudiziarie hanno alzato un muro e si sono opposte a ogni nostro tentativo, ci siamo anche appellati all’applicazione della convenzione dell’Aia, abbiamo chiesto ai medici di collaborare, ma niente”.
Pillon: “Di questo passo arriveremo a casi analoghi anche in Italia”
Pillon ha poi aggiunto: “Ora il discorso è etico e morale, fino a che punto è giusto che i burocrati decidano sulla vita dei piccoli e delle persone. Di questo passo anche in Italia arriveremo a questo punto che i giudici decideranno, si era creato un precedente nel 2018 con il Governo Gentiloni, ma gli inglesi anche in quella occasione risposero alla stessa maniera. L’Inghilterra è un Paese che condanna i propri bambini a morte. Ma capite siamo al sovvertimento del buon senso, è meglio morire che vivere, abbiamo dovuto spiegare l’ovvio nella nostra relazione. Mi rivolgerò al nostro Governo perché chieda spiegazioni a quello inglese sulla mancata attivazione sulle procedure della convenzione dell’Aia, costruite per casi come questo”.