In piazza per la manifestazione del 17 novembre sarà presente anche Unione degli Studenti (Uds), la responsabile della comunicazione dell’esecutivo nazionale Alice Beccari racconta ai microfoni di Tag24 quali rivendicazioni saranno portate in piazza il prossimo venerdì.
Cosa chiederete il 17 novembre?
Il 17 novembre saremo in piazza assieme a Link e a Rete della Conoscenza e abbiamo scritto un documento che mette al centro le cinque rivendicazioni principali: diritto ad un istruzione completamente gratuita, ad una scuola non subordinata alle aziende e ai privati, a spazi sicuri ed adeguati, a una scuola tutelante e a decidere nelle nostre scuole.
Il sistema meritocratico di questo governo va abolito e pretendiamo la gratuità della scuola, le famiglie spendono da quest’anno 100 euro in più. La scuola così non è né pubblica né accessibile, abbiamo bisogno di una legge sul diritto allo studio invece vediamo tagli e finanziamenti alla guerra.
Vogliamo inoltre una scuola non legata alla mentalità di azienda. Il governo ha previsto un fondo per gli studenti morti o che subiscono incidenti nei percorsi scolastici, noi non vogliamo che gli studenti diventino manodopera gratuita. Vogliamo che l’istruzione vada oltre la teoria ma tutto questo deve partire da laboratori nelle scuole evitando di lasciare spazio alle logiche aziendaliste.
Motivazioni molto simili a quelle dell’occupazione del Visconti…
Spesso quella dell’occupazione è un percorso mobilitativo che nasce da esigenze diverse di scuola in scuola. Nel momento in cui le scuole vengono occupate è in nome degli studenti.
Ci saranno bandiere palestinesi in piazza il 17 novembre: che posizioni avete?
Come Uds scendiamo in piazza per dire basta all’occupazione della Palestina, in questo momento è in corso un genocidio ed una pulizia etnica. Tutto questo è anche legato alla scuola: il ministro dell’Istruzione dopo il 7 ottobre ha sempre optato per la repressione piuttosto che per offrire una didattica che sviluppi uno spirito critico.
Per quanto riguarda la questione PCTO il conflitto si lega anche ad alcuni corsi finanziati da Israele: ci sono state quest’anno segnalazioni di PCTO in basi militari che supporta la retorica di violenza di questo governo.
La violenza arriva da 75 anni di occupazione, dal 1948 quindi. Lottiamo per ogni vittima per un sistema violento che ha solo portato ad altre vittime.
Cosa pensate dei recenti atti antisemiti compiuti in Europa e nel mondo?
Occorre come sempre ricordare il distinguo tra antisionismo ed antisemitismo. E’ sbagliato discriminare chiunque, ci sono svariate comunità ebraiche che si esprimono per la fine dell’occupazione palestinese. E’ limitante pensare che il popolo ebraico sia tutto dalla parte di Israele.
Le azioni dell’estrema destra contro gli ebrei portano alla polarizzazione del dibattito e non all’approfondimento.
Avete avuto modo di confrontarvi con Pd, M5s o altri esponenti dell’opposizione?
Noi siamo indipendenti e non facciamo riferimento a nessun partito e questo ci da forza quando andiamo a interloquire con chiunque. Portiamo le proposte a tutti i partiti e non esistono canali preferenziali, noi continuiamo ad insistere con la nostra proposta con tutti.
Quali sono i prossimi passi?
Il 19 novembre ci sarà l’assemblea nazionale di Link Coordinamento Universitario dove andremmo ad approfondire le riforme che vogliamo portare al ministro. Dal 17 al 25 novembre c’è una settimana di mobilitazione che chiamiamo assieme ai Giovani Palestinesi. Il 25 novembre c’è la manifestazione di ‘Non Una di Meno’ a Roma. Altro momento di caduta è il 10 dicembre con l’Assemblea Nazionale di Rete della Conoscenza dove si ragionerà su diritto allo studio e sulla precarietà dei giovani.