A volte è possibile richiedere l‘annullamento delle cartelle esattoriali che riguardano debiti fiscali infondati, non dovuti. E, per quanto ci sembri improbabile, l’Agenzia delle Entrate – Riscossione prevede la procedura di annullamento del debito.
Non è detto che tutte le richieste vadano a buon fine, ma sicuramente quelle regolarmente motivate con prove, come ad esempio imposta non dovuta perché già regolarizzata, accertamento non valido o soggetti passivi del tributo e così via, rientrano in quelle contestabili.
Ovviamente, prima di richiedere l’annullamento della cartella esattoriale, è necessario valutare i documenti a supporto della richiesta. Non è certo la prima volta che la Riscossione convalida la richiesta di cancellazione dei debiti fiscali se presentata anche da soli e nei modi e termini previsti dalla legge.
Annullamento delle cartelle esattoriali
Molti contribuenti hanno problemi con le cartelle esattoriali: qualcuno riesce a pagare tutto, altri richiedono il rateizzo per mettersi in regola, e una minoranza ripone la cartella nel cassetto in attesa di tempi migliori.
Tuttavia, esiste la reale possibilità di richiedere l’annullamento della cartella, a patto che il debito non sia dovuto o rientra nelle condizioni previste dalla legge.
D’altronde, l’assenza di azioni da parte del contribuente, che siano rivolte al rateizzo, al pagamento o all’annullamento del debito, porta la Riscossione ad attivare le procedure cautelari ed esecutive.
È importante sottolineare che esistono tre modi per richiedere la cancellazione della cartella esattoriale; vediamo insieme quali sono.
Quando si può annullare una cartella esattoriale?
L’articolo 45 della legge di Bilancio 2023 ha previsto l‘annullamento delle cartelle esattoriali fino a 1.000 euro per le cartelle iscritte a ruolo dal 2000 al 2015. Per le altre, ha previsto la definizione agevolata.
In ogni caso, i contribuenti che ricevono una cartella esattoriale per debiti fiscali non dovuti possono richiedere l‘annullamento del debito, poiché l’Agenzia delle Entrate-Riscossione è l’Ente predisposto alla riscossione dei debiti promossi dagli enti pubblici creditori, come ad esempio INPS, Agenzia delle Entrate, ASL, Comuni e così via.
La richiesta di annullamento o lo sgravio della cartella di pagamento deve essere inoltrata all’ente creditore di riferimento. Pertanto, il contribuente compila una richiesta di autotutela, chiedendo all’ente creditore di annullare il debito.
Se l’Ente accoglie la richiesta, deve procedere con l’annullamento del debito, emettendo un provvedimento di sgravio delle somme iscritte a ruolo. Questo comporta la cancellazione del debito, e l’ente è tenuto a trasmettere tale provvedimento all’Agenzia delle Entrate-Riscossione per l‘interruzione della procedura di incasso del credito.
Nel caso in cui il contribuente abbia regolarizzato la cartella esattoriale, ha diritto al rimborso delle somme indebitamente incassate dall’Ente impositore.
Se l’Ente non inoltra alcuna comunicazione alla Riscossione, questa può avviare le procedure idonee al recupero del debito.
Si ricorda che per quanto riguarda la richiesta di autotutela, non esiste un termine di scadenza per la presentazione della domanda.
Tuttavia, la tempestività evita alla Riscossione di attivare le procedure per il recupero del debito. La presentazione di detta istanza non determina, la sospensione dei termini per il ricorso.
Con particolare riguardo al termine entro il quale deve essere presentato ricorso alla Commissioni tributarie, l’articolo 21 del Dlgs n. 546/1996 recita:
“Il ricorso deve essere proposto a pena di inammissibilità entro sessanta giorni dalla data di notificazione dell’atto impugnato”.
Chi ha diritto alla cancellazione delle cartelle esattoriali?
Il contribuente che riceve la notifica di una cartella esattoriale può presentare la richiesta per la sospensione del debito, motivandola in base agli elementi previsti dalla legge.
L’Agenzia delle Entrate – Riscossione è tenuta a sospendere le eventuali procedure di recupero del credito per avviare le verifiche all’ente creditore.
La dichiarazione di annullamento della cartella esattoriale deve essere presentata entro 60 giorni dalla notifica della stessa, a pena di decadenza, e deve contenere una delle seguenti circostanze:
- prescrizione o decadenza del credito intervenute prima della data in cui il ruolo è stato reso esecutivo;
- provvedimento di sgravio emesso dall’ente creditore;
- sospensione amministrativa (dell’ente creditore) o giudiziale;
- sentenza che abbia annullato in tutto o in parte la pretesa dell’ente creditore, emessa in un giudizio al quale l’Agenzia delle Entrate -Riscossione non ha preso parte;
- pagamento effettuato prima della formazione del ruolo.
È importante notare che in assenza di comunicazione di diniego o accoglimento della stessa dopo un periodo di 220 giorni, il debito viene annullato, e quindi la cartella esattoriale viene cancellata per diritto.
Si sottolinea che resta la responsabilità penale; il contribuente che produce documentazione falsa è punibile con una sanzione che oscilla tra il 100% e il 200% delle somme dovute, con un importo minimo di 258 euro.
Sospensione dei debiti con il fisco con il ricorso al giudice
Per quanto riguarda la procedura di annullamento della cartella esattoriale mediante impugnazione della stessa, è necessario presentare un ricorso dinanzi al giudice, che potrà accogliere la richiesta procedendo ad annullare in totale o parziale il debito iscritto a ruolo.
Dall’esito del ricorso, l’Agenzia delle Entrate Riscossione dovrà procedere alla cancellazione dei debiti contenuti nella cartella impugnata.
Nell’ipotesi in cui l’accoglimento risulti solo parziale, nella cartella esattoriale saranno depennati gli importi e le voci stabiliti dal giudice.
Se il contribuente, pur presentando il ricorso, ha pagato regolarmente le somme contestate, ha diritto ad ottenere il rimborso delle somme versate.
In conclusione, per ottenere la cancellazione del debito iscritto a ruolo, è fondamentale presentare richieste motivate, evitando documentazione falsa. La prudenza nell’utilizzo dei documenti previene sanzioni, anche penali. In situazioni complesse, è consigliabile rivolgersi a un professionista esperto per un ricorso giudiziario.