L’uso delle telecamere private è un argomento che incrocia il diritto alla sicurezza personale e la salvaguardia della privacy altrui. La recente decisione del Garante per la protezione dei dati personali, manifestata nel provvedimento n. 477 del 12/10/2023, ha gettato nuova luce su questi temi, ponendo dei limiti precisi all’utilizzo di tali dispositivi. In particolare, il nuovo provvedimento riguarda le telecamere private puntate su luoghi pubblici e l’oggetto delle loro registrazioni.
Telecamere private puntate su luoghi pubblici: cosa dice il nuovo provvedimento
Il dibattito sull’uso delle telecamere private non è nuovo. Da una parte, vi è la necessità di proteggere le proprietà private e di garantire la sicurezza personale; dall’altra, c’è l’impellente bisogno di tutelare la privacy dei cittadini. Il caso specifico che ha catalizzato l’attenzione riguarda una donna che aveva installato una telecamera con un campo visivo troppo ampio, riprendendo aree pubbliche e potenzialmente captando conversazioni altrui. Questo ha sollevato preoccupazioni in merito alle implicazioni in termini di privacy e protezione dei dati.
Le nuove norme stabiliscono che l’installazione di telecamere private agli ingressi delle abitazioni è permessa, ma con delle restrizioni significative. Fondamentale è che le telecamere non devono riprendere aree pubbliche e non devono catturare l’audio, in particolare le conversazioni dei passanti. Questo perché un tale uso si configurerebbe come una forma di videosorveglianza, sottoposta alle normative più rigide del GDPR (Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati).
Le conseguenze della decisione
Il provvedimento preso dal Garante stabilisce una soglia precisa tra l’uso legittimo di dispositivi di sorveglianza a scopo personale e l’ingresso nel campo della sorveglianza a carattere più ampio, che comporta maggiori responsabilità e requisiti legali. Ciò significa che le telecamere devono essere posizionate e configurate in modo da limitare la loro visuale alle sole aree di pertinenza privata dell’utente. Inoltre, in situazioni di effettivo rischio, come denunce o minacce, la sorveglianza può essere estesa, ma sempre nel rispetto delle normative vigenti.
La decisione ha un impatto diretto non solo sui singoli cittadini ma anche sulle imprese che utilizzano sistemi di videosorveglianza. Diventa quindi importante per gli utenti che utilizzano queste tecnologie valutare e capire i limiti entro i quali possono agire, evitando così possibili violazioni della privacy altrui. Ciò, in breve, richiederà un’attenta valutazione della posizione e dell’angolazione delle telecamere, assicurandosi che non inquadrino spazi al di fuori della proprietà privata dell’utente.
Telecamere private su luoghi pubblici: cos’altro bisogna sapere
Il Regolamento europeo per la protezione dei dati personali (GDPR 679/2016) gioca un ruolo cruciale nella regolamentazione delle telecamere di videosorveglianza, soprattutto quando queste intersecano la sfera pubblica. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il GDPR non si applica direttamente nelle relazioni tra privati, specialmente quando si tratta di sistemi di videosorveglianza installati per fini domestici. Questo apre la porta all’uso legittimo di tali sistemi per monitorare le proprie proprietà, a patto che siano rispettate certe condizioni specifiche.
La chiave per rimanere in conformità con il GDPR risiede quindi nell’angolazione delle telecamere. Queste non devono inquadrare aree pubbliche o proprietà di terzi. Qualora ciò accadesse, le telecamere private escono dalla sfera del “domestico” e diventano oggetto di obblighi previsti dal Regolamento.
Il Garante ha stabilito che l’estensione della ripresa a aree comuni o pubbliche è permessa solo in presenza di situazioni di rischio concreto, adeguatamente documentate (es. denunce, minacce, furti). Inoltre, il rispetto della privacy deve essere sempre assicurato, anche in tali situazioni eccezionali.
Pertanto, in presenza di situazioni di rischio verificate, si può ampliare la sorveglianza oltre la propria pertinenza. Tuttavia, è fondamentale che ci sia un legittimo interesse, sostenuto da prove concrete. In questo contesto, diventa molto importante la necessità di informare chiaramente sulla presenza di un sistema di videosorveglianza, sia per trasparenza che per conformità normativa.