I tifosi del Milan scaricano Stefano Pioli. Anche un tifoso eccellente come Teo Teocoli, intervenuto nella trasmissione “Gli sportivi della domenica”, condotta da Francesco Acchiardi, Arianna Galati e Max Cannalire su Radio Cusano Campus.
Milan, Teo Teocoli sul possibile esonero di Pioli
“Padre Pioli è una brava persona -ha esordito Teocoli-. Dico Padre Pioli perché assomiglia al prete che giocava con me all’oratorio. Secondo me non ha ancora una statura internazionale. Tutti questi cambiamenti, far riposare uno piuttosto che l’altro, cambiare la squadra, perdere i ritmi quando sembra che la squadra stia dominando, prendere gol, doppiette addirittura, è un sintomo abbastanza pericoloso: quando si ha una squadra come il Milan, con i buoni giocatori (io tanti non li conosco, non so neanche i nomi ma c’è qualcuno di buono), è una squadra da Champions League che può andare avanti, il campionato è un pochettino compromesso perché ci sono tante squadre davanti. Ma non ha ancora fatto quello che il Milan deve e vuole fare. C’è poi il macigno dei 5 derby consecutivi persi, e quello è pesante”.
Alla domanda, se fossi il presidente del Milan cambieresti Pioli? Teocoli risponde in maniera netta: “Sì. Con il grande rispetto che ho, per carità, perché ha fatto cose buonissime con l’aiuto del grande Paolo Maldini, di Massara, di Ibra due anni fa. Era una società felice che aveva molte frecce al proprio arco, si godeva dell’ambiente che c’era. Invece adesso, con tutti questi nuovi che secondo me non si capiscono neanche parlando, son tutti stranieri, io non so i nomi e quando entra qualcuno non so se entra da noi o dall’altra parte… È una squadra che richiederà molto tempo per trovare una sua identità. Nel calcio c’è anche l’amicizia: prima che questi diventano amici, che cominciano a capirsi, ad allenarsi in un certo modo… Tutta questa novità che è successa, loro dicono “abbiamo speso 100 milioni” sì, ma ne avete guadagnati 80 con Tonali, che ha scoperto Maldini, che l’ha voluto e gli ha fatto abbassare addirittura lo stipendio, lo ha ripreso…”.
L’addio di Maldini e l’attuale gestione del Milan
Considerando la penuria di dirigenti all’altezza, il calcio italiano può permettersi il lusso di rinunciare a Paolo Maldini? “Quello è stato un colpo di mano fatto da questo nuovo proprietario -ha affermato Teocoli-. Io invidio gli spagnoli, che son pieni di stranieri, ma l’identità spagnola, il gioco spagnolo, il modo di pensare spagnolo, è sempre vincente comunque. Noi siamo un po’ più indietro, siamo più periferici, prendiamo perché dicono che è bravo e fa i gol, o è infortunato ma quando guarirà ce la farà vedere, invece non è così. L’unico italiano rimasto è il povero Calabria, che corre come un pazzo, è riuscito a limitare Mbappè, raddoppia, secondo me da anni l’anima della squadra è lui che fino a qualche anno fa era un buonissimo terzino…
Paolo Maldini, che conosco personalmente e anzi un giorno, il giorno brutto in cui Cesare ce ne andò, accarezzandomi la schiena mi disse “Teo stai tranquillo, tu sei uno di famiglia”. Per me è stata una cosa bellissima che mi ha detto, io volevo bene a Cesare anche se poi l’ho preso un po’ in giro. Paolo è milanista dalla punta dei capelli alla punta dei piedi, come è milanista suo figlio, come è milanista l’altro figlio che gioca a calcio con leggerezza e evidentemente non ha il talento di Daniel… Paolo è indispensabile, perché Paolo è il Milan. Avrebbe potuto essere anche il Picinin (Franco Baresi), ma solo che il Picinin è poco chiacchierone, è uno tranquillo, ma Paolo ha tutto per diventare anche il presidente del Milan. È amatissimo da tutti, ha combattuto anche con quella frangia che lo contestò, si arrabbiò moltissimo con Galliani perché nessuno dei dirigenti di allora lo difese, però il suo amore per la squadra è sempre rimasto.
Per me, via Maldini, io il Milan lo guardo perché sono milanista e lo guardo da tutta la vita, ma non lo guardo con ansia, affetto, disperazione, gioia, lo guardo. Non so neanche chi sono quelli che giocano… Pure techecheteche (De Ketelaere) lo hanno venduto, non ha mai giocato, ma lì di chi è la colpa? Il giocatore era buono. Lui è stato accusato di non aver fatto uan campagna acquisti all’altezza del club, ma evidentemente il giocatore non ha legato con i compagni, non era il giocatore che si vedeva in Belgio, non ha quagliato insomma, ma è costato 30 milioni ed era consideratissimo. Va all’Atalanta e gioca, segna, si dà da fare: è un uomo di squadra. Abbiamo vinto uno scudetto grazie a Maldini e Massara, do il merito anche a Ibrahimovic che era in panchina, in un modo o nell’altro vuoi dimostrargli che sai giocare”.