La storia di Yana Malayko somiglia a quella di tante ragazze che negli ultimi anni hanno trovato la morte per mano degli ex fidanzati. È iniziata a Castiglione dello Stiviere, nel Mantovano, lo scorso gennaio; si chiuderà solo quando il suo assassino, Dumitru Stratan, sarà condannato per averla uccisa. A breve si aprirà il processo a suo carico. L’accusa – rigettando la versione dei fatti della difesa – chiederà ai giudici di riconoscergli il massimo della pena, l’ergastolo.

La storia di Yana Malayko, dalla scomparsa al ritrovamento del corpo

Yana Malayko aveva 23 anni quando, lo scorso 20 gennaio, fu uccisa per “gelosia” dall’ex fidanzato Dumitru Stratan al culmine di una lite. Di origine ucraina, viveva a Castiglione dello Stiviere, in provincia di Mantova, nello stesso palazzo in cui si trovava il bar in cui lavorava, l’Event Coffee, insieme alla titolare del locale, la sorella del ragazzo con cui da poco si era lasciata.

In quell’appartamento era tornata anche la sera in cui sarebbe morta: aveva da poco staccato dal lavoro, quando, rincasando, si era imbattuta nell’ex, entrato con la scusa di riportarle il cane di cui insieme di prendevano cura, Bulka, ché stava male. Stando ai risultati dell’autopsia, il giovane, di origine moldava, l’avrebbe prima colpita con una spranga di metallo e poi strangolata, a mani nude, nella sua camera da letto.

Sarebbe stato arrestato due giorni dopo la denuncia di scomparsa presentata dal padre della ragazza, che vive in Toscana. Ad incastrarlo, le immagini di alcune telecamere di sorveglianza installate nei pressi dello stabile in cui la 23enne era in affitto, che lo avevano catturato mentre caricava sulla sua auto un grande trolley nero.

Lo stesso in cui il corpo di Yana sarebbe stato ritrovato – dopo lunghe ricerche (e senza l’aiuto del fermato) – all’inizio di febbraio, nascosto tra i rovi di una zona di campagna al confine con la provincia di Brescia, alla mercé degli animali e delle intemperie. Dumitru ce lo avrebbe messo dopo aver provato a strozzarla, impedendole di respirare.

Sul suo corpo sono stati trovati diversi segni da contatto forzato con gli spigoli del borsone, evidentemente troppo piccolo per contenerla.

L’arresto di Dumitru Stratan, ora a processo per omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere

Secondo gli inquirenti il 33enne avrebbe ucciso l’ex perché incapace di accettare la fine della loro relazione.

La pedinava, le diceva che l’avrebbe uccisa se lei fosse uscita con un altro ragazzo che lui conosceva,

aveva raccontato l’attuale fidanzato della giovane. E aveva aggiunto:

Yana era sicura che lui la seguisse. Dumitru le aveva detto che poteva geolocalizzare il cellulare per scoprire ogni suo movimento e infatti vedevo Yana che spegneva e riaccendeva il telefonino nella speranza di eludere il controllo.

La 23enne sognava di diventare una cantante: lasciando Dumitru aveva sperato di costruirsi un futuro migliore, più sereno. L’ex invece aveva trovato il modo di continuare a farle sentire la sua ingombrante presenza, fino al gesto estremo.

Con la chiusura delle indagini è stato rinviato a giudizio per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dal legame affettivo e per occultamento di cadavere, per aver nascosto il corpo della ragazza. L’udienza preliminare a suo carico si terrà il prossimo martedì, 21 novembre. Secondo l’accusa meriterebbe l’ergastolo.

La difesa punta invece a dimostrare che quando il 33enne uccise l’ex lo fece perché colto da un raptus, un istinto omicida, senza aver programmato nulla. Si portava ancora addosso gli strascichi di una disgrazia che gli era accaduta a 14 anni: il ritrovamento del corpo del padre, morto suicida.

Una versione dei fatti rinnegata dalla famiglia della vittima, che chiede ora giustizia e verità, oltre che una pena esemplare. Parlavamo del caso in questo articolo: Omicidio di Yana Malayko, l’ex fidanzato Dumitru Stratan confessa: “L’ho uccisa per errore”. I risultati dell’autopsia però lo smentiscono.