Julio Velasco è l’allenatore incaricato di ricostruire la squadra nazionale italiana di volley femminile. L’obiettivo di qualificarsi alle Olimpiadi è un traguardo imprescindibile e la Federazione ha deciso di affidarsi ad un tecnico, riconosciuto per le sue notevoli competenze e la sua capacità di gestione umana. L’ex campionessa di pallavolo Maurizia Cacciatori ha commentato la scelta della Federazione, intervenendo nella trasmissione “Gli Sportivi della Domenica“, condotta da Francesco Acchiardi e Arianna Galati su Radi Cusano Campus.
Nazionale italiana volley femminile, Maurizia Cacciatori su Velasco
“Ho avuto il privilegio, con tutte le mie compagne, di lavorare con Velasco per due anni in Nazionale, e devo dire che è una persona straordinaria -ha affermato Cacciatori-. È un tecnico attento, preciso. Devo essere sincera, non ha migliorato il nostro bagher o la nostra schiacciata, ha migliorato proprio il nostro modo di approcciarci al team, alla squadra, a collaborare. È un uomo incredibile e mi auguro che le nostre azzurre abbiano la consapevolezza di quale allenatore arriverà e di quanto potranno migliorare”
Con la situazione fragile della Nazionale femminile di oggi, quanto dovrà lavorare Velasco? “Sono convinta che il primo grande obiettivo sia capire che abbiamo un’Olimpiade e ancora non siamo qualificati. Dobbiamo avere chiaro questo: tutti devono voler essere a Parigi. Questa nazionale è una nazionale con un potenziale incredibile, a mio parere è tra le migliori nazionali che abbiamo avuto in tutti questi anni, e quindi tutto si resetta: le critiche, il doppio incarico, tutto quello che può non piacere e che io metto sempre da parte.
Dobbiamo capire il bene della nostra Nazionale, e il bene è vederle alle Olimpiadi. Sarebbe un suicidio non vederle lì. Il fatto che in questi mesi siamo stati senza allenatore, perché se ci pensiamo bene Mazzanti non c’era più e non si sapeva chi sarebbe stato alla guida delle azzurre: è una cosa particolare, credo che non sia mai esistito a pochi mesi da un’Olimpiade non sapere qual è il tecnico. Credo sia già una notizia importante e positiva.
Julio ha grande esperienza, le nostre ragazze sono davvero molto talentuose e devono dimostrare di essere all’altezza di un allenatore così in gamba, poi tutto verrà in maniera naturale. Poi abbiamo questa maglia che… io ho giocato per tanti anni, è una maglia nobile, non bisogna mai dimenticare che quando la indossi la devi onorare sempre”.
La gestione del gruppo di Velasco
Rientri di alcuni giocatrici come Chirichella e Egonu, sarà rottura totale col passato e con Mazzanti? “In questo momento credo non sia la priorità: arriverà chi merita di esserci. Julio sarà molto attento e ogni giocatrice, da quello che abbiamo capito, deve essere pronta per essere candidata, per essere in forma, per essere, io dico, degna di indossare quella maglia. È molto stimolante per chi non era all’Europeo e per quelli che si aspettavano di esserci. Chi ci sarà lo sceglie l’allenatore, il tecnico, ma l’obiettivo è molto vicino e bisogna essere pronte”.
L’oro olimpico manca a Velasco, riuscirà a vincerlo? “L’oro per il volley, parlo di Olimpiadi, è sempre stato un grandissimo tabù. Per scaramanzia gli sportivi non si lanciano troppo perché porta sfiga, ma sia il maschile sia il femminile hanno due realtà incredibili: tanti tecnici lavorano all’estero perché sono proprio considerati tra i migliori al mondo, e il campionato, sia maschile sia femminile, è molto elevato. Questo dà uno specchio di quanto noi lavoriamo bene, quanto la federazione lavori bene con i propri club e con la Lega Pallavolo per far crescere questo movimento. Ci si aspetta sempre tanto, fino a adesso non siamo riusciti a portare a casa questo benedetto oro, ma io sono ottimista, c’è sempre tempo per migliorare”.
In una grande competizione come l’Olimpiade, si allena più la parte atletica o la parte mentale, arrivati lì? “Questa è una bella domanda: la parte atletica non puoi mai non allenarla, è quella mentale che in un’Olimpiade ha una velocità più elevata. Non è la Champions, non è un Mondiale, è un’Olimpiade. Quando l’ho giocata io ho sottovalutato tutta quella pressione ed emozione, e la parte mentale va allenata. Le nostre Azzurre hanno giocato diverse olimpiadi, non sono dilettanti allo sbaraglio. Non è soltanto una preparazione tecnica, di team, di chi scenderà in campo, ma è anche molto a livello mentale: sapere che quest’estate ci sarà un’Olimpiade, ognuno ogni giorno deve ricordarselo”.
Sui diversi approcci degli allenatori e degli atleti agli eventi: “Ci sono allenatori che hanno strategie differenti, ognuno ha il suo modo di interpretare l’avvicinamento alla gara o all’evento in maniera differente. Ho avuto allenatori che ci caricavano anche fino all’ultimo secondo, allenatori silenziosi, ognuno ha la propria personalità. Quello che non deve mai cambiare è la consapevolezza di quello che stai facendo, ma è scontata, non c’è nessun atleta che arriva all’Olimpiade pensando di andare in vacanza o a fare shopping”.
E com’è Velasco in questi eventi? “Velasco mentalmente è un uomo che ha una marcia in più. È anche uno straordinario speaker per le aziende, un motivatore, un uomo molto intelligente e di grandissima cultura. È una persona che ti insegna veramente tanto: deve saper sfruttare tutto quello che lui porterà, e credo che sarà un bel banco di prova perché sono tanti anni che non allena la Nazionale Femminile. Ma è un uomo molto coraggioso, un uomo molto innovativo, che ha tante idee, sarà uno stimolo anche per lui”.
Gli esordi di Maurizia Cacciatori
Quando ti hanno convocata in Nazionale per la prima volta, cosa hai provato? “Paura -ha affermato la Cacciatori-. Paura perché pensi sempre di non essere all’altezza. Ero molto giovane, e quindi paura di sbagliare, paura di non farcela, paura di non essere all’altezza della maglia.. .ma sono emozioni giuste, a mio avviso, perché non è una maglia comune. Rappresenti il tuo paese, la sua cultura, rappresenti tanto e va sempre ricordato. Per questo io dico che è un valore aggiunto avere Julio Velasco. La prima volta ero terrorizzata, pensavo chissà quanti errori farò, vedevo il pallone enorme e il cuore che ti batte forte, ed è normale, anche perché ero molto molto giovane”.