Non sempre i finanziamenti sono onerosi, c’è una categoria conosciuta come finanziamenti infruttiferi: scopriamo cosa sono e come funzionano.
I finanziamenti infruttiferi sono una particolare categoria di prestiti tra soggetti privati che si conoscono: familiari, parenti ed amici. Si chiamano infruttiferi proprio perché non prevedono l’applicazione di alcun tasso di interesse. Se un amico presta 2mila euro, è necessario rimborsare solo duemila euro, senza alcuna maggioranza che determini un guadagno per il soggetto finanziatore.
Scopriamo in questa guida cosa sono, quali sono le caratteristiche e come funzionano i finanziamenti infruttiferi.
Finanziamenti infruttiferi: cosa sono?
I finanziamenti infruttiferi o prestiti infruttiferi sono una particolare categoria di finanziamenti non “a titolo oneroso”. I prestiti infruttiferi non prevedono l’applicazione di alcun corrispettivo rappresentato dal guadagno che il finanziatore ricava dal capitale prestato.
Banche e società finanziarie non erogano i finanziamenti infruttiferi dato che questi intermediari offrono prestiti e mutui onerosi e ricavano un guadagno rappresentato dagli interessi. I prestiti erogati dalle banche e dagli intermediari finanziari sono fruttiferi: ciò significa che oltre alla restituzione del capitale è necessario rimborsare gli interessi. I finanziamenti sono infruttiferi nei rapporti tra i soggetti privati, ovvero tra familiari, amici e parenti.
La normativa codicistica prevede che i prestiti siano sempre fruttiferi, di conseguenza, è necessario esplicitare sul contratto di finanziamento che il prestito non produca alcun frutto. Se nulla viene esplicitato nel contratto significa che il prestito è fruttifero.
Finanziamento infruttifero deve essere scritto?
I finanziamenti infruttiferi tra amici, parenti e familiari sono stipulati verbalmente. La scrittura privata potrebbe costituire la prova scritta del credito: in caso di mancata restituzione del denaro, è possibile rivolgersi ad un Giudice e richiedere un decreto ingiuntivo.
La redazione di un contratto di prestito tra privati consente di superare le contestazioni sollevate dall’Agenzia delle Entrate. Il Fisco potrebbe rilevare la presenza di una somma di denaro ricevuta per un’attività lavorativa e potrebbe richiedere il pagamento delle tasse. Una scrittura privata consente di vincere tale presunzione.
Finanziamenti infruttiferi: come farli?
Finanziatore e finanziato devono stipulare una scrittura privata, la quale deve contenere l’importo oggetto di finanziamento infruttifero, i nomi di chi presta e di chi riceve il denaro, la modalità di rimborso, la durata del rimborso e la dicitura che si tratta di un prestito infruttifero. Se l’importo oggetto di finanziamento è consistente, è bene registrare la scrittura privata presso l’Agenzia delle Entrate.
Vengono applicate due imposte: l’imposta di registro pari al 3% della somma prestata e l’imposta di bollo pari a 16 euro. Nel caso in cui il trasferimento della somma e la restituzione avvenga tramite bonifico, è necessario specificare nella causale che si tratta di un finanziamento infruttifero.
Finanziamenti infruttiferi: come si possono recuperare?
Dopo aver tentato una soluzione bonaria, è necessario adire il Tribunale per recuperare la somma prestata a titolo di finanziamento infruttifero. Se si ha sottoscritto una scrittura privata è possibile richiedere al Giudice un decreto ingiuntivo, che va notificato al debitore, concedendogli quaranta giorni di tempo per adempiere o per rifiutare.
Nel caso in cui si sia sprovvisti di una prova scritta sarà necessario procedere con una regolare causa civile. Nonostante la condanna del Giudice il debitore non dovesse pagare, si procede con il pignoramento dei beni.