Per i contribuenti titolari di Partita Iva, ci sono alcune novità: previsto il nuovo concordato preventivo biennale per definire in anticipo le imposte da pagare, ma come funziona e quando conviene davvero?
La decisione di aderire al concordato preventivo può incidere sulla pianificazione fiscale e sul rischio di ricevere controlli. Si tratta di una scelta che assicura al contribuente la possibilità di definire in anticipo le imposte da pagare.
Conviene davvero aderire? Quando conviene? Nel testo, andremo ad esaminare quali sono i benefici legati al reddito e alla protezione da accertamenti fiscali.
Prima ancora, però, andiamo a spiegare cos’è il concordato preventivo biennale e come funziona.
Cos’è e come funziona il concordato preventivo biennale
Il concordato preventivo biennale è un accordo preventivo che viene stipulato tra i lavoratori autonomi e l’Agenzia delle entrate, al fine di stabilire in anticipo il reddito imponibile per i due anni successivi.
Entro il 15 marzo di ogni anno, l’Agenzia delle entrate metterà a disposizione dei contribuenti i programmi per acquisire i dati utili all’elaborazione della proposta di concordato.
I contribuenti potranno aderire alla proposta entro la scadenza per il versamento di saldo e il primo acconto delle imposte sui redditi.
Il sistema serve a fornire ai contribuenti certezze sulle imposte da pagare. A chi è rivolto? Il concordato preventivo biennale è rivolto, principalmente, ai lavoratori autonomi e ai professionisti, che dimostrano affidabilità fiscale attraverso gli Isa. Possono aderire anche i contribuenti in regime forfettario, con ricavi fino a 85.000 euro.
Quali sono i vantaggi sul reddito? Ecco quando conviene
L’adesione al concordato preventivo biennale consente di definire il reddito imponibile, preventivamente. Il contribuente potrebbe avere un grosso vantaggio economico, nel caso in cui il reddito concordato con il Fisco sia inferiore a quello effettivamente realizzato.
Ciò potrebbe diventare particolarmente utile qualora l’andamento dell’attività sia migliore alle previsioni. Inoltre, aderendo al concordato biennale il contribuente beneficia anche di una semplificazione burocratica, di esclusione dagli accertamenti fiscali ordinari e limiti più elevati per le compensazioni e i rimborsi. Infatti, il concordato preventivo biennale esclude la possibilità di controlli analitici o presuntivi che potrebbero mettere in discussione il reddito dichiarato.
Il concordato, infatti, è stato pensato e ideato per incentivare l’affidabilità e virare verso un approccio fiscale più preventivo e cooperativo.
Cosa rischia il contribuente che aderisce al concordato?
Se, fino ad ora, abbiamo parlato del concordato preventivo biennale in termini di vantaggio, non ci resta che occuparci anche della controparte, ovvero dei rischi che, eventualmente, corre il contribuente che vi aderisce.
Bisogna tener presente che l’adesione comporta l’impegno a mantenere i redditi concordati. Quindi, un mancato raggiungimento delle soglie non si traduce in una riduzione proporzionale delle imposte da pagare. Il contribuente sarà tenuto a pagare più imposte di quanto ne avrebbe altrimenti versato.
C’è anche un altro aspetto da tenere bene in considerazione. Il sistema prevede l’uscita solo in caso si verifichi una riduzione significativa del reddito dovuta a circostanze gravi o eccezionali.
Ecco i casi in cui decade il concordato preventivo
Al verificarsi di alcune particolari circostanze, il concordato cessa o decade. Quali sono i casi di cessione? La cessione del concordato preventivo sarà immediata se, nel periodo d’imposta, si verifica una delle seguenti condizioni:
- Il contribuente cessa l’attività;
- Il contribuente modifica l’attività svolta nel corso del biennio rispetto a quella esercitata nel periodo d’imposta che lo precede.
Invece, il concordato decade se, a seguito di accertamenti, risultano attività non dichiarate oppure l’inesistenza o l’indeducibilità di passività dichiarate superiori al 30% dei ricavi.
Inoltre, il concordato decade anche a seguito di modifiche integrazioni della dichiarazione dei redditi comportanti una quantificazione diversa dei redditi o del valore di produzione netta rispetto ai quali è avvenuta l’accettazione della proposta di concordato.
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