Nonostante il passare degli anni, la Terra dei Fuochi continua ad essere un problema tutt’altro che risolto, tra sostanze tossiche e rifiuti abbandonati sia a cielo aperto che interrati. Una duplice malattia che ha colpito e continua a distruggere quotidianamente l’ambiente e le persone del posto. Numerose sono le patologie che gli abitanti della zona hanno sviluppato nel corso degli anni: tumori al seno, leucemie, malformazioni, asma, infertilità e decessi di adulti, adolescenti e bambini.
Tra le cause delle morti i fumi cancerogini causati dai roghi dei rifiuti e gli alimenti coltivati nelle aree a rischio e consumati da alcune famiglie.
In merito alla situazione nella Terra dei Fuochi, Tag24 ha intervistato il dott. Domenico Airoma, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Avellino ed ex sostituto procuratore presso la Procura della Repubblica di Napoli.
Chi c’è dietro alla Terra dei fuochi? Intervista al Procuratore della Repubblica di Avellino, Domenico Airoma
D. Tag sta portando avanti un’inchiesta sulla Terra dei fuochi, le associazioni che si battono contro il fenomeno denunciano la mancanza di interesse e intenzione di risolvere il problema da parte dello Stato. Perché il fenomeno non viene affrontato? Si può risolvere secondo lei?
R. Ogni fenomeno umano si può risolvere se gli uomini decidono di affrontarlo e risolverlo. Certo ci sono fenomeni più semplici ed altri più complessi. Quello che ha contraddistinto purtroppo quella che ahimè viene designata come “Terra dei Fuochi” ha visto la concomitanza di più fattori casuali. C’è innanzitutto un patto scellerato tra un’impresa malata che voleva liberarsi di rifiuti tossici, non soltanto delle nostre parti, ma anche di altre parti d’Italia. Il Clan dei Casalesi ha intuito il business e ha offerto un servizio “chiavi in mano”. Però attenzione, questo che certamente fotografa una parte importante del fenomeno, non deve far dimenticare altri aspetti. Il primo: evidentemente se la Camorra ha interrato rifiuti, sicuramente questo interramento è avvenuto con la compiacenza di tanti che hanno lucrato mettendo a disposizione i terreni, fondi. Tutto questo è avvenuto alla luce del giorno, c’è stata una esplicita complicità come alcune testimonianze giudiziarie hanno confermato. Certamente le pubbliche istituzioni non hanno fatto il loro dovere. E quando parlo di questo argomento parlo di istituzioni politiche, amministrative e chi è contrastato a reprimere certi fenomeni. Noi abbiamo questo ventaglio di concause che ha causato una devastazione terribile, è stato fatto un lavoro con il comune di Napoli Nord e l’Istituto Superiore di Sanità che purtroppo ha dato risultati molto preoccupanti e il giudice ha stabilito che in quell’area si registra un’incidenza di alcune patologie tumorali sensibilmente superiori rispetto ad altre parti dell’Italia. Quello che noi facciamo di cattivo all’ambiente, l’ambiente ce lo restituisce.
D. Lei ha definito la “Terra dei Fuochi” la “Terra dei ciechi” può spiegarci meglio questa sua dichiarazione?
R. Tutte queste condotte sono state fatte alla luce del sole, non è che il camorrista è sceso con la navicella spaziale da Marte con i rifiuti e li hanno interrati lì. Hanno avuto bisogno di tempo, di collaborazione, strumenti e allora mi chiedo: tutti quanti gli altri dov’erano in quel momento? E non voglio fare di tutta l’erba un fascio dato che la comunità sta reagendo, ma qualcuno si è sempre voltato dall’altra parte. Veda, diceva Giovanni Falcone che “la mafia non è un cancro proliferato per caso su un tessuto sociale sano, se attecchisce un certo tessuto sociale significa che quel tessuto è malato”. Se è malato allora bisogna fare una corretta diagnosi anziché farlo morire, e chiaramente pensare alla terapia più opportuna.
La criminalità nei quartieri popolari
D. Per quanto concerne Tor Bella Monaca, San Basilio e il Quartiere Zen a Palermo, che prospettive di miglioramento vede? Da dove si può partire per risolvere al meglio le attuali problematiche?
R. Come c’è stata una concomitanza di fattori casuali negativi, occorre mettere in moto più fattori casuali, non si può solamente pensare che sia un problema di repressione, e qui introduco un tema molto importante, ovvero quelle delle bonifiche. Se non si mette in mano alle bonifiche, non si recupera quella determinata realtà, come nel caso delle strutture occupate. Se le comunità vivino in un contesto pulito e ordinato saranno portate a mantenere quella zona nella stessa medesima modalità.