A prendere la parola a proposito del caso della piccola Indi sono le associazioni Pro Vita, in particolare Pro vita e Famiglia Onlus, che definisce una “sconfitta per l’umanità” la decisione dei giudici inglesi. Non manca il ringraziamento al governo italiano per aver fatto tutto il possibile per tentare di salvare la bambina, offrendo cure palliative per una bambina che il “servizio sanitario britannico e la magistratura britannica ha considerato indegna di vivere“.

“La decisione dei giudici inglesi di procedere alla sospensione dei sostegni vitali per la piccola Indi nonostante la possibilità dell’ospedale Bambino Gesù di Roma di assicurarle le migliori terapie palliative e nonostante il conferimento della cittadinanza italiana, sono una sconfitta per l’umanità, per la medicina, per la scienza e per la civiltà occidentale. La decisione è stata presa sulla base di parametri di dignità della vita totalmente eutanasici che ci fanno ripiombare nei periodi più bui della nostra storia recente.

Le associazioni Pro Vita sul caso Indi: “Si unisce alla schiera di piccoli bambini inglesi considerati indegni di vivere”

L’associazione italiana, inoltre, prosegue nello stilare la lista di altri casi tristemente celebri che si sono conclusi con il medesimo epilogo. Come chiusura finale, propone la firma di un bilaterale con il Regno Unito per far sì che non si verifichino più casi come questi.

“Una bambina oggi morirà per soffocamento non a causa della sua malattia ma perché un giudice ha impedito ai suoi genitori di aiutarla a respirare. Indi Gregory si unisce a Charlie Gard, Alfie Evans e Isaiah Haastrup nella schiera di piccoli bambini inglesi che il servizio sanitario britannico e la magistratura britannica hanno considerato indegni di vivere nonostante la possibilità effettiva delle migliori cure palliative e dell’amore dei loro genitori.

Ringraziando il governo italiano per tutto ciò che ha fatto per provare a salvare la vita della piccola Indi, auspichiamo la promozione in tempi brevi di un accordo politico istituzionale bilaterale tra Italia e Regno Unito che permetta in futuro ai genitori che lo vogliano di portare i loro figli malati a essere curati in Italia per evitare vicende simili a questa.”

I casi precedenti: Charlie Gard aveva infiammato l’opinione pubblica inglese

Il caso della piccola Indi non è il primo a popolare le prime pagine dei quotidiani britannici e non solo. Tra i più conosciuti c’è attorno al piccolo Charlie Gard: anche in quel caso i giudici ed i medici imposero lo stop delle cure al bambino, perché affetto da patologia rara, mortale e senza cura.