La sicurezza dei dati è un problema di lunga data, online. Non a caso le autorità nazionali e sovranazionali, a partire dall’Unione Europea, hanno dato vita nel corso degli ultimi anni ad una lunga serie di normative in materia.
Un problema che proprio le criptovalute hanno affrontato sin dalla prima fase della propria esistenza. Basta in effetti ricordare come Satoshi Nakamoto, nel suo white paper in cui riepilogava le prerogative di Bitcoin, indicava nella privacy uno degli obiettivi da perseguire.
Tra i tanti progetti crypto che, dal canto loro, hanno deciso di provare a dare una risposta a questa esigenza c’è anche MobileCoin, che proprio per questo motivo viene spesso indicato in termini di privacy coin.
MobileCoin: cos’è e cosa si propone
MobileCoin è una criptovaluta che si propone di dare risposte su problemi come la riservatezza delle transazioni, la loro velocità e convenienza, la facilità d’uso e il rispetto per l’ambiente. Per riuscire a conseguire obiettivi così ambiziosi, mette in campo una lunga serie di strumenti tecnologici tali da farne un progetto estremamente avanzato.
L’azienda ha fatto il suo debutto nel corso del 2017, sotto l’impulso di Joshua Goldbard e Shane Glynn, ponendo la sua base a San Francisco, in California. Proprio loro hanno configurato sin dall’inizio MobileCoin alla stregua di una piattaforma di messaggistica crittografata end-to-end, all’interno della quale possono avvenire pagamenti sicuri, in ogni parte del mondo.
Il sistema è sviluppato in maniera tale che le app di messaggistica possano integrarsi con il portafoglio MobileCoin, che a sua volta può essere collegato con estrema facilità allo smartphone o al desktop. In tal modo i fruitori sono in grado di usare i token MOB, monitorare i saldi e visualizzare la cronologia delle operazioni.
Come funziona MobileCoin?
Come abbiamo visto, quindi, MobileCoin si propone come messaggistica end-to-end in cui le comunicazioni sono criptate. Per riuscire a conseguire i livelli di privacy promessi, il sistema utilizza il protocollo CryptoNote e la Zero Knowledge Proof.
Questi meccanismi sono già noti agli esperti per la loro capacità di nascondere gli estremi di una transazione, impedendo in pratica di capire chi siano il mittente e il destinatario. Sono infatti tipici di Monero, la più nota privacy coin, da tempo attenzionata dalle autorità di vigilanza monetaria di ogni parte del mondo. XRM, infatti, è accusato di essere uno strumento dell’economia criminale, come dimostrerebbe il suo utilizzo all’interno del Dark Web.
Se la privacy è affidata ai meccanismi tipici di Monero, riscritti col linguaggio di programmazione Rust, il tema del consenso è invece affrontato utilizzando quelli derivanti da Stellar. In particolare viene utilizzato il Proof-of-Stake, che riesce a conferire al sistema grande velocità per l’elaborazione delle transazioni. Le stesse sono convalidate nelle enclavi sicure SGX e si basano sulla crittografia a curva ellittica.
Gli utenti, a loro volta, vengono dotati di un wallet, il quale può essere facilmente gestito tramite desktop o dispositivo mobile. In caso di problemi i portafogli possono essere facilmente ripristinati tramite una chiave privata, ovvero un PIN fornito in avvio.
Le prospettive per il futuro
MobileCoin si trova al momento al 271° posto della classifica crypto. Una posizione che, però, non corrisponde alla sua effettiva notorietà. Il progetto è infatti riuscito a farsi conoscere al di fuori di una ristretta cerchia di specialisti, proprio grazie alle sue caratteristiche tecnologiche e all’ambizioso piano che lo caratterizza.
Paradossalmente, però, proprio il fatto di essere ricondotto nel recinto delle privacy coin gli ha sinora impedito il decollo. Considerata la funzione che si propone di assumere, quella di una app di messaggistica adatta ai pagamenti, la stessa che Elon Musk prefigura per X, ex Twitter, non stupirebbe assolutamente una sua crescita nell’immediato futuro. Soprattutto se il settore dell’innovazione finanziaria dovesse tornare a ruggire.