I Btp sono Buoni del Tesoro Poliennali a medio-lungo termine che vengono emessi dal Tesoro: scopriamo quali sono le tasse da applicare e come calcolarle.

I Buoni del Tesoro Poliennale prevedono l’applicazione di un interesse cedolare e di una plusvalenza alla scadenza del contratto. Scopriamo in questa guida a quanto ammontano le tasse dei Buoni del Tesoro Poliennali e come inserirli nella dichiarazione reddituale.

Facciamo chiarezza e scopriamo a quanto ammonta l’aliquota tassativa applicabile sui Buoni del Tesoro Poliennali (Btp).  

Tasse sui Btp: quali sono?

Per comprendere quali sono le tasse che vengono applicate ai Btp, è necessario analizzare le caratteristiche dei titoli obbligazionari emessi dal Tesoro per raccogliere liquidità e finanziare le attività. Una volta acquistata ed investita una certa quantità di denaro in cambio è possibile ottenere: interesse attivo stabilito dalla cedola, garanzia sul capitale investito e capital gain, ovvero rendimento ottenuto dalla restituzione del capitale.

Una volta investiti i soldi sui Btp si genera un reddito imponibile, il quale è soggetto a tassazione. È necessario distinguere tra redditi diversi e redditi da capitale. I primi sono una plusvalenza ottenuta alla scadenza del titolo obbligazionario, mentre i secondi sono correlati alla detenzione del buono poliennale. Le tasse sui Btp cambiano a seconda che si effettui l’operazione di investimento come investitore privato e come impresa.

Tasse sui Btp: la tassazione cedolare del buono

Un interessante beneficio derivante dall’investimento in Btp è l’applicazione di un interesse attivo: ogni semestre si ottiene il pagamento della cedola, che viene computata in base al capitale versato ed all’ammontare degli interessi maturati nel corso del tempo.

Gli eventuali profitti collegati alle cedole obbligazionarie ed ai proventi societari rientrano tra le attività dei redditi da capitale, i quali sono soggetti ad imposta sostitutiva pari al 26% (cfr. articolo 44 TUIR). Chi acquista i Btp ha la possibilità di beneficiare di un’aliquota ridotta pari al 12,5%.

Tasse sui Btp: cosa succede quando si genera una plusvalenza?

Si genera una plusvalenza con una vendita prima della scadenza o nel momento in cui il titolo obbligazionario scade. Il capital gain si determina sulla differenza che intercorre tra il costo di investimento iniziale ed il prezzo di vendita. I rendimenti spettanti variano a seconda dei tassi d’interesse.

Nel corso degli ultimissimi mesi abbiamo assistito ad una vera e propria corsa all’acquisto dei buoni del tesoro poliennali grazie alle politiche monetarie implementate dalla BCE per ridurre l’inflazione. L’aumento dei tassi ha incrementato i rendimenti dei bond statali italiani ed esteri. La plusvalenza generata rientra tra i redditi diversi: l’aliquota fiscale che viene applicata è pari al 12,5 percento.

Tasse sui Btp: dove inserire le plusvalenze nella dichiarazione dei redditi?

Essendo un’attività di natura finanziaria sottoposta a ritenuta alla fonte, i Btp non devono essere inseriti nella dichiarazione dei redditi. L’acquisto dei buoni è consentito solo tramite intermediari autorizzati, che fungono da sostituti d’imposta. Pertanto, viene applicata la tassazione alla fonte sul guadagno realizzato.