La guerra continua a infuriare in Medio Oriente, con Israele impegnato su più fronti, dalla Striscia di Gaza, dove l’ospedale Shifa è posto sotto assedio poiché ritenuto covo del capo locale di Hamas, ai rapporti internazionali. Il premier Netanyahu ha avuto un duro scambio con il presidente francese Macron e, allo stesso tempo, ha deciso di reprimere il dissenso che da giorni imperversa all’interno dei confini dello Stato di Israele, con la polizia che ha attaccato la sede del partito Hadash.
Guerra in Israele, black-out all’ospedale Shifa a Gaza City ritenuto il nascondiglio di un leader di Hamas
Si continua a combattere nella Striscia di Gaza, con il cessate il fuoco che appare sempre più lontano. Il massimo che la diplomazia internazionale è riuscita a ottenere sono, infatti, le ‘pause umanitarie’ di quattro ore al giorno per consentire la fuga da Gaza dei civili palestinesi.
Per il resto della giornata è guerra, con il suo corollario di bombe, razzi, morte e sofferenza.
Il centro nevralgico degli scontri è diventato, nelle ultime ore, l’ospedale Shifa di Gaza City, assediato dai militari israeliani e colpito nella notte di ieri, 10 novembre 2023, da un black-out che rende difficili le operazioni dei sanitari.
Il nosocomio è ritenuto dall’Intelligence israeliana il covo in cui si nasconde Yahya Sinwar, capo di Hamas a Gaza, ritenuto il principale responsabile dell’attacco del 7 ottobre. Di conseguenza, proprio intorno alla struttura sarebbero attualmente in corso scontri tra l’esercito di Netnyahu e i miliziani del Movimento di Resistenza Islamica.
Macron a Netanyahu: “Nessuna giustificazione per i bombardamenti”. La replica: “Sofferenze a Gaza colpa di Hamas”
Intanto, il premier israeliano combatte parallelamente una sua personale battaglia, divisa su due fronti: quello internazionale e quello interno, mentre non si sblocca la situazione ostaggi, con uno scambio di prigionieri recentemente smentito proprio da Israele.
Sul piano dei rapporti con le democrazie occidentali, che guardano con sempre più preoccupazione alla situazione a Gaza, il leader israeliano ha dovuto fare i conti con le critiche arrivate dal suo omologo francese Emmanuel Macron.
In un’intervista al Palazzo dell’Eliseo, Macron ha chiesto esplicitamente il cessate il fuoco a Gaza, sottolineando come non ci sia “alcuna giustificazione” per i bombardamenti.
Il presidente francese ha condannato gli attacchi terroristici di Hamas ma questo non gli ha risparmiato la pronta replica di Netanyahu, riportata dal quotidiano israeliano Haaretz.
“La responsabilità delle sofferenze dei civili è di Hamas-Isis e non di Israele. Israele è entrato in questa guerra perché un’organizzazione terroristica ha ucciso in modo brutale centinaia di israeliani e ne ha rapiti oltre 200. Mentre Israele fa tutto il possibile per evitare di colpire i civili e li invita a lasciare le aree in cui si combatte, Hamas-Isis fa di tutto per impedire loro di partire per zone sicure usandoli come scudi umani”.
In conclusione, Netanyahu ha voluto ricordare a Macron come, dal suo punto di vista, Israele stia combattendo a Gaza non solo per proteggere se stesso ma anche il resto del mondo dal terrorismo islamico.
“I crimini che Hamas-Isis commette oggi a Gaza saranno ripetuti domani a Parigi, New York e in ogni altra parte del mondo. I leader mondiali devono condannare Hamas-Isis e non Israele”.
Guerra Israele, scontro su Twitter tra USA e ambasciata israeliana
In una simile crisi internazionale, anche i social network diventano inevitabilmente terreno di scontro. Ne è la prova lo ‘scambio’ acceso tra l’Ufficio USA per gli affari palestinesi e l’ambasciata americana di Israele, avvenuto nelle ultime ore.
In un post su Twitter, l’ufficio del Dipartimento di Stato americano denunciava l’attacco israeliano all’abitazione di una famiglia di Gaza, per colpire uno dei suoi membri, vicino ad Hamas.
“Il governo di Israele ha distrutto la casa di una famiglia palestinese in risposta alle azioni del loro figlio tredicenne. Non è giusto che un’intera famiglia perda la casa a causa della azioni di un individuo”.
The Government of Israel has demolished the home of a Palestinian family in response to the actions of their 13-year-old child. An entire family should not lose their home because of the actions of one individual.
— U.S. Office of Palestinian Affairs (@USPalAffairs) November 10, 2023
Immediata è arrivata la risposta dell’ambasciata israeliana, che ha ricordato i crimini di cui il “terrorista” si era macchiato, tra cui l’uccisione di un militare israeliano.
“Il contesto aiuta a capire: il tredicenne è un terrorista che ha assassinato un cittadino israeliano“.
Context is helpful: the "13-year-old" is a terrorist who murdered an Israeli citizen by stabbing him to death. https://t.co/Xc6HkVXjN4 pic.twitter.com/RhXNA4EURr
— Embassy of Israel to the USA | #IsraelUSA75 (@IsraelinUSA) November 10, 2023
Il ragazzo in questione dovrebbe essere Muhammad Zalbani, che lo scorso febbraio aveva pugnalato a morte un poliziotto mentre stava perquisendo l’autobus su cui era a bordo, a Gerusalemme Est.
Netanyahu reprime il dissenso interno: polizia nella sede del partito Hadash
Non meno complicata sembra essere la situazione per il premier israeliano all’interno dei confini di Israele.
Si fanno sempre più forti le voci di dissenso nei confronti della sua gestione della crisi, a partire dall’impreparazione dimostrata davanti all’attacco del 7 ottobre scorso e all’immobilismo sul fronte degli ostaggi rapiti da Hamas.
Dopo l’attacco dei giorni scorsi alla sua abitazione, Netanyahu ha deciso di reagire, con la polizia che ha fatto irruzione nella sede del partito ebraico-arabo Hadash, che porta avanti una politica di aperto contrasto alla guerra nella Striscia di Gaza.
Secondo quanto riportato in una nota di Hadash, ripresa dai media israeliani, gli agenti hanno distrutto alcuni manifesti e usato spray di vernice nera per imbrattare i muri della sezione di partito. La nota si chiude con una condanna delle azioni dei militari e del governo israeliano, promettendo una continuazione delle proteste contro il conflitto.
“La polizia di Ben Gvir (ministro della Sicurezza nazionale. Ndr) prosegue la persecuzione politica e cerca di intimidire e mettere a tacere l’opinione pubblica araba e degli altri che si oppongono alla guerra. Non cederemo a queste provocazioni e continueremo a guidare la lotta arabo-ebraica contro il fascismo, la guerra e la persecuzione“.