Anche Beldex si muove in quell’ambito particolare rappresentato dalle criptovalute che si propongono di garantire il massimo di riservatezza ai propri utenti. Un ambito il quale vede la presenza di un peso massimo come Monero e che continua ad essere visto con grandi sospetti dagli enti di vigilanza di mezzo mondo. L’accusa mossa a questo genere di asset virtuali è infatti quella di fungere da strumento per l’economia criminale. Un’accusa che per alcuni progetti sta pesando non poco. Beldex è uno di questi.
Cos’è Beldex e cosa si propone
Beldex è un progetto lanciato nel corso del 2018, con l’obiettivo di garantire grandi livelli di riservatezza nelle transazioni che ne prevedono l’impiego. Una privacy tale da sconfinare nel vero e proprio anonimato, che è del resto praticata anche dal gruppo degli sviluppatori, di cui si sa solo che è di stanza a Singapore.
Il token nativo della blockchain è BDX, che può essere utilizzato nell’ambito della compravendita di beni e servizi, oltre che per pagare le commissioni sulla rete Beldex. Le transazioni proposte sono per l’appunto rese non tracciabili, grazie all’utilizzo del protocollo CryptoNote, come i messaggi, a loro volta non collegabili.
A rendere possibile tutto ciò è il fatto che Cryptonote prevede una “contabilità pubblica” distribuita, la quale va a registrare le transazioni eseguite, ma senza rendere noti gli estremi, ovvero chi ha provveduto ad inviare e a ricevere le risorse impiegate. Se viene reso pubblico l’importo dell’operazione, a conoscere questi ultimi sono soltanto i diretti interessati.
Le firme ad anello, a loro volta, provvedono a bloccare l’immagine della chiave associata alla transazione, permettendo in tal modo che la transazione sia convalidata senza la chiave privata del mittente.
L’ecosistema creato in questo modo va a supportare applicazioni decentralizzate sicure riservate, tra cui spiccano BChat, BelNet, Beldex Browser e il bridge Beldex
Il vantaggio di Beldex: privacy più scalabilità
Occorre a questo punto sottolineare che le privacy coin sono in grado di incentivare la riservatezza, che però va a scapito della scalabilità. Beldex, al contrario, riesce a garantire anche buone prestazioni in termini di velocità.
Per farlo utilizza il meccanismo di consenso Proof-of-Stake, in cui ai complessi calcoli matematici del Proof-of-Work su cui era impostato inizialmente sostituisce il deposito dei token. Lo staking comporta consumi quasi irrilevanti e permette una maggiore decentralizzazione, oltre a costi più limitati in termini di commissioni. Anche se non sono pochi coloro che accusano la sua decentralizzazione di essere soltanto apparente.
Se al momento la rete è curata da minatori e masternode, nodi completi che memorizzano l’intera copia della blockchain, nel futuro saranno questi ultimi a prenderne il controllo integrale. In tal modo la blockchain di Beldex potrà restare al riparo da eventuali attacchi 51% e pericoli di doppia spesa.
Nel sistema congegnato dal gruppo di sviluppo, è prevista la presenza anche di un wallet desktop. Compatibile con Windows e Linux, il quale premette l’invio, la ricezione e la conservazione di BDX, oltre a poter essere collegato ai masternode.
Prospettive per il futuro
Beldex si affaccia al futuro con la naturale speranza di un maggior successo rispetto a quello ottenuto sinora. Il token, infatti, è attualmente al 232° posto nella classifica relativa alla capitalizzazione di mercato. Si tratta quindi di un progetto che non è riuscito a sfondare presso i trader alla ricerca di asset su cui far convergere i propri investimenti.
Anche nel suo caso sembra pesare il pregiudizio sulle privacy coin e la fama oscura che continua a gravare su di loro. Resta da capire se queste perplessità siano destinate ad essere fugate nel futuro o meno. Nella seconda ipotesi Beldex potrebbe restare una sorta di incompiuta, ovvero una realtà dotata di caratteristiche tecnologiche di rilievo, ma poco apprezzata dai mercati.