Una manifestazione per fermare quanto prima lo sterminio del popolo palestinese, oggi a Roma, a Piazza del Verano. Dal 7 ottobre la situazione è cambiata radicalmente sulla Striscia di Gaza, l’esercito israeliano ha sganciato 20 mila tonnellate di bombe, ovvero 1,5 volte la forza della bomba sganciata dall’esercito americano su Hiroshima.
Sono stati uccisi 10.000 palestinesi circa, una morte ogni 4 minuti, tra uomini, donne e bambini. Oltre i bombardamenti e gli orrori della guerra, ad uccidere la popolazione anche la mancanza di acqua potabile, numerose sono le persone che quotidianamente si abbeverano a fonti non potabili o avvelenate, con il rischio di contrarre malattie potenzialmente mortali se non curate nel minor tempo possibile.
Secondo riportato da UNICEF, la crisi idrica potrebbe eclissare il numero di vittime attuali e il rischio di morte per disidratazione potrebbe diventare una minaccia sempre maggiore.
Manifestazione pro Palestina del 10 novembre 2023, blindata piazza del Verano: cosa sta succedendo
Al momento sono presenti sul posto circa otto camionette della polizia e una quarantina di manifestanti, alcuni hanno con sé la bandiera palestinese, suddivisi tra chi la indossa e chi la sventola. Verso le 18:20 sono arrivati i rappresentati del partito comunista e di rifondazione e dalla cinquantina si è giunti al centinaio di persone.
Il corteo è partito da Piazzale Verano, vicino al cimitero, ed è terminato di fronte Piazza Aldo Moro, vicino l’Università La Sapienza di Roma.
L’appello dell’attivista e rappresentante dei giovani palestinesi a Roma: “Non esiste resistenza buona o cattiva, siamo un popolo che lotta per la libertà e per l’autodeterminazione”
Maya Issa durante la manifestazione pro Palestina ha denunciato l’operato di Israele, definendolo un genocidio sotto agli occhi di tutti e sollevando l’ipotesi di una bomba atomica su Gaza, come richiesto da alcuni ministri israeliani.
“Uccidete mio padre, resiste mio fratello, uccidete mia madre, resiste mio figlio. Questo è lo spirito dei palestinesi, ne uccidete uno, ne nasce un altro. Finché c’è un palestinese, quella terra si chiama Palestina. A partire dal 7 ottobre, Israele ha ucciso, faccio un po’ di numeri. 10821 palestinesi, di cui 243 nelle ultime ventiquattro ore, 4104 sono bambini, 192 operatori sanitari e 47 giornalisti. Questi numeri parlano chiaro e dimostrano che quello che sta compiendo Israele ha un solo nome ed è genocidio. Bisogna essere chiari su chi sono gli oppressi e chi gli oppressori. Quello che sta compiendo Israele viola ogni legge internazionale, ogni risoluzione dell’ONU, Israele davanti agli occhi di tutto il mondo sta compiendo crimini di guerra contro l’umanità. Ministri israeliani hanno chiesto di utilizzare la bomba atomica su Gaza, e nonostante ciò nessun politico ha preso parola. Tutti chiamano Hamas terroristi, ma allora Israele cos’è? Terrorismo è dir poco per Israele, e nessuno dopo questi crimini ha il coraggio di chiamare Israele un governo fascista, terrorista e sionista. In questo mese è stato chiaro che il problema non è Hamas, ricordo che Hamas è nata nel 1987 e i palestinesi lottano e resistono contro Israele, e il suo progetto colonialista dal 1945. Il problema è Israele, e la sua occupazione e fino a quando in Palestina c’è occupazione, fino a quando c’è un regima nazista in quella terra non ci sarà pace continuerà la resistenza. E non può esserci pace senza giustizia. E il mio popolo è un popolo sotto occupazione e ha diritto a resistere come sia giusto, e noi popolo occidentale non possiamo insegnare loro come resistere. Non esiste resistenza buona o cattiva, siamo un popolo che lotta per la libertà per l’autodeterminazione e per liberare tutti i prigionieri palestinesi. Nelle trasmissioni televisive vengono mostrate le madri israeliane che piangono i loro figli, ma non vengono trasmesse le madri palestinesi che piangono i loro figli uccisi e non rapiti, sono più di 4000 i bambini uccisi. E non vengono mostrati i bambini che piangono i loro genitori, come si fa ad essere così corrotti e venduti, peggio di ciò che sta facendo la politica è il nostro governo, la comunità internazionale sporca con le sue menzogne e silenzio. I riflettori sono tutti puntati su Gaza, ma ricordiamo cosa sta facendo Israele in Cisgiordania sta commettendo i crimini, i coloni armati fino ai denti commettono Pogrom nei villaggi palestinesi. Ahed Tamimi come ogni donna palestinese è il simbolo della resistenza del coraggio, ed è sempre stata la spina nel fianco di Israele per la sua resistenza”
Studenti de La Sapienza: “Il 17 chiederemo in piazza di fermare i fondi alla guerra e maggiori fondi all’istruzione”
Il 17 novembre 2023 in collaborazione con i giovanipalestinesi.it gli studenti della Sapienza scenderanno in piazza per una mobilitazione studentesca per la Palestina e per il ritiro immediato dell’Italia dalla guerra, cercando successivamente di moltiplicare e portare avanti più iniziative con scuole ed università per la giornata internazionale dello dello studente.
Il 19 novembre ci sarà invece l’assemblea nazionale “Rompere ogni complicità tra Italia e Israele”
Come riportato nel comunicato stampa degli studenti:
Sono tanti gli strumenti già in campo in atenei e scuole di tutta Italia: iniziative di dibattito e contro informazione rispetto alla propaganda unica e allineata pro-Israele, petizioni e mobilitazioni contro gli accordi che scuole, università e ricerca hanno con istituzioni israeliane, l’industria bellica e la NATO, percorsi di riappropriazione degli studenti dei luoghi del sapere tramite le occupazioni come Padova, Venezia, L’Orientale di Napoli, La Sapienza e il Liceo Albertelli di Roma hanno già fatto. È forte la necessità di rilanciare e connettere questi percorsi in una data nazionale e a partire dalle parole d’ordine di sganciare i nostri luoghi di formazione da Israele e dalla guerra perché non saremo complici dell’imperialismo occidentale, ma saremo sempre al fianco dei popoli che resistono e alzano la testa. Il boicottaggio accademico, in tutte le sue forme, deve anche rafforzare un percorso generale che, con una vasta e capillare mobilitazione, costringa governi e aziende a mettere fine ad ogni collaborazione con le istituzioni israeliane su ogni livello della società. In questa direzione si muove l’assemblea nazionale del 19 novembre al CSA Intifada di Roma, nella prospettiva di concretizzare la solidarietà internazionalista necessaria oggi più che mai con il popolo palestinese.