I giudici della sesta sezione penale della Cassazione hanno redatto un documento di 95 pagine in cui spiegano le ragioni dietro alla definitiva assoluzione, avvenuta in data odierna, degli ex ufficiali del Ros nell’ambito della presunta trattativa Stato-Mafia. Nello specifico, si tratta dei generali Mario Mori e Antonio Subranni, dell’ufficiale dei Carabinieri Giuseppe De Donno e dell’ex senatore, Marcello Dell’Utri.

“Ritiene questa Corte che la motivazione della sentenza impugnata evidenzi la strutturale inidoneità della condotta degli ufficiali del Ros a integrare, già sotto li profilo oggettivo, una forma penalmente rilevante di istigazione o di determinazione alla commissione del reato di minaccia ad un corpo politico commesso dai vertici di ‘Cosa nostra.”

Assoluzione per gli ex ufficiali del Ros nella trattativa Stato-Mafia

Proseguendo nella lettura della tesi, si comprende come l’obiettivo degli imputati era la cessazione della stagione stragista, e non quella di indurre Cosa nostra “a rivolgere minacce al governo“, come era stato erroneamente creduto. Il fine perseguito, anzi, era esattamente l’opposto.

“Nella ricostruzione operata dalla sentenza impugnata, l’iniziativa degli alti ufficiali del Ros era, infatti, intesa non già a indurre ‘Cosa nostra’ a rivolgere minacce al Governo bensì al perseguimento dell’obiettivo contrario di far cessare la stagione stragista, cercando di comprendere se le eventuali condizioni poste da quest’ultima potessero o meno essere considerate nella prospettiva di prevenzione di ulteriori attacchi criminali.”

Assoluzione piena di Mori e De Donno come a Dell’Utri

In conclusione, i giudici chiudono il testo ribadendo l’assoluzione piena per non aver commesso il fatto. Stesso esito a cui si era giunti pochi mesi prima per Dell’Utri, la cui assoluzione piena è arrivata dopo oltre 10 anni di battaglie giudiziarie: il verdetto finale, infatti, era arrivato solo nello scorso aprile.

“Ogni forma di concorso penalmente rilevante degli imputati Mori e De Donno nel reato commesso dagli imputati appartenenti a ‘Cosa nostra’ è, all’evidenza, insussistente.”