La presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde ha rilasciato alcune importanti dichiarazioni all’interno di forum organizzato dal Financial Times. Tanti i temi toccati, a partire dal livello dei tassi di interesse, volutamente tenuti alti per andare a scoraggiare l’aumento dell’inflazione. Riguardo a possibili diminuzioni, tuttavia, la presidente non si sbilancia, evidenziando però come non siano esclusi altri interventi in caso di nuovi shock a livello internazionale.

“I tassi hanno raggiunto un livello che, se sostenuto abbastanza a lungo, darà un contributo significativo a portare l’inflazione all’obiettivo del 2%. Questo è lo scenario di base che abbiamo prodotto con le previsioni di fine settembre, ma se ci saranno altri shock dovremo rivedere lo scenario. I tassi resteranno questi per un tempo sufficientemente lungo, ovvero probabilmente più di un paio di trimestri.

Lagarde: “La flessione dell’inflazione non la dobbiamo dare per scontata”

In seguito, il focus si è spostato principalmente sull’inflazione. Ad ottobre le rilevazioni, tanto in Italia quanto su scala europea, hanno permesso per la prima volta di accertare un evidente freno e l’obiettivo di un ritorno ad un inflazione al 2% non è più così lontano. Quel che è certo, sottolinea Lagarde, è che il costante monitoraggio dell’andamento dei prezzi deve continuare, per non farsi trovare impreparati riguardo a possibili nuovi interventi.

“Dovremo continuare a monitorare con grande attenzione l’andamento dei prezzi dell’energia nei prossimi mesi perché perderemo l’effetto comparativo su base annuale. La flessione dell’inflazione al 2,9% registrata per ottobre non la dobbiamo dare come scontata perché ha influito in larga misura il paragone su base annua dei prezzi dell’energia.

Guardando in avanti dobbiamo aspettarci che anche in assenza di shock sui prezzi dell’energia il raffronto diventi meno positivo e si possa assistere a un rafforzamento del trend dell’inflazione.”

Ancora nessun passo in avanti concreto sull’accordo di stabilità

Infine, Lagarde si è soffermata sul mancato accordo riguardo al patto di stabilità tra i paesi membri, un elemento che viene considerato uno dei pilastri fondanti dell’intero impianto europeo. Si basa, essenzialmente, su due cardini: l’attenzione al deficit pubblico (che non può superare il 3% del PIL) e quella verso il debito pubblico (che non può andare oltre al 60% del PIL). Questi pilastri sono venuti meno durante l’emergenza dovuta al coronavirus: è stata una mossa senza precedenti per l’Unione Europea, che in passato non si era mai discostata da questi cardini.

“l fatto che non sia ancora stato trovato un accordo sulla riforma del patto di stabilità e crescita mi lascia molto a disagio. Ieri sono stata leggermente rassicurata dai segnali ricevuti ieri all’Ecofin dal fatto che Germania e Francia stanno lavorando insieme per arrivare a un accordo ma non ci sono solo due paesi. E’ possibile però che se questi paesi continuano a lavorare insieme che si arrivi a un accordo entro fine anno.”

Sul tema, per quanto riguarda l’Italia, era intervenuto il ministro della Difesa Guido Crosetto, che aveva definito il patto di stabilità “una spada di Damocle sui conti italiani”, chiamandone a gran voce una revisione. La Germania si era aperta a modifiche, solo a patto però di serie riduzioni in quanto a deficit.