Nelle precedenti settimane le rilevazioni sul PIL italiano avevano fatto registrare una sostanziale stabilità rispetto ai mesi precedenti. L’Istat sostiene però che questo potrebbe variare nell’arco dei prossimi mesi e in prospettiva potrebbe peggiorare. Il primo campanello di allarme è stato proprio il rallentamento che si è registrato ad ottobre, in particolare a proposito del calo di fiducia di famiglie ed imprese. A ciò, ovviamente, si aggiunge il peso di una situazione geopolitica altamente instabile:

“Le prospettive economiche internazionali restano molto incerte, condizionate dall’acuirsi delle tensioni geo-politiche e dalle condizioni finanziarie sfavorevoli per famiglie e imprese.”

Istat: “Indice destagionalizzato diminuisce del 2%”

L’Istat prosegue la propria analisi della situazione economica in Italia soffermandosi sul concetto di indice destagionalizzato. Si tratta del valore della produzione industriale a cui vengono tolti le componenti stagionali e gli effetti riguardo alla diversa durata dei mesi (i giorni considerati produttivi variano a seconda del calendario infatti, in corrispondenza di un numero maggiore o minore di festivi ad esempio).

“A settembre l valore dell’indice destagionalizzato della produzione industriale rimane immutato rispetto a quello di agosto mentre il terzo trimestre dell’anno registra un lieve aumento congiunturale. La dinamica congiunturale mensile è positiva per quasi tutti i settori di attività economica, con l’eccezione dei beni di consumo. In termini tendenziali, al netto degli effetti di calendario, l’indice complessivo è in diminuzione a settembre, come pure quelli relativi ai principali raggruppamenti di industrie, salvo i beni strumentali.”

I cali maggiori nell’industria di legno e carta

Il maggior calo riguarda l’industria del legno, della carta e della stampa, con un crollo a doppia cifra (-11,6%). Leggermente meglio il settore dell’industria tessile, che include abbigliamento, pelli e accessori, con un segno negativo ma più contenuto (-10,9%). Ancora meglio il rosso nella fabbricazione di gomma e materie plastiche, con un negativo decisamente meno marcato (-4%).

La notizia di oggi si lega a doppio filo con la rivista al ribasso del PIL secondo Confindustria, con il 2024 che dovrebbe assestarsi solo ad un + 0,5% su base annua. Di fatto una conseguenza a quella che è stata la rilevazione Istat di pochi giorni fa riguardo alla crescita zero nel terzo trimestre del 2023.