Il 10 novembre 1975, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò la risoluzione 3379, con la quale dichiarava che “il sionismo è una forma di razzismo e di discriminazione razziale”. Questa risoluzione ONU fu poi revocata il 16 dicembre 1991, dopo la fine della Guerra Fredda e il crollo dell’Unione Sovietica.
Ma cosa significa sionismo? E perché questa ideologia, che ha ispirato la nascita dello Stato di Israele, è stata equiparata al razzismo?
Cos’è il sionismo: è equiparabile al razzismo?
Il sionismo è il movimento politico e culturale che sostiene il diritto del popolo ebraico a ritornare nella sua terra ancestrale, la Terra di Israele, e a stabilirvi uno Stato sovrano e democratico. Il termine sionismo deriva da Sion, il nome biblico di Gerusalemme, la città santa per l’ebraismo.
Il sionismo nacque alla fine del XIX secolo, in un contesto di crescente antisemitismo in Europa e in Medio Oriente, che portò a persecuzioni, pogrom e discriminazioni contro gli ebrei. Il fondatore del sionismo moderno fu Theodor Herzl, un giornalista e scrittore austriaco di origine ebraica, che nel 1896 pubblicò il libro “Lo Stato degli Ebrei”, in cui proponeva la creazione di una patria ebraica in Palestina, allora sotto il dominio dell’Impero Ottomano.
Herzl organizzò il primo Congresso Sionista a Basilea nel 1897, che diede vita all’Organizzazione Sionista Mondiale, un’associazione che si occupava di promuovere il sionismo e di sostenere l’immigrazione ebraica in Palestina. Il sionismo si diffuse rapidamente tra gli ebrei di tutto il mondo.
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I principi del sionismo
Il sionismo si basava su alcuni principi fondamentali, tra cui:
- Il riconoscimento dell’ebraismo non solo come religione, ma anche come popolo, con una propria identità, storia, lingua e cultura.
- Il legame storico, spirituale ed emotivo tra il popolo ebraico e la Terra di Israele, che era stata la culla della civiltà ebraica e il luogo dove si erano svolti gli eventi più importanti della Bibbia.
- Il diritto del popolo ebraico a ritornare nella sua terra ancestrale, dopo secoli di esilio, dispersione e sofferenza, e a realizzare il suo destino nazionale.
- La volontà di costruire uno Stato ebraico moderno, democratico, laico e pluralista, che garantisse la sicurezza, la libertà e l’uguaglianza a tutti i suoi cittadini, indipendentemente dalla loro religione, etnia o genere.
Sionismo come razzismo: perché quest’accusa?
La Risoluzione 3379 ONU che equiparò il sionismo al razzismo, fu approvata con 72 voti a favore, 35 contrari e 32 astensioni.
Questa risoluzione fu considerata dal popolo ebraico come una grave ingiustizia e una distorsione della realtà. La difesa dei sionisti, che disallineavano il sionismo dal razzismo, si basava sul fatto che il sionismo non si basava su una superiorità o una purezza razziale, ma su una comune appartenenza nazionale e culturale.
Il gesto di Haim Herzog
La risoluzione 3379 fu respinta con forza da Israele e dai suoi alleati, in particolare dagli Stati Uniti. Diverse voci si si alzarono per difendere il sionismo e per denunciare la Risoluzione. Una di queste fu quella dell’ambasciatore israeliano Haim Herzog, che pronunciò un significativo discorso davanti all’Assemblea Generale, in cui smontò le accuse contro il sionismo e ne esaltò i meriti.
Herzog disse:
Per noi, popolo ebraico, questa risoluzione è fondata sull’odio, sulla falsità e sull’arroganza ed è priva di qualunque valore morale o legale. Per noi, popolo ebraico, questo non è altro che un pezzo di carta e noi lo tratteremo così.
E poi, con un gesto simbolico e drammatico, strappò in due il foglio della risoluzione, sotto gli occhi di tutti i delegati.
Sionismo come il razzismo? La Risoluzione 3379 fu abrogata nel 1991
La Risoluzione 3379 rimase in vigore per sedici anni e fu solo nel 1991, dopo la fine della Guerra Fredda e l’avvio del processo di pace in Medio Oriente, che l’Assemblea Generale dell’Onu la revocò con la risoluzione 46/86, con il voto contrario di 25 Stati, contro 111 pareri favorevoli e 13 astensioni.
La Risoluzione succitata fu in realtà una delle condizioni obbligate per la partecipazione di Israele ella Conferenza di Madrid, che poi portò agli Accordi di pace di Oslo del 1993. La Risoluzione 46/86 recitò quanto segue:
L’Assemblea Generale decide di abrogare la decisione contenuta nella sua Risoluzione 3379 del 10 novembre 1975.
Fu una delle più brevi nella storia dell’ONU.