Il procuratore aggiunto Morena Plazzi e il sostituto procuratore Domenico Ambrosino hanno chiesto il processo per Giampaolo Amato, l’ex medico della Virtus Bologna accusato di aver ucciso la moglie Isabella Linsalata e la suocera Giulia Tateo, di 62 e 87 anni, con i farmaci sottratti all’azienda ospedaliera in cui all’epoca dei fatti era impiegato. L’udienza preliminare potrebbe tenersi entro la fine dell’anno. Lui dal carcere continua a professarsi innocente.

Chiesto il processo per Giampaolo Amato: cosa rischia l’ex medico della Virtus Bologna

Amato è accusato di duplice omicidio, ma anche di peculato e detenzione illecita dei farmaci usati per uccidere la moglie e la suocera, morte a poche settimane di distanza l’una dall’altra nell’ottobre del 2021. Di recente gli inquirenti avevano reso noti i gravi indizi di colpevolezza a suo carico, sostenendo che fosse stato incastrato dal suo smartwatch.

Analizzando i dati del dispositivo si era infatti riusciti a ricostruire i suoi movimenti, stabilendo che la sera della morte dell’anziana fosse salito a casa sua, quando, interrogato, aveva invece detto di essere rimasto nel suo appartamento, al piano ammezzato della palazzina al civico 6 di via Bianconi, a Bologna.

I messaggi scambiati con alcuni colleghi, salvati dall’orologio, avevano invece permesso di appurare che, a differenza di quanto aveva detto, era solito usare per lavoro sia il midazolam che il sevoflurano, rinvenuti nel sangue di entrambe le vittime e sul fondo di una bottiglia di vino offerta alla moglie, conservata “a futura memoria” dalla sorella di Linsalata che, dopo un malore avvertito dalla donna dopo aver bevuto, si era insospettita.

Sembra che la 62enne le avesse parlato di colpi improvvisi avvertiti alla guida e altri fastidi, ipotizzando che il marito l’avesse drogata. Quando era morta i suoi familiari si erano così battuti affinché il suo corpo non fosse cremato (come voleva il marito, con cui era in fase di separazione), ma sottoposto ad un’autopsia. Tateo all’epoca era già morta da qualche settimana. Una volta appurate le responsabilità di Amato nella morte della moglie, si era iniziato ad indagare anche sulla precedente.

Riesumando il cadavere dell’87enne gli inquirenti avevano riscontrato la presenza di farmaci nei suoi polmoni. Considerato lo stato di decomposizione della salma, non è stato però possibile accertare in che quantitativi fossero presenti.

Il movente del duplice omicidio

La difesa, rappresentata dagli avvocati Gianluigi Lebro e Cesarina Mitaritonna, sostiene fin dall’inizio l’innocenza dell’uomo, sostenendo che non sia possibile rinviare con certezza al mix farmacologico la morte delle due vittime.

Il gip, il giudice per le indagini preliminari, non è d’accordo e, nel rigettare la richiesta di scarcerazione presentata dai suoi legali, lo aveva definito “socialmente pericoloso“, esprimendo il timore che potesse tornare ad uccidere, scagliandosi, in particolare, contro l’amante, che dopo l’arresto si sarebbe allontanata da lui.

L’uomo, secondo l’accusa, avrebbe ucciso la moglie e la suocera per lei e per i soldi: voleva entrare in possesso delle loro eredità e avere “piena libertà nella relazione extraconiugale” iniziata diversi anni prima, costruendosi una nuova vita. L’udienza preliminare non è ancora stata fissata, ma secondo il Resto del Carlino potrebbe tenersi entro la fine di quest’anno.

Del resto l’accusa sembra non avere dubbi sugli elementi che ha raccolto in questi mesi. I familiari delle due donne si costitueranno parte civile insieme ai legali Francesca Stortoni e Maurizio Merlini. Il loro obiettivo è riuscire ad otterene giustizia.

In questo articolo parlavamo degli ultimi sviluppi sul caso, anticipando quelli odierni: Bologna, Giampaolo Amato verso il rinvio a giudizio: “Uccise la moglie e la suocera per l’amante e i soldi”.