Gianmarco Pozzecco dal 25 ottobre ha ufficialmente due incarichi. Oltre ad allenare la Nazionale italiana part-time, sarà coach dell’Asvel Villeurbenne: la squadra francese che ha come proprietario Tony Parker. Il 51enne di Gorizia, inoltre, ha preso il posto in panchina del fratello della leggenda NBA: cioè T.J Parker. Prima dell’incarico con l’Italia (che allena dal 2022), poi, è stato anche coach di Orlandina, Varese, Fortitudo Bologna e Sassari. In più è stato assistente di Olimpia Milano e Cedevita. Dopo le grandi difficoltà dell’Asvel in EuroLega, peraltro, è arrivata la prima vittoria a Kaunas dopo 18 sconfitte consecutive per 88-91 contro lo Zalgirls; mentre in campionato si trova al primo posto. Proprio di questo, Gianmarco Pozzecco, in un’intervista a L’Equipe, ha parlato dell’arrivo nella squadra francese e non solo.
Asvel, l’intervista di Gianmarco Pozzecco
Non è un mistero che Gianmarco Pozzecco sia un eclettico, pieno di energia e che dà l’anima anche dalla panchina. L’ex Asvel Miro Bilan, suo giocatore ai tempi di Sassari, ha detto:
“In un cimitero potrebbe risvegliare i morti”.
Anche se è una frase forte, forse tutti i torti non ne ha. Rende appieno la forza e il carisma che trasmette in ogni sua partita. Ora, però, le energie sono da dividere per l’Italia e per l’Asvel per il quale ha detto:
“T.J Parker ha fatto un ottimo lavoro negli anni, ma a volte c’è solo bisogno di freschezza. Ai giocatori mancava fiducia e alcuni dicevano anche che avrebbero potuto finire con 34 sconfitte in EuroLega. Io li ho dovuti convincere che sono più forti di quanto credono. La vittoria di Kaunas deve essere un punto di partenza e non di arrivo”.
Sulla mancanza di leader in squadra e sulla gestione dei giocatori ha anche aggiunto:
“Io amo tutti i miei giocatori allo stesso modo, per me sono come figli. Tutti hanno bisogno di minuti e averne 14 non è il mio modo di fare le cose. Nando De Colo? Il nostro lavoro come staff è gestire tante cose: lui è una leggenda e lo tratto come tale. Un Nick Galis a 80 anni lo metterei ancora nella mia top five, sono della vecchia scuola su questo“.
Pozzecco: “Potrei essere un clown, ma il clown numero uno”
Sul suo inizio da giocatore nel basket ha poi raccontato della diffidenza del padre:
“Mio padre mi spingeva verso il calcio e non credeva potessi avere un futuro nel basket. Ma io ero veloce e intelligente: ho aiutato i più piccoli a credere nelle loro possibilità. Ho spostato il confronto su armi diverse come Davide contro Golia: è questo che deve fare l’Asvel contro le squadri più forti”.
Poi sul suo arrivo e sul cambiamento che potrà apportare ai giocatori ha aggiunto:
“Ciò che dobbiamo costruire è la fiducia reciproca. Non sono un militare che li porta allo sfinimento, non ci credo con queste generazioni. Dobbiamo essere tutti coinvolti come una famiglia e condividere vittorie e sconfitte. Alla fine non so quale possa essere un obiettivo di questa stagione”.
Ha anche commentato il momento in cui ha dato la sua carta di credito ai giocatori della Nazionale italiana dopo la vittoria contro la Serbia di Jokic nel 2022:
“Per me il momento più bello è stato festeggiare con loro la vittoria. Sono sempre carichissimo oggi ma sono più tranquillo e la sera sto con mia moglie e mia figlia. Gli diedi la mia carta per fargli capire quanto avevamo lavorato bene e quanto fosse il momento di godersi la vita. Hanno 25-26 anni e sono i momenti più belli”.
Infine sul suo soprannome di mosca atomica e su come si definirebbe lui stesso, sempre a L’Equipe, ha detto:
“Mosca atomica me lo diede Franco Lauro (giornalista Rai morto nel 2020) dopo una partita in cui avevo fatto di tutto. Canestri, palloni persi, confusione con gli arbitri. A un certo punto segnai e andai a festeggiare ai cartoni pubblicitari: intanto la squadra avversaria fece canestro. Sono la Mosca atomica perché ti sto sempre intorno, ti do fastidio ma non riesci a schiacciarmi”.
Nella piccola descrizione di sé stesso, poi, c’è proprio tutto Gianmarco Pozzecco che ha detto:
“Quando ero piccolo facevo sempre cose stupide. Sono così, un appassionato. La gente spesso mi trova eccessivo ma io seguo le mie idee: il basket mi rende felice. Da giocatore pensavano tutti fossi un clown e poi ho vinto a Varese. Potresti pensare che sto facendo troppo o sto sbagliando qualcosa ma non mi importa. Come dissi allora: potrei essere un clown ma il clown numero 1″.