Emergono nuovi dettagli sull’omicidio che a Rimini è costato la vita alla 78enne Pierina Paganelli, trovata morta la mattina del 4 ottobre sulla rampa d’accesso al garage di uno stabile di via del Ciclamino, a poca distanza dalla sua abitazione. Lo stesso giorno il gruppo dei Testimoni di Geova frequentato da tutta la famiglia avrebbe dovuto decidere sul destino della nuora Manuela Bianchi, “colpevole” di aver tradito il marito. Gli inquirenti si chiedono se le due vicende non siano collegate.

Omicidio Paganelli a Rimini, il giallo della riunione dei Testimoni di Geova sul destino della nuora di Pierina

I saggi del gruppo di Miramare dei Testimoni di Geova si sarebbero riuniti la sera del 4 ottobre per esaminare il caso della nuora di Pierina che, in seguito a una crisi con il marito Giuliano Saponi, aveva iniziato a frequentare il vicino di casa Louis Dassilva. Le alternative sarebbero state due: perdonarla, aiutandola a “non peccare”, oppure dissociarla.

A metterlo in evidenza è stato il Resto del Carlino. L’ipotesi è che Pierina avrebbe potuto testimoniare contro di lei: più volte è stato messo in evidenza come fosse a conoscenza della relazione extraconiugale della donna. È possibile che il killer l’abbia uccisa la sera prima della riunione proprio per sventare questa ipotesi?

I sospetti si concentrano su quattro persone

I sospetti degli inquirenti sembrano ricadere su quattro persone: la nuora, appunto, ma anche il fratello Loris Bianchi e i vicini di casa Louis e Valeria, marito e moglie. Loro stessi hanno parlato dei “rapporti tesi” che li legavano alla vittima, per motivi diversi.

Intervistato, Loris aveva addirittura riferito di essere venuto a conoscenza, tramite la vicina di casa (che ha poi smentito la sua versione), di alcuni appellativi dispregiativi usati dalla 78enne per descrivere la nuora, tra cui quello di “donna facile”: appellativi che nella donna avrebbero provocato del malcontento.

Si tratta di dettagli di un certo peso, perché, secondo gli inquirenti, chi ha ucciso la 78enne lo avrebbe fatto spinto dall’odio, sferrandole 29 coltellate e simulando una violenza sessuale. È probabile che conoscesse lei e le sue abitudini: l’avrebbe aspettata e poi colta di sorpresa dietro alla porta tagliafuoco dello stabile in cui viveva, forse dopo aver manomesso l’impianto elettrico, bloccando l’ascensore.

La lettera dei figli di Pierina Paganelli

Nelle scorse ore i figli di Pierina Paganelli avevano deciso di rendere pubblica una lettera scritta per ricordare la madre e smentire alcune delle voci girate sul suo conto.

In questi ormai 40 giorni io e mia sorella Chiara abbiamo scelto il silenzio, questo per amore e rispetto nei confronti di nostra madre – le parole di Giacomo Saponi al Carlino -. Recentemente, però, alcune notizie ci hanno addolorato molto. Scoprire ad esempio che nell’intimità della sua casa, facendo telefonate private con i suoi cari, è stata spiata, ci ha colpito forte. Sentirla descrivere come una donna che aveva un linguaggio volgare e sparlava degli altri, che si intrometteva nelle vite altrui, ci ha ferito. Perché mamma era semplicemente l’opposto.

La loro speranza è che il cerchio si stia veramente stringendo, come più volte è stato detto. Al momento al vaglio degli inquirenti ci sarebbero diversi elementi. Innanzitutto, l’analisi dei filmati di una videocamera di sorveglianza installata nei pressi del luogo del delitto, dall’inquadratura diversa rispetto a quelle esaminate finora.

Poi i vestiti e gli altri reperti sequestrati ai sospettati, tra i quali alcuni asciugamani con probabili macchie di sangue trovati a casa del padre di Manuela e Loris, Duilio Bianchi. Dal suo appartamento un testimone avrebbe sentito provenire strani rumori, la notte dell’omicidio: rumori di tapparelle che si alzavano e abbassavano e di una lavatrice attivata tardi.

Si cerca di fare chiarezza, in particolare, sugli alibi: quello di Louis, già smentito, in parte, dalle telecamere; e quello dei fratelli Bianchi, che si spera di ricostruire a partire dall’analisi dello smartphone della figlia di Manuela, presente in casa al momento dei fatti. La sensazione è che gli inquirenti abbiano già qualcosa tra le mani e stiano solo aspettando ulteriori conferme. Ne parlava anche l’investigatore privato Ezio Denti: “Chi ha ucciso Pierina la odiava, che non ci siano indagati non significa che non ci siano forti sospetti”.

La rettifica dei Testimoni di Geova

Facendo riferimento alla vicenda di Manuela Bianchi, la congregazione dei Testimoni di Geova ci ha tenuto a fornire dei chiarimenti, spiegando che la dissociazione non può essere definita una “cacciata” e che, nel caso della donna, non è coretto affermare che questa scelta avrebbe compromesso i rapporti con la figlia 16enne e gli altri familiari.

Solo coloro che trasgrediscono in modo ostinato e impenitente le norme bibliche vengono disassociati. Quando una persona viene disassociata, i singoli fedeli decidono in base alla loro coscienza sensibile alle norme religiose come regolare i loro rapporti con la persona,

si legge in un comunicato dell’ufficio comunicazione inoltrato alla redazione. E ancora:

‘Anche se dal punto di vista religioso le cose cambiano’, è importante notare che all’interno della famiglia ‘i legami di sangue restano inalterati. Il vincolo coniugale e i normali rapporti familiari e affettivi proseguono’. La disassociazione non viola alcun diritto dell’individuo, come evidenziato dalla Corte di Cassazione italiana in una sentenza del 2017, e da altre Alte Corti in Belgio, Canada, Inghilterra, Germania, Irlanda, Italia, Giappone, Polonia, Sudafrica e Stati Uniti.