Maria Grazia Cucinotta torna da grande protagonista nel cinema italiano con un piccolo film indipendente dal titolo “Il meglio di te”, diretto da Fabrizio Maria Cortese e che la vede al fianco dell’italoinglese Vincent Riotta. Un film intenso in cui i due protagonisti che si sono lungamente amati si ritrovano per uno straziante addio che lascerà spazio a momenti di grandi tenerezze e sorrisi, il tutto ornato nel finale da una canzone originale di Giusy Ferreri. L’intervista esclusiva di TAG24 a Maria Grazia Cucinotta.

Maria Grazia Cucinotta video intervista per “Il meglio di te”

Maria Grazia Cucinotta il tuo è un atteso ritorno nei cinema italiani con “Il meglio di te”, che posto occupa questo film nel tuo cuore e nella tua carriera?

“Nel mio cuore occupa un primo posto perché alla mia età forse Nicole mi ha insegnato l’importanza del perdono. Ogni personaggio che ho interpretato ha lasciato qualcosa in me, è stato un percorso di crescita per me perché può essere distante da te e pensavo Nicole lo fosse. In realtà mi apparteneva perché quando rompo un’amicizia o un amore non riesco a perdonare,  invece mi ha insegnato quanto sia importante per vivere sereni il futuro”.

Dopo aver interpretato Nicole hai riallacciato dei rapporti che avevi chiuso?

“Sì, l’ho fatto perché ho capito che nella vita c’è sempre poco tempo per aspettare il perdono. Nel film c’è una persona che sta per andare via, potrebbe essere troppo tardi per perdonare. Ho capito che non esiste la presunzione di dire che io sono stata perfetta e un altro cattivo, la perfezione non esiste. Ho capito che bisogna perdonare e vivere felici, non costa nulla e genera energia”.

Ti sei reincontrata con Vincent Riotta dopo 25 anni quando avevate fatto insieme il tuo primo film negli Stati Uniti, com’è stato lavorare di nuovo con lui?

“Io sono stata felice perché usando ero in America mi aiutata con l’inglese mentre qui è stato l’inverno perché anche se è italiano la sua madre lingua è inglese. L’ho aiutato a capire il senso delle parole ed ho ritrovato un vecchio amico, ci siamo ritrovati un po’ come i nostri personaggi. È importante che con l’altro attore ci sia complicità e fiducia specie quando ci sono tante emozioni. È un film drammatico, ma al contempo di speranza ed ironia”.

Che ne pensi del debutto di Paola Cortellesi alla regia?

“Le auguro che venga candidato perché non ne vincerebbe tre ma cinque di Oscar, è un film bello di sentimenti e tutto ciò che ci voleva per riportare le persone al cinema. Rappresenta benissimo l’Italia”.

Pensi che sia cambiato un po’ l’ambiente del cinema italiano visto il successo di tante donne alla regia, avevi parlato delle difficoltà all’inizio della tua carriera. Oggi c’è più meritocrazia?

“Io parlo in generale, in Italia dovrebbe esserci maggiore sostegno per ciò che funziona e per il lavoro di gruppo. Io parlo di meritocrazia ed è difficile da trovare come parola nel nostro dizionario. Parliamo di tutto perché i ragazzi giovani, i ricercatori sono costretti ad andare via. Io ho vinto e continuò a vincere dopo 37 anni grazie al pubblico. All’inizio c’è sempre il vizio di parlare male di qualcuno, all’epoca avevo 25 anni e nessun background per questo lo pagai”.