Si riaccende il dibattito sull’apertura del deposito di scorie radioattive, dopo le dichiarazioni del Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin che ha annunciato la la necessità di individuare dei siti per smaltire i rifiuti nucleari, perchè in Italia se ne producono 1.000 metri cubi al mese, a bassa e media intensità.

Da qui la volontà del governo di costruire in tempi brevi una struttura per uno stoccaggio in sicurezza. Come funziona lo smaltimento? E quali saranno i siti probabili nei quali potrebbe essere costruito il deposito? Vediamo quali sono le principali modalità di gestione dei materiali di scarto radioattivi e che rischi comportano.

Scorie radioattive, come funziona lo smaltimento

Le scorie radioattive sono prodotti derivati dall’utilizzo di energia nucleare. In Italia provengono da vari settori, e possono essere a radioattività più o meno intensa cioè classificati come bassa media o alta intensità. Con questo si intende la vita del rifiuto e la permanenza della radioattività nel tempo. Per lo smaltimento devono essere seguire regole molto rigide imposte dalla Comunità Europea, e prevedono la messa in sicurezza di tutti i siti di deposito.

A tutela dell’ambiente e della salute infatti si devono costruire stoccaggi in luoghi prevalentemente isolati rispetto ai centri urbani, dove queste scorie devono essere trasportate e poi protette da altri materiali che fungono da barriera. Mentre per quelle ad alta intensità solitamente vengono costruiti depositi geologici in profondità. Quindi nel caso dell’Italia quando si parla di deposito nazionale si intende una soluzione definitiva allo stoccaggio di queste scorie che adesso è soltanto temporaneo e quindi risulta in alcuni casi essere più rischioso rispetto ad un sito prestabilito e ottimizzato per la tutela della salute pubblica


Perchè l’Italia produce scorie nucleari

Nonostante le centrali nucleari in Italia siano state dismesse ufficialmente nel 1990, dopo i risultati del referendum popolare del 1987 che ne ha imposto la chiusura, nel nostro paese vengono prodotte, come ha confermato anche il Ministro dell’Ambiente, circa 1000 metri cubi al mese di scorie radioattive. da dove provengono questi rifiuti? Soprattutto dagli ospedali, dall’utilizzo in medicina nucleare di materiali per effettuare diagnosi e test.

Per il 40% infatti questi scarti provengono dal settore medico in particolare dalla medicina nucleare, o anche da farmaci traccianti usati in diagnostica come ad esempio i markers tumorali, la restante percentuale da impianti industriali, da istituti di ricerca sui radiofarmaci, ma anche dalle operazioni di smantellamento delle vecchie centrali.  


Deposito scorie radioattive in Italia, dove verrà realizzato?

In base a quanto dichiarato dal governo, sussiste attualmente non solo la necessità ma anche l’urgenza di realizzare un deposito nazionale di scorie radioattive. Per questo sono stati individuati alcuni siti che però sono ancora soggetti a studi ambientali e paesaggistici prima di dare l’approvazione definitiva alla costruzione. Tuttavia dal progetto presentato sembra che questo obiettivo possa essere realizzato in tempi molto brevi.

Il piano nazionale con la lista di potenziali aree idonee a questo scopo in passato è rimasto sempre nascosto. Successivamente lo stesso Ministro Fratin ha affermato che in realtà ci sono molti comuni che si sono autocandidati per essere scelti. In particolare, dopo la pubblicazione della Carta Nazionale delle aree potenzialmente idonee, è emerso che sarebbero 67 in totale. Di cui 22 solo nel Lazio. Ora si tratterà solo di completare le indagini specifiche per valutare l’impatto. Probabilmente il primo deposito potrebbe essere realizzato già entro il 2025


Il deposito rifiuti nucleari è pericoloso?

Alla luce del progetto del governo sulla costruzione di un deposito nazionale per le scorie radioattive, molti si chiedono quanto può essere pericoloso lo stoccaggio di rifiuti nucleari? In base alle analisi della Sogin, la società che si occupa dello smantellamento delle centrali, ci sono molte rassicurazioni in merito. Le preoccupazioni in genere riguardano i rischi sulla salute, ma come spiegano gli esperti, sono paure piuttosto infondate.

Perchè con le tecnologie attuali, è possibile mettere in sicurezza il sito individuato con barriere ingegneristiche che ne proteggono l’isolamento e monitoraggi continui sui livelli di radiazioni. Un metodo di smaltimento molti più sicuro rispetto alle attuali soluzioni, costituite da discariche temporanee, poco sicure e soggette a furti e perdite di materiale.