NEM è l’acronimo di New Economy Movement, e indica un progetto crypto lanciato nel 2015 da un utente del forum di Bitcoin Talk, UtopianFuture, di cui non è mai stata svelata la reale identità. Un vero e proprio ecosistema alimentato da un token, denominato XEM.

Se, naturalmente, il progetto di partenza si riproponeva di ripercorrere il grande successo di Bitcoin, con il trascorrere del tempo ha preso una direzione ben diversa. In particolare, ha evidenziato una serie di aspetti tecnologici estremamente originali, che hanno destato interesse tra i sostenitori dell’innovazione finanziaria. Innovazioni le quali potrebbero tornare a sospingerne il successo dopo un periodo non proprio esaltante.

NEM: di cosa si tratta

NEM è una blockchain basata sul meccanismo di consenso Proof-of-Importance (PoI), su un sistema di controllo della reputazione EigenTrust, su account multisig e su un sistema di messaggistica criptata. Non si propone esclusivamente nella veste di criptovaluta, ma ambisce a rappresentare un vero e proprio veicolo di informazioni che vanno ben oltre il semplice pagamento delle transazioni.

Un’ambizione che ha trovato controparti interessate in una serie di istituti di credito giapponesi, le quali hanno adottato NEM all’interno dei propri sistemi di pagamento, per testarne l’effettiva validità.

Il piano di sviluppo messo in campo dall’azienda può essere riassunto in tre principali obiettivi:

  1. creazione di un ambiente in cui gli utenti possano scambiare asset da pari a pari;
  2. conseguimento dei maggiori livelli possibili di decentralizzazione;
  3. adozione di principi in grado di assicurare una reale democrazia finanziaria.

Stiamo quindi parlando dei principi enunciati da Satoshi Nakamoto nel suo ormai celebre white paper. Per riuscire a conseguirli, è stato però scartato il mining fondato sull’algoritmo di consenso Proof-of-Work, ritenuto inadeguato allo scopo. Al suo posto è stato invece adottato il Proof-of-Importance.

Cos’è il Proof-of-Importance?

Per Proof-of-Importance si indica il meccanismo di consenso che è in parte simile al Proof-of-Stake, cui però va ad aggiungere nuovi criteri di ranking. Se, infatti, nel PoS conta molto il numero di token che viene messo in staking, in questo caso gli utenti sono valutati anche sulla base del numero di transazioni effettuate con il proprio wallet. Ovvero tenendo conto dell’attività svolta sulla blockchain.

Inoltre, ogni transazione viene valutata sulla base del valore impiegato al suo interno. I dati derivanti da questa procedura sono quindi affidati alla valutazione di un meccanismo di ranking, NCDawareRank, il quale emetterà poi il verdetto finale sui validatori.

Si tratta quindi di un meccanismo teso ad incentivare la partecipazione, anche se permangono effettivi dubbi sul reale livello di decentralizzazione conseguito. Dubbi derivanti dal fatto che gli utenti dotati di risorse più cospicue sono avvantaggiati rispetto agli altri. Una considerazione che, del resto, ha spinto alla ricerca di meccanismi di consenso basati sulla casualità della scelta, proprio per impedire dinamiche simili.

NEM: come potrebbe andare nel 2024

NEM, quindi, si presenta come un progetto evolutivo rispetto a Bitcoin e altre criptovalute basate sul meccanismo di consenso Proof-of-Work. Com’è noto, questo algoritmo garantisce elevati livelli di sicurezza, a scapito della decentralizzazione, andando di conseguenza contro le teorie di Satoshi Nakamoto.

Per cercare di recuperare lo spirito originario del white paper di BTC, gli sviluppatori di NEM hanno puntato sul Proof-of-Importance, incentrato sullo staking. Al deposito dei token abbina però il livello di attività degli utenti, ovvero il numero delle transazioni eseguite e i loro importi.

Il sistema che ne è derivato ha sollevato interesse nel mondo bancario, che ha adottato NEM tra i propri sistemi di pagamento. Proprio questo rappresenta un punto di forza da non trascurare per una criptovaluta che non si propone come strumento speculativo, ma come servizio. Una caratteristica che potrebbe favorirne una risalita dopo anni difficili in cui il token è precipitato al 107° posto nella classifica relativa alla capitalizzazione di mercato.