L’aria che respiriamo è un bene prezioso, e proteggerla è diventato un obbligo non solo etico, ma anche legale. Con l’approssimarsi della stagione fredda, le autorità locali intensificano gli sforzi per mantenere alta la qualità dell’atmosfera, imponendo restrizioni sull’uso di sistemi di riscaldamento domestico che possano nuocere all’ambiente. In alcune Regioni vige il divieto di accensione di camini e stufe particolari, con multe che arrivano fino a 5 mila euro per chi sgarra.

Divieto di accensione di camini e stufe: ecco dove

La tutela ambientale ha portato alcune Regioni italiane, in particolare nel Nord, ad adottare misure severe per quanto riguarda l’utilizzo di sistemi di riscaldamento quali stufe e camini tradizionali. La razionalizzazione dell’uso di questi dispositivi non è più un’opzione ma una norma, con il chiaro intento di ridurre l’impatto inquinante di tecnologie ormai superate.

Sul merito, la legislazione è chiara: gli impianti di riscaldamento che non soddisfano determinati standard di efficienza energetica e di emissione sono ormai fuori legge. Gli apparecchi sotto le quattro stelle, secondo la classificazione delle prestazioni emissive, sono i principali bersagli di queste nuove regolamentazioni. Il passaggio a soluzioni più sostenibili, come le stufe a pellet di qualità o sistemi innovativi come pompe di calore e pannelli solari, è incoraggiato, se non obbligato.

Accensione camini e stufe inquinanti: le sanzioni previste

Ignorare queste normative non è senza conseguenze. I trasgressori si espongono a sanzioni salate, con multe che possono raggiungere i 5.000 euro. Questo non solo come deterrente, ma come chiaro segnale dell’importanza che la questione ambientale ha assunto.

Le restrizioni in Lombardia

La Lombardia è un esempio eclatante dell’implementazione di queste politiche, con un codice di regolamentazione stringente e ben definito. Non solo l’uso, ma anche l’installazione di apparecchi inadeguati è vietata, con un’attenzione particolare verso i generatori di calore alimentati da biomassa legnosa. La regione richiede che tali dispositivi rispettino un minimo di quattro stelle nella prestazione emissiva e che le stufe a pellet di potenza inferiore a 35 kW utilizzino pellet certificati secondo la norma UNI EN ISO 17225-2 classe A1.

Il Veneto e le politiche di tutela ambientale

Analogamente, il Veneto segue l’esempio lombardo con misure simili che hanno l’obiettivo di limitare l’inquinamento atmosferico. Le restrizioni iniziate nel 2017 vedono il progressivo divieto di installazione e uso di generatori di calore non conformi agli standard prefissati.

Accensione camini e stufe: i divieti in Emilia Romagna

L’Emilia Romagna adotta un approccio più graduale, permettendo l’uso di camini e stufe a legna con certe restrizioni basate sulla classe emissiva e sulla zona geografica, focalizzandosi particolarmente sui Comuni sotto i 300 metri di altitudine e quelli già segnalati per problemi di qualità dell’aria.

Entrando più nello specifico, l’Emilia Romagna ha stabilito che, da ottobre a marzo, i caminetti e le stufe a legna di classe 1 e 2 stelle non possono essere utilizzati in presenza di sistemi alternativi di riscaldamento. Questo vale per aree sotto i 300 metri di altitudine, escludendo i comuni montani. L’obiettivo è ridurre le emissioni nocive e proteggere la qualità dell’aria che respiriamo.

Riscaldamento sostenibile in Piemonte: le regole

In Piemonte, l’installazione e l’uso di generatori di calore a biomassa legnosa con potenza inferiore a 35 kW è regolamentata con precisione. I dispositivi che non raggiungono una classificazione di 3 stelle sono stati proibiti dall’ottobre 2018, e quelli al di sotto delle 4 stelle dall’ottobre 2019. Le zone urbane e collinari hanno ulteriori restrizioni per garantire un’aria più pulita per tutti i cittadini.

Accensione camini e stufe: la regolamentazione in Toscana

Anche la Toscana ha aderito a regolamenti simili, richiedendo l’accatastamento dei camini e delle stufe che usano biomasse. L’assenza di registrazione comporta multe fino a 3.000 euro. Questa misura serve a monitorare e controllare l’emissione di particelle sottili nocive, con l’obiettivo di mantenere l’aria pulita nelle città.