Il calendario fiscale segna una data importante per i detentori di criptovalute e in particolare per coloro che sono coinvolti nella sanatoria delle criptovalute: il 30 novembre 2023 è l’ultimo giorno utile per i detentori di criptomonete per mettersi in regola con il fisco italiano. Questa opportunità è un invito del legislatore a sanare le posizioni fiscali omesse fino al 31 dicembre 2021, per quanto riguarda il quadro RW relativo al monitoraggio fiscale di tali asset digitali.
Sanatoria criptovalute: i beneficiari
Sono invitati a partecipare a questa sanatoria non solo le persone fisiche, ma anche gli enti non commerciali e le società semplici residenti nel territorio italiano. La procedura prevede il versamento di una sanzione ridotta e un’imposta sostitutiva specifica.
Sanatoria criptovalute: cosa dice la nuova disciplina
La definizione aggiornata di cripto-attività, come indicato nella normativa, si riferisce a qualsiasi rappresentazione digitale di valore o diritti, che può essere gestita e archiviata elettronicamente attraverso tecnologie blockchain o simili.
Dalla chiusura della consultazione pubblica è emersa una nuova disciplina fiscale che riguarda le criptovalute, cristallizzata nella circolare n. 30/E dell’Agenzia delle Entrate. Un cambiamento significativo è l’introduzione di una tassazione del 26% sui redditi diversi che derivano da possesso, rimborso e trasferimento di valori e diritti tramite tecnologie di registro distribuito.
I guadagni generati dalle cripto-valute, noti come plusvalenze, insieme agli altri proventi per le persone fisiche sono imponibili all’aliquota Irpef del 26%. Ciò equipara la tassazione delle criptovalute a quella delle attività finanziarie tradizionali, estendendo la stessa aliquota anche agli enti non commerciali e a coloro che non sono residenti senza una stabile organizzazione nel territorio dello Stato.
Per identificare il reddito prodotto in Italia, si considerano le attività svolte nel territorio nazionale e il luogo di conservazione dei supporti digitali, come chiavette USB, che contengono chiavi d’accesso alle criptovalute.
Come accedere alla sanatoria per le criptovalute
Coloro che possedevano criptovalute al 1° gennaio 2023 possono aderire a un regime che consente di ricalcolare il costo o il valore di acquisto originario delle stesse, attraverso il pagamento di un’imposta sostitutiva.
La sanatoria riguarda anche quei contribuenti che non hanno dichiarato le cripto-valute detenute al 31 dicembre 2021 o non hanno indicato i redditi derivanti da esse entro tale data. La regolarizzazione può essere effettuata presentando un’apposita istanza e versando un’imposta sostitutiva, oltre a sanzioni e interessi aggiuntivi.
Istruzioni per la presentazione della domanda di sanatoria
Il processo di emersione richiede la presentazione di un modello specifico, approvato dall’Agenzia delle Entrate, e la relativa documentazione, entro il termine del 30 novembre 2023. Il pagamento deve avvenire tramite modello F24, con l’utilizzo dei codici tributo appositamente previsti per sanzione (0,5%) e imposta sostitutiva (3,5%).
Il processo di regolarizzazione delle criptoattività inizia con la presentazione di un modello appositamente designato dall’Agenzia delle Entrate. La modalità di invio è esclusivamente telematica attraverso la PEC e richiede la firma digitale. Importante è l’osservanza dei termini: la documentazione deve pervenire all’ufficio competente entro il 30 novembre 2023. La Direzione Regionale di riferimento varia in base al domicilio fiscale del contribuente nell’anno di imposta di interesse.
Imposta di bollo sulle criptoattività
Inoltre, è stata introdotta una imposta di bollo annuale del 2 per mille sul valore di tali asset. La particolarità sta nel tetto massimo fissato per i soggetti non persone fisiche, che non potranno eccedere i 14 euro annui. Questa misura si estende anche alle comunicazioni periodiche che le istituzioni finanziarie inviano ai propri clienti.
Sanatoria criptovalute: cosa fare dopo l’invio della domanda
L’invio del modello di richiesta è solo il primo passo. Per completare la sanatoria è necessario anche il versamento di due tipi di importi:
- una sanzione per la violazione degli obblighi di monitoraggio fiscale
- un’imposta sostitutiva sul valore delle cripto-attività non dichiarate.
Il pagamento deve avvenire in un’unica soluzione tramite il Modello F24 ELIDE, senza possibilità di compensazione con eventuali crediti d’imposta.
Le 3 fasi della sanatoria criptovalute: riepilogo
L’Agenzia delle Entrate ha delineato una procedura in tre fasi per coloro che non hanno dichiarato i redditi da criptovalute:
- Presentazione di un modello unico di dichiarazione.
- Indicazione precisa del valore delle criptovalute detenute in ogni periodo d’imposta interessato.
- Versamento di una sanzione ridotta e dell’imposta sostitutiva corrispondente al reddito omesso.
Quali documenti presentare
Oltre al versamento delle somme dovute, è necessario allegare una relazione dettagliata che evidenzi le violazioni, un prospetto di riconciliazione e il dettaglio del valore delle criptoattività. Questo passaggio è cruciale per attestare la lecita provenienza dei fondi e il costo di acquisizione delle cripto-attività.
Tuttavia, il settore delle criptovalute si contraddistingue per la sua natura decentralizzata e per le transazioni on-chain, spesso carenti di documentazione formale. Questa peculiarità può complicare la produzione di una documentazione che soddisfi i requisiti di legittimità degli investimenti, ma nonostante ciò, la documentazione completa e dettagliata resta un requisito imprescindibile per la procedura di sanatoria.
I contribuenti che aderiscono alla sanatoria per le criptovalute dovranno inviare via PEC all’Agenzia delle Entrate (Direzione Regionale) la domanda per l’istanza, la quietanza del versamento tramite F24 e la relazione di accompagnamento contenente la documentazione probatoria, che include contabili bancarie attestanti l’acquisto delle criptovalute, Transaction Id, Wallet Address e tutti gli altri documenti rilasciati dagli intermediari.