Matteo Renzi non ha affatto digerito l’accordo sui migranti siglato da Italia e Albania e, quando i cronisti provano a sollecitarlo sulla questione, non trova parole molto gentili da rivolgere al governo Meloni. Per il leader di Italia Viva, il patto è solo uno spot elettorale che non risolverà affatto il problema dei flussi migratori.

Accordo Italia-Albania, Renzi duro: “Migranti vanno mandati a lavorare, non in Albania”

È un Matteo Renzi evidentemente molto impegnato, tra impegni istituzionali e non, quello che viene ‘placcato’ dai cronisti – per usare un gergo che piacerà agli amanti del rugby – che gli chiedono un parere su alcune delle questioni più scottanti dell’attualità politica italiana.

Il leader di Italia Viva sta al gioco, da sempre molto a suo agio di fronte alle lusinghe mediatiche, e si accorda per rispondere a due domande. Alla fine, e malgrado le sue resistenze, saranno tre, ma non importa.

Inevitabile chiedere un’opinione sull’accordo tra Italia e Albania sui migranti, salutato quasi come una svolta epocale dalla maggioranza di governo e ora sottoposto al vaglio della Commissione Europea. Il parere di Renzi sul patto, raccolto dall’inviato di Tag24 Michele Lilla, è ben lontano, per usare un eufemismo, da quello degli esponenti dell’esecutivo.

“Lo trovo l’ennesimo spot elettorale di questo governo. Giorgia Meloni ha detto che avrebbe fatto il blocco navale, ma da quando è al governo gli sbarchi sono raddoppiati. Giorgia Meloni ha detto che avrebbe bloccato l’immigrazione e non è riuscita a farlo. Adesso si inventa questa ‘soluzione albanese’, simile a quella che il Regno Unito voleva fare con il Ruanda e che è fallita. Un’operazione di immagine che serve solo ad avere un po’ di attenzione mediatica”.

Una ‘bolla mediatica’ che Renzi liquida con una battuta delle sue (“In Albania la Meloni ha mandato solo i turisti, non credo ci manderà i migranti“), per poi affrontare seriamente quello che, per lui, è il vero nodo centrale del problema immigrazione: quello del lavoro.

“È un discorso molto semplice: noi abbiamo dei posti di lavoro che non sono coperti dalla popolazione italiana, allora se qualcuno viene in Italia, deve stare alle nostre regole e deve andare a lavorare. Non servono i centri di permanenza ma servono i centri di formazione“.

Renzi sulla manovra: “Dovevano pensare alle partite iva e sono diventati il ‘Partito dell’iva’”. E sul premierato…

Giudizio ancora più pesante, se possibile, Renzi lo esprime sulla manovra finanziaria dell’esecutivo, che, secondo il leader di Italia Viva, riesce nell’unico intento di peggiorare la situazione economica delle famiglie italiane.

È una manovra fatta di tasse. Avevano detto che avrebbero pensato alle partite iva e sono diventati il ‘Partito dell’iva’. Aumenta l’iva sui pannolini, quella sui passeggini, aumentano gli assorbenti e il latte in polvere. Una cosa incredibile, cui si aggiunge l’aumento della cedolare sulla casa. È un peccato perché la destra è sempre stata, in teoria, la coalizione che le tasse doveva abbassarle. Ci fosse stato Berlusconi non sarebbe mai accaduta una cosa di questo genere“.

Un messaggio, quest’ultimo, neanche troppo velato agli elettori di Forza Italia, come a dirgli di rivolgere altrove le proprie attenzioni elettorali, dal momento che i loro valori non si ritrovano più in quel partito.

Infine, una battuta sulle riforme costituzionali, e l’ipotesi del premierato sulla quale Renzi non è contrario a prescindere, pur ravvisando una certa confusione nell’esecutivo. Per lui, la via maestra dovrebbe essere ancora quella del ‘sindaco d’Italia’.

Se c’è elezione diretta del presidente del consiglio è un bene, perché il meccanismo è quello del sindaco d’Italia. Non è una deriva autoritaria, funziona bene così dappertutto. Nella proposta del governo c’è un po’ di confusione. Intanto perché, nella loro idea, il sindaco d’Italia non può scegliere e revocare i ministri, cosa che, invece, deve fare. Poi c’è un pasticcio perché non si capisce bene cosa succede in caso di sfiducia”.

Renzi invita il governo a modificare la proposta di riforma in Senato e poi se ne va, nonostante una giornalista provi a fargli una quarta domanda. Invano. Del resto, gli accordi sono accordi e vanno rispettati.