QuarkChain si propone di risolvere il trilemma della blockchain, ovvero dare un risposta in grado di tenere insieme scalabilità, decentralizzazione e sicurezza del sistema. Tutte le blockchain di prima o seconda generazione soffrono di almeno uno di questi problemi, a partire da Bitcoin ed Ethereum.
Per farlo utilizza una tecnica che si sta affermando sempre di più in ambito crypto, ovvero lo sharding. La sua adozione sembra essere in effetti la chiave per riuscire a dare risposte effettivamente adeguate ad ognuno dei tre.
Quarkchain: cos’è e cosa si propone
QuarkChain è una blockchain permissionless costruita nel preciso intento di tenere insieme scalabilità, decentralizzazione e sicurezza. Il modo individuato dai suoi sviluppatori per riuscire a conseguire l’obiettivo è la divisione del lavoro tra gli shard, in pratica delle blockchain sussidiarie. Una volta che queste hanno elaborato la transazione la inviano alla catena principale, che ha in pratica un solo scopo, quello di convalidarle.
In tal modo è possibile raggiungere un numero molto elevato di operazioni, nell’ordine delle decine di migliaia al secondo. Un risultato assolutamente straordinario, se si considera che Bitcoin può arrivare al massimo a poche decine di TPS (Transazioni per Secondo). Ne consegue che QuarkChain è in grado di proporsi come uno strumento di pagamento in grado di fare concorrenza a quelli attualmente utilizzati.
L’adozione dello sharding, peraltro, fornisce una risposta anche al problema della mancanza di comunicazione diretta tra blockchain. Per farlo QuarkChain accoglie l’altra rete come se fosse una sottocatena. Ne consegue la trasformazione delle transazioni in operazioni cross-shard, che stabilirebbero quindi l’interoperabilità tra quelle principali.
Se la suddivisione in shard è l’accorgimento adottato per ottenere la scalabilità, la decentralizzazione è invece perseguita incentivando il mining individuale. Chi intende partecipare all’attività di estrazione dei blocchi può farlo senza doversi unire ai mining pool. In tal modo è anche possibile ottenere ricompense di maggiore entità, mentre il vantaggio per la blockchain deriva dal fatto che aumentando i nodi si riesce a complicare eventuali attacchi tesi al suo controllo, che potrebbero sfociare nel double spending. In pratica, per riuscire un attacco avrebbe bisogno di conseguire il 25% dell’hash rate della blockchain. Un dato che secondo gli esperti, proprio grazie alla struttura adottata è praticamente impossibile.
Chi c’è dietro QuarkChain
Il lancio di QuarkChain risale al 2018, sotto l’impulso di Qi Zhou che è l’attuale CEO. Si tratta di una figura già nota per il lavoro condotto all’interno di aziende di primaria importanza come Google, Facebook, Delle e EMC in qualità di ingegnere software, dopo essersi laureato al Georgia Institute of Technology con un dottorato in ingegneria elettrica e informatica.
Nello stesso anno sono stati resi pubblici sia la testnet di QuarkChain che il wallet QPocket. Mentre il token di utilità destinato ad agevolare le operazioni all’interno della rete, QKC, in precedenza emesso sotto forma di token ERC-20, è stato a sua volta reso nativo, grazie all’introduzione della mainnet, nel 2019. In tal modo è infatti stato possibile implementare un token swap che consente di cambiare il QKC ERC-20 in QKC nativo della mainnet QuarkChain e viceversa.
Nel 2020 è poi sbarcato sulla blockchain il picchettamento, mentre il 2021 è stato l’anno del cosiddetto BigBang, ovvero il rilascio della mainnet 2.0 di QuarkChain.
Le prospettive per il futuro
Al momento QuarkChain si trova in una sorta di limbo, ovvero al 347° posto della classifica relativa alla capitalizzazione di mercato. Una posizione derivante soprattutto dal fatto che la gelata la quale ha colpito l’innovazione finanziaria si è riversata sui progetti che sono ancora agli inizi.
Proprio le caratteristiche tecnologiche, però, potrebbero consentire a QuarkChain di attirare l’attenzione che è mancata dal suo esordio e sospingerne il successo. Anche perché non si tratta di una soluzione meramente speculativa, ma cerca di fornire risposte a problemi avvertiti come trilemma e interoperabilità.