C’era una volta il campo largo. O comunque una coalizione alternativa al centrodestra. Questo è l’obiettivo dichiarato del Pd di Elly Schlein in vista delle regionali e amministrative del prossimo anno. Se per i comuni il doppio turno può consentire apparentamenti al ballottaggio, il sistema elettorale delle regionali invece spinge alla costruzione di coalizioni per essere competitivi. Non a caso i dem hanno congelato le primarie sia in Sardegna che in Piemonte per arrivare a chiudere un accordo con i 5 Stelle che di gazebo non vogliono sentirne parlare. L’alleanza è già chiusa in Abruzzo e comprende anche Azione. E’ di oggi poi la suggestione, sostenuta da M5S, del rettore Tomaso Montanari come candidato sindaco a Firenze. Grandi lavori in corso, insomma. C’è da dire però, guardando ai precedenti, che non sempre il ‘campo largo’ è stato garanzia di successo. Anzi spesso sono prevalse le delusioni. Con una costante: i leader non si fanno vedere insieme in campagna elettorale. E’ successo alle amministrative del maggio scorso e da ultimo anche alle suppletive a Monza e alle comunali a Foggia, uno dei pochissimi casi di ‘campo larghissimo’ da Azione a Avs, strappata al centrodestra. Unica eccezione le elezioni regionali in Molise a giugno. Qui, caso raro, ci fu una foto insieme di Schlein, Conte, Fratoianni. Al tavolo di un bar, però, non sul palco di un comizio. E senza molto successo vista la sconfitta di Roberto Gravina dei 5 Stelle, sostenuto da una coalizione di centrosinistra con Pd e Alleanza Verdi-Sinistra. Intanto , nel centrosinistra si cerca l’intesa sulle riforme costituzionali ma non c’è al momento un ‘contro ddl’ delle opposizioni a quello del governo sul premierato. Ma le posizioni fin qui espresse, a partire dalle ‘consultazioni’ con la premier Giorgia Meloni a maggio a Montecitorio, portano a una possibile contro-proposta condivisa: un cancellierato sul modello tedesco. Niente elezione diretta, nè messa in discussione degli equilibri con il Colle. Ma l’introduzione di alcuni correttivi in grado di rafforzare i poteri del premier favorendo la stabilità di governo. Ovvero la sfiducia costruttiva e il potere di nomina e revoca dei ministri. Carlo Calenda spinge per una soluzione di questo tipo e alcune settimane fa aveva sollecitato Pd e M5S a fare fronte comune: “Chiediamo insieme il cancellierato”.

Pd e 5 Stelle marciano divisi

L’invito è rimasto senza un seguito operativo e oggi Calenda in un’intervista è tornato a ‘caldeggiare’ la soluzione tedesca. Per il Pd è un riferimento a cui guardare e non dispiace ai 5 Stelle. Un perimetro che potrebbe consentire un’azione comune spazzando via sospetti che pure aleggiano in ambienti parlamentari. Il fatto che Matteo Renzi sostenga la riforma Meloni pur annunciando molti emendamenti, potrebbe aprire la breccia ad altri tra le opposizioni per un’interlocuzione con la maggioranza che parla di “riforma aperta alle modifiche”. Un ‘contro-ddl’ comune renderebbe più chiaro il posizionamento in campo e tornando al ‘tedesco’ così ne parlava Schlein al termine dell’incontro con Meloni a maggio: “Abbiamo posto all’esecutivo, guardando al modello tedesco”, la questione dell’istituto “della sfiducia costruttiva, che eviterebbe crisi al buio”. E poi Conte in conferenza stampa alcune settimane fa: ”Alcuni elementi del sistema tedesco sono positivi, il M5s è disponibile a confrontarsi con le altre opposizioni sul tema delle riforme”. Sta di fatto però sia sulle amministrative prossime vetture che sulla riforma costituzionale il centro-sinistra è ancora di là da venire.