Chi non ha mai letto un’opera di Italo Calvino? Il Visconte Dimezzato o il Barone Rampante, solo per citarne due tra tante… Calvino è uno degli autori più famosi e tradotti nel mondo per la sua trasversalità e quest’anno si celebra il centenario dalla sua nascita.

100 anni di Italo Calvino

Tante iniziative per celebrare lo scrittore poliedrico del Novecento, in particolar modo il 15 ottobre 2023 (giorno della sua nascita). Ma gli eventi in programma non sono terminati con il mese di ottobre.

L’Università degli studi di Roma “Niccolò Cusano” e “Tor Vergata” celebreranno insieme, il prossimo 21 e 22 novembre, tale ricorrenza dedicando un Convegno internazionale alla ricostruzione del profilo dello scrittore, caratterizzato da una straordinaria versatilità intellettuale. Durante i lavori del convegno sarà presentata anche la mostra dedicata all’autore: “Continenti dell’altrove. Le Città di Calvino tra invenzione e rappresentazione”.

Centenario nascita di Italo Calvino

A rispondere alle nostra curiosità, la prof.ssa Pamela Parenti.

Qual è l’intento della Unicusano e di Tor Vergata nel celebrare questo autore?

“Le celebrazioni dedicate a Calvino quest’anno sono state molte, alcune delle quali ancora in atto, abbiamo voluto ricordare questo autore nell’ambito di un progetto comune che ci vede impegnati in una struttura di ricerca, “L’Osservatorio-laboratorio sulla Letteratura di Formazione in Italia”, nato più o meno un anno fa, in cui lavorano al nostro fianco giovani ricercatori anche in sinergia con le scuole. Per tale ragione il nostro convegno mette insieme gli interventi di Docenti della Scuola e dell’Università dedicando uno spazio significativo alle voci dei giovani studiosi (assegnisti di ricerca e dottorandi). Riteniamo, infatti, che un autore come Calvino, che riflette nella sua opera i principi della multiformità, della transdisciplinarietà, del superamento delle barriere dei ruoli, dei generi e dei settori, si presti a un dialogo e a uno scambio tra le varie forme d’indagine anche con lo scopo di individuare nuove linee di ricerca.”

Come sottolinea in un’intervista su «Panorama» Giuseppe Lupo, docente di Letteratura contemporanea presso l’Università cattolica di Milano e tra i relatori del Convegno, i programmi della scuola secondaria superiore sono troppo vasti e il canone degli autori, sottoposto agli studenti per la lettura, è molto focalizzato sul lontano passato.

Giustamente i docenti dedicano gran parte del loro tempo ai grandi classici della letteratura, ma questo comporta per gli studenti l’impossibilità di arrivare a conoscere, a leggere e a studiare autori importantissimi del secondo Novecento letterario (a mala pena alcuni riescono ad arrivare a Montale).

Calvino, come Pasolini, sono figure portanti del secolo scorso: intellettuali, giornalisti, critici, scrittori che hanno sperimentato linguaggi e codici diversi.

Le numerose celebrazioni che sono state dedicate a entrambi in occasione del centenario della nascita (lo scorso anno a Pasolini e quest’anno a Calvino) sono nate proprio con l’intento primario di riportare all’attenzione di tutti, non solo degli studiosi, la complessità, l’attualità, la profondità, ma anche lo straordinario fascino artistico delle loro opere.

L’importanza di studiare questo autore tra i banchi di scuola…

Calvino è stato uno sperimentatore di generi e di codici diversi, ma anche uno studioso della tradizione folcloristica (si pensi alle Fiabe italiane) e un lettore critico dei classici (solo per fare un paio di esempi, ricordiamo il suo saggio sulla lettura dei classici e il suo racconto dell’Orlando Furioso). Inoltre, alla varietà stilistica Calvino ha coniugato anche una sorta di pluralità linguistica usando il dialetto, la lingua “antica”, la terminologia scientifica. Un lessico complesso e multiforme tanto ricco da destare un interesse “enciclopedico”, è uscita, infatti proprio in questi giorni, una sorta di enciclopedia della lingua di Calvino, edita da Treccani e a cura di Matteo Motolese.

“Perché, dunque, proporre Calvino tra i banchi di scuola? La risposta a questa domanda ce la fornisce Calvino stesso in un articolo sull’importanza della lettura dei testi definiti “classici”, Italiani, vi esorto ai classici («L’Espresso», 28 giugno 1981). Egli scrive: «La gioventù comunica alla lettura come a ogni altra esperienza un particolare sapore e una particolare importanza; […] Infatti le letture di gioventù possono essere poco proficue per impazienza, distrazione, inesperienza delle istruzioni per l’uso, inesperienza della vita. Possono essere (magari nello stesso tempo) formative nel senso che danno una forma alle esperienze future, fornendo modelli, contenitori, termini di paragone, schemi di classificazione, scale di valori, paradigmi di bellezza: tutte cose che continuano a operare anche se del libro letto in gioventù ci si ricorda poco o nulla. Rileggendo il libro in età matura, accade di ritrovare queste costanti che ormai fanno parte dei nostri meccanismi interiori e di cui avevamo dimenticato l’origine. C’è una particolare forza dell’opera che riesce a farsi dimenticare in quanto tale, ma che lascia il suo seme».

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