Che fine ha fatto Ferdinando Carretta? Perché il suo nome era salito alla ribalta delle cronache? L’uomo, morto all’età di 61 anni lo scorso giugno, ne aveva solo 27 quando, il 4 agosto del 1989, sterminò la sua famiglia, uccidendo il padre, la madre e il fratello minore a colpi d’arma da fuoco.
Che fine ha fatto Ferdinando Carretta, accusato di aver sterminato la sua famiglia a Parma
Ferdinando Carretta era nato nel 1962. Il 4 agosto del 1989, all’età di 27 anni, uccise a colpi di pistola i genitori Giuseppe e Marta, di 53 e 50 anni, e il fratello minore Nicola, di 23, facendo perdere le sue tracce e permettendo a tutti di credere che la famiglia si fosse trasferita all’estero, ai Caraibi, per costruirsi una vita migliore.
Fu rintracciato a Londra – dove lavorava come pony express – solo nove anni dopo, nel 1998, nel corso di un controllo di polizia. Agli inquirenti che lo interrogarono sulla misteriosa scomparsa dei membri della sua famiglia disse di non sapere nulla. Poi confessò.
Successe nel corso di un’intervista rilasciata in diretta tv alla trasmissione “Chi l’ha visto?”: non solo disse di aver ucciso i genitori e il fratello, ma spiegò anche nel dettaglio i passaggi che aveva eseguito per ripulire la scena del crimine e occultarne i cadaveri.
La confessione del triplice omicidio in diretta tv
Ho preso quella pistola, quell’arma da fuoco, e ho sparato ai miei genitori e a mio fratello. I corpi sono rimasti nell’appartamento, ho cercato di ripulire tutto al meglio che potessi, in modo da non lasciare traccia. È stato un atto di follia, un atto di follia completa […],
aveva detto Carretta guardando la telecamera dell’inviato che lo intervistava. E alle sue domande sul movente del delitto aveva risposto che non c’era stato un reale motivo, che non aveva agito per vendicarsi di un loro comportamento, né a causa di precedenti screzi che avevano avuto.
Dopo averli uccisi ne gettò i corpi in una discarica: non sarebbero mai stati ritrovati, così come l’arma del delitto. Ad incastrarlo, oltre alle sue parole, fu una minuscola traccia di sangue rinvenuta dai Ris dietro al portasapone della vasca da bagno dell’abitazione familiare a ormai dieci anni dai fatti.
Non c’erano altri segni, né i bossoli incriminati. Stando a quanto ricostruito in seguito, Carretta avrebbe agito per prendere possesso dell’eredità dei genitori, spinto dai suoi gravi problemi mentali.
La malattia di Ferdinando Carretta
Gli esperti che lo visitarono stabilirono che Carretta fosse affetto da schizofrenia paranoide. Fu giudicato incapace di stare in giudizio e assolto da tutte le accuse. Evitò quindi il carcere, finendo nell’ospedale psichiatrico criminale di Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova, per sette anni e mezzo.
Per altri nove anni fu trasferito in una comunità e lavorò per una cooperativa sociale. Poi, nel 2015, il magistrato di sorveglianza di Bologna gli concesse la piena libertà. Lo scorso giugno era stato trovato morto nella casa che aveva acquistato a Forlì con i soldi ricavati dalla vendita dell’appartamento dei genitori.
Aveva 61 anni. Da tempo aveva fatto sapere di essersi pentito di ciò che aveva fatto, sostenendo di aver rovinato la sua vita e quella di coloro che lo circondavano. La zia Paola, unica sopravvissuta della famiglia dopo la morte delle sorelle della madre, Adriana e Carla Chezzi, ai giornalisti aveva detto di augurarsi che, dopo aver scontato la sua pena, avesse raggiunto una nuova serenità. Non si è mai spiegata il perché del mancato ritrovamento dei corpi.
Il mistero della sua famiglia, la famiglia Carretta, ha attirato per anni l’opinione pubblica nazionale, prima di finire nel dimenticatoio. Era stato riportato alla luce proprio dalla recente scomparsa dell’uomo.
In questo articolo parlavamo di un altro storico caso: Il caso di Antonella di Veroli o “omicidio dell’armadio”.