La sua figura ha sempre suscitato forti polemiche, soprattutto in relazione al caso di Elisa Claps, la 17enne scomparsa e poi trovata morta a Potenza: chi era don Mimì Sabia e qual è stato il suo ruolo nella vicenda?

Chi era don Mimì Sabia, il parroco della Chiesa della Santissima Trinità di Potenza

Don Domenico Sabia, per tutti “don Mimì” è scomparso ultraottantenne a causa di una malattia. Era il 2008. Allora il corpo di Elisa Claps non era ancora stato ritrovato. La giovane, di 17, era scomparsa il 12 settembre del 1993 senza lasciare tracce.

I familiari e gli inquirenti l’avevano cercata dappertutto, senza successo. L’avrebbero trovata, senza vita, nel sottotetto della Chiesa della Santissima Trinità, a poche centinaia di metri dalla sua abitazione, nel marzo del 2010.

Era stato l’ultimo posto in cui era stata vista – in compagnia di Danilo Restivo, che si sarebbe rivelato essere il suo killer -, ma il parroco si era sempre rifiutato di consentirne l’accesso per delle perlustrazioni. Si trattava di don Mimì. In molti pensano che fosse a conoscenza dell’omicidio, per diversi motivi.

Quando la ragazza fu uccisa era partito per sottoporsi a delle cure termali a Fiuggi. Il 16 settembre rientrò dopo essere stato convocato in Questura. Ai poliziotti che lo ascoltarono disse di non conoscere né la giovane scomparsa né Restivo. Anni dopo sarebbe stato appurato che era un amico di famiglia, per il ragazzo: una fotografia lo immortalerebbe, addirittura, al suo diciottesimo compleanno.

Restivo stesso dirà che il parroco, a cui aveva confessato di aver tagliato le ciocche di capelli di alcune ragazze sui bus cittadini (un dettaglio che sarebbe poi diventato la sua firma da assassino) lo aveva aiutato a “smettere”.

Il ruolo dell’uomo nella scomparsa e nell’omicidio di Elisa Claps

Non è tutto. Nel 2011 monsignor Agostino Superbo, all’epoca vescovo di Potenza, rivelò agli inquirenti che stavano indagando sul caso di Elisa Claps (che sarebbe stato risolto solo anni dopo, quando Restivo aveva già ucciso anche un’altra donna, Heather Barnett) che don Mimì era forte al punto

che la sua Chiesa sfuggiva in qualche modo al [suo] controllo.

E aggiunse:

don Mimì non mi ha mai parlato della vicenda Claps se non quando mi chiese di parlare con il prefetto per far rimuovere i sigilli dei locali sotterranei della Chiesa apposti per accertamenti dell’autorità giudiziaria. In quella circostanza mi disse: ‘Che devono cercare, qui non c’è nessuno’.

Forse sapeva che il corpo della ragazza si trovava altrove? È solo un caso che sarebbe stato ritrovato, ufficialmente, dopo la sua morte? O magari aveva fatto il possibile per tenerlo nascosto? La famiglia della vittima ne è convinta. Il fratello Gildo di recente ha raccontato:

Mamma (la signora Filomena, ndr) lo affrontò nei primissimi giorni e gli chiese di dire cosa fosse successo, se sapeva qualcosa, e lui disse: ‘Non conosco Restivo e non conoscevo Elisa’.

Ne parlava al passato, come se sapesse già che fosse morta. Per tempo si è ipotizzato che avesse fornito a Restivo le chiavi della Chiesa. Voleva proteggerlo? Per quale motivo? Sono interrogativi destinati a restare senza risposta, come quelli che avvolgono la misteriosa lettera trovata nel suo appartamento dopo il rinvenimento del corpo di Elisa.

Si tratta di una missiva datata pochi giorni dopo la scomparsa della ragazza e indirizzata alla sua famiglia. Vi si lasciava intendere che la 17enne si fosse allontanata volontariamente da Potenza (una falsità). Che sia stata scritta da lui non ci sono dubbi (la calligrafia è stata confrontata con altri scritti). Non è mai stato chiarito, invece, il perché.

La targa dedicata a don Mimì con la riapertura della Chiesa a Potenza

Lo scorso agosto, con la riapertura al culto della Chiesa della Santissima Trinità di Potenza – prima sottoposta a sequestro e poi ristrutturata -, era stata inaugurata nei pressi della struttura anche una targa dedicata a don Mimì. Una targa che in molti, in virtù dei suoi comportamenti controversi, contestano.

Rabbrividisco al pensiero che la Chiesa possa prendere ad esempio pedagoghi come don Mimì Sabia per le future generazioni. Quella targa […] è l’ultimo affronto alla memoria di Elisa e alla nostra battaglia,

aveva dichiarato al Cestrim di Potenza Gildo Claps, che da sempre mette in luce come il caso della sorella sia stato avvolto da una fitta nebbia di omertà. Ne avevamo parlato anche con il giornalista investigativo Fabio Sanvitale.