Solitudine o relazioni? La prima ci rende tristi, la vita è basata sul rapporto con gli altri: sia nella sfera personale, che in quella familiare e che lavorativa. L’altro inteso come persona estranea c’è in ogni cosa che facciamo, esiste, la vediamo: non ci conosce ma ci sfiora in metro, ci sorride al ristorante, ci imbarazza in ascensore. L’altro è in ogni cosa che facciamo, è familiare se fa parte della nostra vita o è
estraneo se non lo conosciamo direttamente, ma poco importa sul piano teorico: esiste, lo
vediamo e condiziona la nostra vita.

I rapporti tra persone in filosofia

La filosofia, ad esempio, si è molto interrogata sul rapporto che ci lega agli altri: Aristotele ci ha definiti animali sociali, Lévinas, invece, sostiene l’importanza dell’esistenza dell’altro in termini
etici
, di responsabilizzazione collettiva. Aristotele nel IV secolo a.C., parla dell’uomo come un animale sociale, dunque tende ad aggregarsi agli altri individui e ad unirsi in società per natura. È un’esigenza, ma anche un tratto caratteristico che lo rende unico. L’interazione è alla base di ogni forma sociale, e comunità politica.

L’altro come fonte di crescita e sapere

Se l’uomo vivesse in solitaria, le conoscenze sarebbero limitate. Il confronto serve anche ad aprire se stessi agli altri, la lettura che si regge proprio sull’apertura ad altre vite. Ogni evoluzione passa dal confronto con gli altri. Edmund Husserl, filosofo austro-tedesco, afferma che gli individui senza gli altri esseri umani non esisterebbe quel luogo oggettivo che chiamiamo mondo; senza la presenza dell’altro non potremmo dunque definirlo tale. Il mondo è il risultato dell’intersoggettività, dell’interazione tra più soggetti.

Da Lévinas a Sartre, l’altro come fonte di crescita e conoscenza

Emmanuel Lévinas afferma che la presenza degli altri per prima cosa ci rende etici e, dunque, umani. Se gli altri non esistessero saremmo incapaci di provare – tra le tante altre cose- la responsabilità. Il filosofo afferma che l’esperienza con l’altro non è mai di assimilazione, non è mai dettata dal prevaricare, ma dal
comprendersi. O almeno cosi dovrebbe essere. Jean-Paul Sartre, ad esempio, dichiara che l’altro dà significato alla nostra vita, ma non per tutti, è un fatto positivo; l’altro ci rende oggetti, ci riduce alla sua interpretazione che non è mai uguale a quello che siamo realmente.

Gli altri secondo Hegel

Il rapporto con gli altri è spesso conflittuale per via del comportamento giudicante che ci rende vulnerabili. Vediamo come anche per il filosofo Hegel, il nostro rapporto con gli altri non è semplice. La sua famosa dialettica, servo-padrone, ci mette davanti ad uno scenario in cui il rapporto sembra ridursi ad un gioco di potere: se si considera un legame tra due persone, c’è sempre chi
serve e chi viene servito in un circolo vizioso di dipendenza reciproca.