BitTorrent è un token che gira sulla catena di Tron. A differenza della stragrande maggioranza dei sistemi concorrenti, però, come meccanismo di consenso ha deciso di adottare il Delegated Proof-of-Stake, incentrato sulla reputazione. Una scelta derivante dall’intenzione di risolvere non soltanto i problemi di scalabilità che sono tipici delle blockchain, ma anche quelli di mancata decentralizzazione.

BitTorrent: di cosa si tratta?

BitTorrent è un token TRC-10 funzionante sulla blockchain di Tron. L’obiettivo che si prefigge è la fornitura di una piattaforma all’interno della quale gli utenti siano in grado di ricevere ed utilizzare denaro virtuale nel corso della condivisione dei file mediante l’omonimo software BitTorrent.

Nel sistema creato all’uopo, gli host dei file ricevono BTT, acronimo di BitTorrent Token, come ricompensa per il mantenimento di file sulla rete. Un mantenimento che rende possibile agli utenti l’individuazione di quelli che intendono scaricare. Utenti che, a loro volta, possono usare BTT al fine di acquistare maggiore larghezza di banda, in modo da accelerare il download dei file.

La sua storia ha avuto inizio nel 2018, quando Tron Foundation ha proceduto all’acquisizione di BitTorrent, il più noto protocollo di condivisione file peer-to-peer a livello globale. Coi suoi oltre 100 milioni di utenti dislocati in ogni parte del globo BitTorrent è in grado di essere utilizzato per la condivisione e lo scambio di file di vario genere. Una caratteristica tale da permettergli di rappresentare un terzo del traffico totale di Internet.

Justin Sun, il fondatore di Tron, ha quindi deciso di mixarlo con la blockchain di Tron, in modo da dare vita ad una infrastruttura realmente decentralizzata in grado di servire da piattaforma di distribuzione a favore di una base di utenti globale. Ne è scaturito “Project Atlas”, una sorta di manifesto della Tron Foundation in cui viene delineato un mondo reso migliore dal progetto ideato.

Come funziona BitTorrent

Come abbiamo ricordato all’inizio, BitTorrent si basa su un meccanismo di consenso Delegated Proof-of-Stake. Al suo interno i validatori sono scelti sulla base della reputazione, senza dover eseguire complessi calcoli matematici, come avviene nel proof-of-Work, o mettendo il maggior numero possibile di token in deposito, procedimento che caratterizza il Proof-of-Stake.

Una volta che siano stati scelti, i nodi conservano una copia completa dei file archiviati sul computer e vengono premiati per il lavoro prestato sotto forma di BTT. Naturalmente, per poter ricevere ricompense di un certo rilievo occorre archiviare grandi quantità di files.

Per quanto riguarda la tokenomics, il piano di sviluppo di BitTorrent prevede un’offerta massima pari a 990 miliardi di monete virtuali. Di questo quantitativo, il 9% è stato venduto in un round di finanziamento iniziale che ha fruttato circa 7 milioni di dollari, che hanno fornito le prime basi al suo sviluppo.

Per quanto riguarda il restante, il 20% è andato alla Tron Foundation, il 19,9% impiegato come incentivo per BitTorrent, il 19% è a disposizione degli sviluppatori, il 10,1% è stato riservato sotto forma di airdrop agli utenti di Tron e il 10% a quelli di Torrent. Più altri quantitativi riservati a vari scopi, come i programmi di affiliazione.

Le prospettive future

BitTorrent si presenta come un progetto rivolto alla risoluzione di un’esigenza reale, la conservazione dei file online. La scelta fatta, mixare la piattaforma esistente con la blockchain di Tron, permette l’archiviazione decentralizzata degli stessi, andando a incidere su una situazione di monopolio, quello esercitato dalle Big Tech.

Proprio per questo motivo BitTorrent è riuscito sin dalla fase iniziale a destare attenzione da parte di molti investitori. Una attenzione la quale potrebbe lievitare nei prossimi mesi, quando il crypto winter dovrebbe lasciare il posto alla sospirata schiarita, con una crescita dell’intero settore. In vista della quale BitTorrent sembra ottimamente posizionato.