Il filone delle meme coin continua ad arricchirsi periodicamente di nuove proposte, intenzionate a ripercorrere le orme di Dogecoin e replicarne il successo. Un compito reso non troppo agevole proprio dalla folta concorrenza da affrontare.

L’ultimo esponente di spicco di questa particolare categoria è Pepe Coin, che ha voluto però differenziarsi dagli imperanti meme sui cani. In questo caso, infatti, al centro del progetto c’è una rana, indicata dagli stessi proponenti come il token deciso a porre fine alla saga degli Inu Coin. In effetti nella prima parte della sua vita è sembrata in grado di farlo, anche se con il trascorrere del tempo le ambizioni di partenza non sono state del tutto rispettate.

Pepe Coin: cos’è e cosa si propone

Porre fine al dominio dei meme coin basati sui cani di razza Shiba Inu: questo è il proposito bellicoso con cui si è presentato al mercato Pepe Coin. Il meme su cui si basa è quello di Pepe the Frog, ispirato al fumetto Boy’s Club, scritto nel 2005 da Matt Furie. Per farlo, gli sviluppatori hanno varato una tokenomics relativamente semplice:  il 93,1% dei token è destinato al pool di liquidità, con un programma di “burning”, ovvero tale da prevederne la pratica eliminazione, in modo da sostenerne la quotazione di mercato.

Il rimanente 6,9% dell’offerta è invece custodito all’interno di un portafoglio multisig, in maniera tale da essere utilizzato alla stregua di token per future quotazioni su exchange centralizzati, bridge e fondi di liquidità.

Creato come token ERC-20, quindi rispondente agli standard di Ethereum ed emesso sulla base di smart contract, per il momento è scambiato principalmente su OKX, Huobi, Gate.io e UniSwap. La speranza, naturalmente, è quella di accedere ad altri scambi centralizzati, un’accettazione la quale solitamente coincide con una corsa verso l’alto del titolo interessato.

Occorre fare molta attenzione

Pepe Coin è nato sulla base di una semplice ambizione: battere i meme coin basati sui cani di razza Shiba Inu, a partire da Dogecoin. Una ambizione non proprio semplice da trasformare in fatti concreti, alla luce della fedeltà della comunità a DOGE e del sostegno dichiarato di Elon Musk.

Il problema è che Pepe Coin si prospetta alla stregua di un semplice token speculativo. Non ci sono risposte ad esigenze del mondo reale o possibili utilizzi per i pagamenti, come invece accade per lo stesso Dogecoin e per Floki Inu. Ne deriva un semplice fatto: il suo destino dipende solo ed unicamente dall’interesse che il progetto riuscirà a destare in chi punta espressamente su questo genere di criptovalute.

Oltre a mancare di strumenti in grado di favorirne l’affermazione, però, Pepe Coin non fornisce neanche molte informazioni sui suoi propositi per il futuro. Non c’è ad esempio un white paper in grado di chiarire eventuali obiettivi, oltre quello di battere gli Inu Coin. Sul sito ufficiale è possibile reperire soltanto le informazioni relative ad un piano di sviluppo articolato in tre fasi.

Non esiste quindi mining su cui fare leva per radunare una comunità o staking in grado di remunerare chi intenda detenere le monete virtuali. In queste condizioni sembra complicato pensare che gli investitori più avveduti possano cedere alle sue lusinghe. Nonostante ciò, nel giro di poche settimane dal suo lancio il prezzo è aumentato nell’ordine di 100mila volte, prima di ripiegare quasi per inerzia.

Proprio questa dinamica ha spinto qualcuno a indicarlo come il più classico degli schemi Ponzi. Forse è ancora presto per trarre conclusioni in tal senso. Prima di investirci sopra, però, sarebbe il caso di fare molta attenzione.

Le prospettive future

Paradossalmente, proprio il fatto di configurarsi come il classico token da speculazione potrebbe dischiudere notevoli prospettive a Pepe Coin nell’immediato futuro. Come è noto, infatti, si sta approssimando l’atteso quarto halving di Bitcoin. I primi tre sono stati seguiti da una vera e propria bull run e anche in questa occasione la tendenza potrebbe essere la stessa.

Ove ciò si verificasse, una criptovaluta come Pepe Coin potrebbe calamitare i soldi degli investitori caratterizzati da profili di rischio più elevati. Con conseguenze al momento imprevedibili sul suo prezzo. Non resta quindi che attendere i prossimi mesi per capire meglio dove potrebbe arrivare il token.