I lavoratori precoci hanno davanti a sé una grande opportunità: quella di accedere alla pensione anticipata, a prescindere dall’età. Negli ultimi mesi, una parte della maggioranza politica ha lavorato per rendere Quota 41 accessibile a tutti i lavoratori, ma questo progetto, che avrebbe potuto favorire molti lavoratori non è stato approvato.
Adesso, tra i vantaggi per i lavoratori precoci, c’è sicuramente la possibilità di ottenere la pensione anticipata senza limite anagrafico, a patto che siano soddisfatti i requisiti speciali, oltre a quelli contributivi, e alle condizioni che permettono l’accesso a criteri pensionistici agevolati. Vediamo insieme quali contributi contano per lasciare il lavoro a prescindere dall’età.
Pensione anticipata: quali contributi contano
Per richiedere la pensione anticipata per i lavoratori precoci, è necessario aver maturato almeno 41 anni di versamenti contributivi, di cui 35 anni effettivi, oltre al requisito speciale di 12 mesi di contribuzione prima dei 19 anni di età. Non solo, ma oltre al requisito contributivo è necessario rientrare in una delle categorie di maggior tutela previste dalla legge.
Ad ogni modo, l’INPS nella circolare n. 99/2017 ha spiegato i principali criteri per l’accesso alla misura Quota 41 precoci. Attualmente, possono accedere alla misura i lavoratori che maturano i requisiti entro il 31 dicembre 2026.
Che vantaggi hanno i lavoratori precoci?
Si tratta di un’opportunità riservata ai lavoratori che hanno iniziato a lavorare prima del compimento dei 19 anni. Se soddisfano i requisiti di legge, possono accedere alla pensione anticipata con un requisito contributivo di 41 anni di contribuzione, a prescindere dall’età anagrafica raggiunta al momento della richiesta di pensionamento.
Quando i contributi valgono doppio?
Gli invalidi hanno diritto a una maggiorazione contributiva, a condizione che sia stata riconosciuta un’invalidità pari o superiore al 74%. Inoltre, prevede la possibilità di richiedere l’accredito di 2 mesi di contributi figurativi per ogni anno lavorato a partire dal riconoscimento dei requisiti sanitari.
Cosa cambia nel 2023 per i lavoratori precoci? Nella legge di Bilancio 2023, è stata confermata la pensione anticipata per i lavoratori precoci fino al 31 dicembre 2026.
Come si matura il diritto alla pensione anticipata precoci
Innanzitutto, per poter richiedere la pensione anticipata per i lavoratori precoci, è indispensabile vantare 12 mesi di contributi prima dei 19 anni di età. Per ottenere la prestazione economica, occorrono 41 anni di versamenti, di cui 35 effettivi, e bisogna rientrare in una delle categorie meritevoli di tutela. Ai sensi della legge 24 dicembre 2012, n. 228, ai fini del perfezionamento del requisito contributivo di 41 anni di versamenti, è possibile cumulare i periodi assicurativi.
Quali sono le categorie di tutela per la pensione anticipata?
Conformemente alle spiegazioni fornite dall’INPS, i lavoratori iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria, alle forme sostitutive o esclusive della stessa, in possesso di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995, che soddisfano i requisiti contributivi sopra elencati, possono richiedere la pensione anticipata se rientrano in una delle seguenti condizioni:
- stato di disoccupazione a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale nell’ambito della procedura di cui all’articolo 7, legge 15 luglio 1966, n. 604 e conclusione integrale della prestazione per la disoccupazione da almeno tre mesi;
- invalidità superiore o uguale al 74% accertata dalle competenti commissioni mediche per il riconoscimento dell’invalidità civile;
- assistono, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità ai sensi dell’articolo 3, comma 3, legge 5 febbraio 1992, n. 104, ovvero un parente o un affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto 70 anni oppure siano affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti;
- hanno svolto attività particolarmente faticose e pesanti ai sensi del decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67 (attività usurante di cui al decreto del Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale 19 maggio 1999, addetti alla linea catena, lavoratori notturni, conducenti di veicoli di capienza complessiva non inferiore a nove posti, adibiti al trasporto collettivo);
- sono ricompresi tra le categorie di lavoratori dipendenti di seguito elencate e hanno svolto l’attività lavorativa cd. gravosa per almeno sette anni negli ultimi 10 anni di attività lavorativa, ovvero, per almeno sei anni negli ultimi sette anni di attività lavorativa.