La vincitrice del premio Nobel per la Pace di quest’anno, l’attivista e giornalista Narges Mohammadi ha iniziato oggi lo sciopero della fame mentre si trova in prigione in Iran, nel carcere di Evin, a Teheran.
Iran, l’attivista Narges Mohammadi ha iniziato lo sciopero della fame
In Iran l’attivista Narges Mohammadi ha iniziato oggi 6 novembre 2023 lo sciopero della fame dalla prigione di Evin, a Teheran, in cui si trova al momento. La notizia è stata rilasciata direttamente dalla famiglia della donna.
La Mohammadi è stata arrestata e imprigionata ad Evin dalle autorità iraniane a maggio del 2016. La cinquantenne iraniana si trova ancora in cella. La famiglia della donna, composta da suo marito e i suoi due figli, hanno divulgato la notizia dalla Francia, paese in cui si trovano in esilio. L’attivista sta scontando una pena detentiva di 31 anni ed è stata arrestata dalle autorità del regime iraniano per ben tredici volte. Obiettivi principali delle proteste che da tutta la vita animano la giornalista sono la lotta contro la disumana condizione delle donne in Iran e la promozione dei diritti umani.
Le accuse contro il premio Nobel per la Pace Narges Mohammadi
Narges Mohammadi è l’attivista iraniana che nel 2023 ha ricevuto il premio Nobel per la Pace, per celebrare il coraggio di tutte le donne che lottano per avere diritti in Iran. Il grido “Donne, Vita, Libertà” nell’ultimo anno è diventato un simbolo di resistenza e di vicinanza per quella che è la condizione femminile in Iran, svegliando tante coscienze anche a livello internazionale.
Narges Mohammadi ha fatto della lotta contro i soprusi del regime iraniano lo scopo della sua vita: per questo motivo è stata più volte arrestata e torturata dalle autorità. Ancora oggi si trova in prigione a Evin, nella capitale dello Stato. La Mohammadi è la vice presidente del Centro per la difesa dei Diritti Umani. L’accusa per cui la donna si trova in prigione è “diffusione di propaganda” e per “aver cospirato contro la sicurezza nazionale“.
E’ stato reso noto che l’attivista soffre di gravi problemi di salute: ha infatti un disturbo neurologico che può provocare convulsioni, paralisi parziali e un’embolia polmonare. Le sue condizioni non vengono curate in prigione, anzi è stata sottoposta ad una lunga serie di torture e maltrattamenti, come ha denunciato la stessa donna in un pezzo che ha scritto in segreto per il NewYork Times, in seguito all’uccisione da parte della polizia della morale della giovane Masha Amini.