Antonio Tajani fa il punto della situazione sui concittadini italiani a Gaza. Il ministro degli Esteri ha sottolineato come “quasi tutti” loro hanno lasciato la Striscia, “tranne chi voleva rimanere”.

Il capo della diplomazia ha tranquillizzato sulle sorti di italiani, cittadini con doppia cittadinanza e familiari che hanno iniziato l’evacuazione dalla zona di guerra attraverso il valico di Rafah. Ne ha parlato con i giornalisti a margine di un incontro a Prato con rappresentanti di istituzioni e imprese colpite dall’alluvione.

Per quanto ci riguarda, quasi tutti gli italiani, tranne chi voleva rimanere, tra cui un paio di operatori della Croce Rossa, sono usciti dalla Striscia di Gaza. Abbiamo inviato, come governo italiano, beni di prima necessità attraverso l’aeronautica militare e che sono stati consegnati alla Mezza Luna rossa. Stiamo anche valutando, e lo ha detto il ministro Crosetto, di inviare un ospedale da campo italiano per i feriti nella Striscia.

Tajani: “Tutti gli italiani via da Gaza”. La cronistoria dei loro spostamenti

I primi italiani, volontari di Ong internazionali, ad uscire dal valico di Rafah sono stati Giuditta Brattini, Maya Papotti, Laura Canali e Jacopo Intini. Con quest’ultimo c’era anche sua moglie palestinese, Amal Khayal, conosciuta proprio a Gaza tre anni fa. I cinque erano usciti da Gaza lo scorso 1 novembre, e sono arrivati in patria nel giro delle successive 24 ore.

La mattina dopo, anche una bambina italiana di 6 anni e la sua mamma palestinese hanno lasciato con successo il Paese alla volta dell’Egitto. Una volta lì, hanno ricevuto assistenza da parte del personale dell’Ambasciata d’Italia al Cairo per il successivo rientro in Italia.

19 gli italiani nella Striscia prima del 1° novembre

Subito dopo le prime operazioni, in merito ai restanti concittadini, Tajani aveva confidato di contare “di farli uscire con le prossime aperture, programmate per i prossimi giorni”. Una missione che sembrerebbe dunque andata a buon fine.

Il gruppo di italiani bloccati a Gaza prima del 1° novembre, che sono “quasi tutti” rientrati in patria secondo il ministro, era composto da 19 persone. Sette di loro hanno il passaporto italiano, altrettanti il doppio passaporto e cinque sono cooperanti palestinesi.