E’ morta in Svizzera Sibilla Barbieri, una regista e attrice di 58 anni, che ha deciso di ricorrere al suicidio assistito per porre fine alla sua sofferenza a causa di una malattia terminale. La confermata dall’Associazione Luca Coscioni.

Chi era Sibilla Barbieri?

Sibilla Barbieri era una figura poliedrica nel mondo dell’arte e dell’intrattenimento, poiché era autrice, produttrice, regista e attrice. La sua preparazione professionale copriva un’ampia gamma di discipline artistiche. Come produttrice, ha collaborato con Simona Barbieri per fondare la società di produzione chiamata La Siliàn, che è attiva dal 2008.

La Siliàn si è distinta nel campo della creazione di pubblicità, cortometraggi, documentari e lungometraggi, guadagnando riconoscimenti nel corso degli anni, l’ultimo dei quali è arrivato nel 2020 con il film intitolato “Dio salvi la Regina,” in cui Sibilla Barbieri ha svolto i ruoli di sceneggiatrice e attrice. Questo film, diretto da Andrés Arce Maldonado, narra la storia di Diana, una donna determinata a sfidare la routine della vita e una società che cerca di soffocarla con le rigide regole del patriarcato.

Sibilla Barbieri è stata anche consigliera dell’Associazione Luca Coscioni, e ha partecipato a numerosi interventi sul tema della libertà nella ricerca scientifica, i quali sono disponibili per l’ascolto sul sito di Radio Radicale. Il suo lavoro più recente è stato la docu-serie intitolata “Più di chiunque altro” per RaiPlay, che ha dato voce e spazio alle esigenze della generazione Z, coinvolgendo anche suo figlio, Vittorio Parpaglioni.

Che malattia aveva?

Sibilla Barbieri, che era malata di cancro, aveva deciso di recarsi in Svizzera dopo aver ricevuto un rifiuto da parte dell’ASL romana di concederle l’assistenza medica per la morte volontaria.

Durante il suo viaggio, Sibilla Barbieri è stata accompagnata da suo figlio Vittorio e da Marco Perduca, precedentemente senatore radicale e membro dell’Associazione Luca Coscioni, oltre ad essere iscritto all’Associazione Soccorso Civile. Inoltre, martedì 31 ottobre, a Roma, essi hanno deciso di auto-denunciarsi alle autorità carabinieri, rischiando una possibile condanna fino a 12 anni di carcere. Anche Marco Cappato, in qualità di rappresentante legale dell’Associazione Soccorso Civile, ha annunciato la sua intenzione di auto-denunciarsi, poiché l’associazione ha organizzato e sostenuto questo viaggio.

Verso la metà di settembre, è da ricordare che l’Associazione Coscioni ha reso noto che l’ASL romana aveva comunicato la sua decisione. L’ASL ha spiegato che la signora Barbieri non soddisfaceva i quattro requisiti stabiliti dalla sentenza Cappato 1/4 Dj Fabo della Corte Costituzionale per poter accedere legalmente all’assistenza nella morte volontaria. In particolare, la commissione medica ha giudicato che la donna non soddisfaceva il requisito di dipendenza da trattamenti di sostegno vitale.

Sibilla Barbieri ha espresso la sua preoccupazione per questa grave discriminazione tra i malati oncologici e coloro che si trovano in condizioni non terminali diverse. In un video diffuso dall’Associazione Coscioni prima del suo viaggio in Svizzera, ha dichiarato: “Per questo ho scelto volontariamente di cercare aiuto recandomi in Svizzera, dato che ho i 10.000 euro necessari e posso ancora farlo fisicamente. Ma cosa succede alle altre persone condannate a morire a causa di malattie che non possono permettersi di farlo, sono sole o non hanno accesso alle informazioni? Questa è un’altra grave forma di discriminazione che lo Stato deve affrontare.”

La signora Barbieri ha anche raccontato di aver cercato assistenza per il suicidio assistito in Italia, conoscendo la sentenza Dj Fabo, ma l’ASL ha inviato una commissione per valutare il suo caso e ha concluso che non rientrava nei casi idonei, sostenendo che “non era legata a macchine di supporto vitale”. Nel suo ultimo video online, ha ringraziato l’Associazione Coscioni, i “disobbedienti” e coloro che l’hanno ascoltata al posto dello Stato.