I DEX (Decentralized Exchange) sono una realtà sempre più affermata, in ambito crypto. Il loro successo deriva dal fatto che, a differenza di quelli centralizzati, chi conduce transazioni non è obbligato a rilasciare le chiavi private del proprio wallet. Al tempo stesso, non hanno i livelli di efficienza che, al contrario, rappresentano il punto di forza dei CEX.

Injective Protocol si propone di mixare nel modo migliore le caratteristiche positive di entrambi i sistemi. Proprio per questo sin dal suo debutto sul mercato ha calamitato notevoli attenzioni da parte dei trader di criptovaluta. Un’attenzione dimostrata dal 38° posto detenuto nella classifica relativa alla capitalizzazione di mercato del settore. Una posizione ottenuta nonostante una certa sottovalutazione da parte dei media specializzati, nei suoi confronti.

Injective protocol: cos’è e cosa si propone

Injective Protocol è un progetto espressamente rivolto alla finanza decentralizzata (DeFi). Si propone come protocollo universale in grado di agevolare il trading cross-chain di derivati su diversi prodotti finanziari come gli swap, e i futures. La sua implementazione avviene sotto forma di modulo Cosmos SDK, costruito su Ethermint.

Per riuscire nell’intento di partenza, ha adottato un meccanismo di consenso Proof-of-Stake (PoS) basato su Tendermint, mentre il token nativo destinato a fare da propellente per le operazioni interne alla blockchain è INJ. Oltre a fungere da token di governance, INJ viene utilizzato per lo staking, la collateralizzazione dei derivati, il mining e il pagamento delle commissioni

Tra le sue peculiarità il fatto che usando la piattaforma, gli utenti non devono versare commissioni sul gas per investire sui derivati cross chain. A renderlo possibile è il fatto che la piattaforma non utilizza un market maker automatizzato (AMM) per la gestione della liquidità, bensì il modello Order Book in vigore sugli exchange centralizzati.

Il sistema che ne consegue è quindi caratterizzato dalla trasparenza dei DEX e dai livelli di efficienza che sono tipici della finanza tradizionale. Una miscela che ha calamitato molti consensi dopo il suo sbarco sul mercato, nonostante il livello di concorrenza da affrontare.

Come funziona Injective Protocol

Basato su Cosmos, Injective Protocol si propone come exchange decentralizzato in grado di bypassare i difetti di scalabilità e troughput solitamente presenti nelle blockchain di livello 1. Al suo interno sono presenti molte funzionalità, tra cui occorre ricordare:

  • Auction, che rende possibile ai possessori di token l’offerta su panieri di valute virtuali formati con le commissioni di trading riscosse sull’exchange. I token INJ che sono versati dal miglior offerente sono poi sottoposti a burn, quindi rimossi dalla circolazione;
  • Insurance, la cui funzione è la fornitura del necessario supporto agli assicuratori chiamati a sostenere i mercati dei derivati ospitati sull’exchange decentralizzato;
  • Oracle, destinato a sua volta alla raccolta dei dati sulle quotazioni in tempo reale i quali saranno poi utilizzati per fissare i prezzi degli asset sul DEX.

Chi c’è dietro il progetto?

Prima di investire su un progetto di finanza decentralizzata è buona norma prendere le necessarie informazioni sull’azienda proponente. Nel caso di Injective Protocol i fondatori sono Eric Chen e Albert Chin. Il primo si è laureato in finanza presso la Stern School della New York University per poi iniziare a svolgere funzioni di Venture Partner all’interno di Innovating Capital, che è stato a sua volta uno dei primi investitori nel progetto.

Albert Chin, dopo aver conseguito un master in informatica presso la Stanford University, si è invece messo in mostra per il proficuo lavoro svolto nella veste di Software Development Engineer all’interno di Amazon.

Prima di essere lanciato, Injective Protocol ha dato vita ad una serie di round di finanziamento, nel corso dei quali ha raccolto fondi per decine di milioni di dollari. Tra i finanziatori va sottolineata la presenza di realtà importanti, a partire da Pantera Capital. Anche Marc Cuban, noto per essere il proprietario dei Dallas Mavericks, importante franchigia della National Basketball Association (NBA) non ha esitato ad impegnarsi per finanziarlo.