Si chiamava Gaia Menga, la ragazzina di 13 anni morta nell’incidente stradale verificatosi nella notte di sabato, 5 novembre, su via Laurentina, a Roma. Per la vicenda sono indagate la madre e un’amica che era con lei a bordo della Golf: nelle scorse ore, ascoltate dagli inquirenti, le due donne hanno fornito versioni discordanti su quanto accaduto. Entrambe sono ricoverate a causa delle ferite riportate in seguito al sinistro. Oggi saranno ascoltate dal magistrato di turno.

Gaia Menga morta a 13 anni in un incidente sulla Laurentina a Roma: i punti da chiarire

Sono molti i punti da chiarire sull’incidente che ha strappato alla vita la 13enne Gaia Menga, verificatosi nella notte del 5 novembre su via Laurentina, a Roma. Stando ai primi accertamenti, la ragazzina, che sedeva sul sedile posteriore, senza cinture di sicurezza e senza rialzo (nonostante fosse alta meno di un metro e cinquanta), avrebbe sbattuto violentemente contro l’asfalto dopo essere stata sbalzata fuori dall’autovettura su cui viaggiava, una Golf.

Negli attimi successivi al sinistro era stata soccorsa e ricoverata d’urgenza all’ospedale Sant’Eugenio. Nonostante i tentativi dei medici di salvarla, non ce l’ha fatta. Sono indagate, per la sua morte, la madre e un’amica di quest’ultima. Ascoltate dagli inquirenti, le due donne hanno raccontano versioni dei fatti contrastanti. La prima ha riferito che alla guida dell’auto c’era l’amica 33enne, di nome Betti Sonsirie, risultata positiva all’alcol test (ma entro i limiti fissati dalla normativa). Lei a sua volta ha puntato il dito contro la prima, sostenendo che non fosse proprio all’interno della vettura.

È probabile che l’auto viaggiasse a velocità sostenuta, circa 80-90 chilometri orari su un fondo stradale reso viscido dalle abbondanti piogge, e che sia uscita fuori strada, ribaltandosi per almeno tre volte. Non si esclude neanche che la donna alla guida, attualmente ricoverata insieme alla madre della 13enne, Gaia Gerundo, di 34, abbia accusato un colpo di sonno, perdendo il controllo del mezzo. L’ipotesi più credibile è che ci fosse davvero lei, al volante. Forse, però, non avrebbe potuto.

Le indagini sul tratto di strada interessato dal sinistro

Mentre cercano di fare chiarezza sui racconti delle due donne – entrambe indagate per omicidio stradale aggravato -, gli inquirenti si concentrano anche sul tratto di strada interessato dal sinistro, l’incrocio tra via Laurentina e via Giovanni Gutenberg, in zona Selvotta. Sembra infatti che il punto mortale fosse già attenzionato dalla polizia stradale: i residenti ne avevano messo in luce la pericolosità più volte.

A pochi metri di distanza aveva perso la vita, qualche giorno fa, l’osteopata di 33 anni Oscar Roselli, schiantatosi contro un palo della luce dopo essere uscito fuori strada. Anche sulla sua morte la Procura di Roma ha aperto un fascicolo d’inchiesta. Servirà a capire se l’uomo possa aver perso il controllo dell’auto che guidava a causa della scarsa illuminazione del manto stradale.

Si allunga, intanto, la scia delle vittime della strada: 166 dall’inizio dell’anno, tra cui quattro minori. Tra loro figura anche il nome del bimbo di 5 anni investito dal Suv Lamborghini guidato dallo youtuber Matteo Di Pietro a Casal Palocco. Si chiamava Manuel Proietti, era appena uscito dall’asilo e insieme alla madre e alla sorellina si trovava a bordo della Smart di famiglia quando, nel corso di una svolta, l’auto era stata travolta, finendo in frantumi. Il piccolo era morto dopo essere stato ricoverato, a causa delle profonde lesioni riportate.

Ricostruivamo la vicenda, parlando degli ultimi sviluppi, in questo articolo: Incidente Casal Palocco, l’avvocato di Mattia Di Pietro: “È ai domiciliari, indagine ferma in attesa dell’esito delle perizie tecniche” | ESCLUSIVA.