E’ morto a 92 anni scrivendo saggi e fino all’ultimo, Giovanni Carli Ballola, una personalità di rilievo internazionale nel campo della musica. Era accademico di Santa Cecilia e aveva insegnato all’Accademia Musicale Chigiana. Era nato a Milano nel 1932. Tra i suoi studi più importanti quelli sulla musica a cavallo tra ‘800 e 900 che portarono alla pubblicazione nel 1967 di un saggio divenuto poi di riferimento su Beethoven. Nel ’96 scrisse una saggio su Mozart insieme a Roberto Parenti. Poi i volumi su Rossini (Rossini, L’uomo e la musica, 2009) e sei anni più tardi Luigi Cherubini (2015).

Condivideva gli ideali di giustizia e libertà professati dalla massoneria

Il Manifesto lo ha ricordato con un articolo che suscita forti emozioni: “Carli Ballola nei colloqui privati si diceva erede di quella piccola nobiltà milanese di fine Ottocento che in dissidio con la fazione più conservatrice e reazionaria della nobiltà, si era schierata, a favore del progresso, della industrializzazione, del giusto equilibrio tra le classi. Da questa eredità sosteneva derivava il suo progressismo liberale, che negli anni lo aveva portato, senza alcun contrasto con il suo convinto cattolicesimo sociale, a condividere gli ideali di giustizia, di libertà, di solidarietà professati dalla massoneria storica, italiana e viennese. Inevitabile, dunque, che le sue prime passioni musicali si dirigessero verso due compositori che in quegli ideali si erano riconosciuti e in quella cultura si erano forgiati come lame al fuoco: Wolfgang Amadeus Mozart e Ludwig van Beethoven”. Questo era Giuanin, come lo chiamavano gli amici. m

Stefano Bisi