Terra dei Fuochi, una questione che non si è mai chiusa. Anzi è aperta e mette ancora tanta paura. Rifiuti a cielo aperto e sostanze tossiche interrate, un problema che sembrava uscito dai radar, ma in realtà è vivo e la gente del posto ne soffra ancora e non sa a chi rivolgersi.
Un tema delicato, complesso ma attuale, per questo Tag24.it ha deciso di intervistare Raniero Madonna, attivista che fa parte della rete di comitati “Stop Biocidio“. Questa rete opera fra i comuni del nord di Napoli, come Acerra, Aversa, Giugliano, Arzano e cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica sui danni ambientali e non che lo sversamento illegale di rifiuti urbani ed industriali provoca fra la popolazione.
Nella lunga intervista di Madonna sono stati toccati diversi argomenti, dal perché non ci sono le leggi contro questo fenomeno alle motivazioni che portano l’attuale governo ed istituzioni regionali a non trattare più in pubblico la questione della Terra dei Fuochi. Per Madonna il governo Meloni è negazionista sui temi del clima e preferisce concentrarsi su altri temi, mentre con le giunte di Manfredi (sindaco di Napoli) e di De Luca (governatore della Campania) ci sono stati più scontri che discussioni costruttive.
La mancanza di leggi chiare ed efficaci è, per Madonna, il problema principale che porta all’aumento dello sversamento illecito di rifiuti. La politica non pensa tanto ad intervenire sulla questione, quando ad ottenere consensi sul breve termine che mal si conciliano con la tutela dell’ambiente, che richiederebbe invece progetti a lungo termine e collaborazioni fattive fra cittadinanza ed enti terzi.
L’attivista ambientale Raniero Madonna: “La nostra rete di comitati ha proposto una piattaforma di rivendicazioni, la Campania ha molti siti da bonificare”
D. La vostra è una reti di associazioni, giusto? Di cosa si occupa principalmente, qual è il vostro obiettivo?
R. E’ una rete di comitati che non è formalmente costituita, sono uno degli attivisti, non sono il presidente. “Stop Biocidio” è un coordinamento, una rete di comitati che mette un po’ insieme le realtà che lavorano nella Terra dei fuochi con le realtà che lavorano per il ciclo alternativo dei rifiuti, una diversa economia circolare, rifiuti zero, anche con i comitati che lavorano sulla parte più legata diciamo alle industrie più inquinanti, ai siti da bonificare nella regione Campania. Questa è una rete che si articola in varie attività: innanzitutto la denuncia e la mobilitazione, ma alterna varie forme di mobilitazione (dalla manifestazione alla raccolta firme, alle denunce collettive fino alle ricerche scientifiche), insomma in varie forme prova a guardare a questo problema da un lato dal punto di vista della denuncia, dall’altro provando a promuovere delle soluzioni alternative a quelle che sono attualmente in campo che effettivamente non sono soluzioni.
D. Che intendi con “soluzioni alternative”? Puoi fare qualche esempio?
R. Ora abbiamo fatto un percorso di costruzione partecipata dal basso di una piattaforma di punti, diciamo una piattaforma di rivendicazioni su vari temi dentro cui si articola il problema della Terra dei fuochi, che abbiamo condiviso anche con il Ministero per l’Ambiente, con i vari comuni del territorio campano, che si articola dalle soluzioni alternative sul piano dei rifiuti urbani, sul piano dei rifiuti speciali, sulle bonifiche fino a parlare del ciclo delle acque, insomma sui vari temi della salute, un tema centrale nella questione della Terra dei Fuochi, che si articola sui vari elementi che compone questa problematica.
D. Un approccio a tutto tondo, non legata solo all’interramento dei fiuti o al rogo…
R. Quella diciamo è solo la parte legata al ciclo illecito dei rifiuti industriali, no? I problemi ambientali in regione Campania hanno a che fare anche con lo smaltimento, il trattamento del ciclo dei rifiuti urbani, che pure è un ciclo che non funziona: chiaramente fa meno danni rispetto al ciclo dei rifiuti industriali, però comunque è un problema diciamo da tenere in considerazione. C’è la questione bonifica, che è una questione centrale, considerando che la regione Campania è la regione con più siti, solo fra quelli censiti dal registro bonifico regionale, da bonificare o potenzialmente contaminati d’Italia, per cui è un tema enorme quello dei siti da bonificare oltre poi quelli diciamo a quelli di interesse regionale o nazionale, cioè i Sis o i Sir, che sono dei siti che vanno a parte, cioè sono considerati in qualche modo oltre quelli del registro siti da bonificare regionale.
“I rapporti con la politica vanno e vengono, c’è più interesse per il risultato immediato che per le misure a lungo termine”
D. Prima mi avevi citato il Ministero per l’Ambiente, come giudichi il vostro rapporto con le istituzioni nazionali o regionali? E’ un rapporto costruttivo oppure trovate difficoltà ad approcciarvi?
R. I rapporti con le istituzioni è sempre un elemento che dipende dal momento, dagli interlocutori che si trovano, dalla disponibilità che questi interlocutori hanno nell’ascolto delle istanze che vengono dai cittadini, quindi è molto variabile. E’ chiaro che se dobbiamo dare un giudizio fino ad oggi probabilmente è un giudizio negativo, nel senso che purtroppo non sempre si riesce ad essere efficaci nell’applicare le soluzioni che vengono prospettate, evidentemente per motivi d’interesse anche politico, di gruppi di interesse che spingono sulle questioni che poi provocano danni ambientali in Campania.
D. Oltre a questi interessi che hai citato, perché le vostre proposte non sono accettate?
R. Secondo me c’è un problema molto culturale rispetto a come le istituzioni si pongono, purtroppo molto spesso tendono a preservare sé stesse, perché vuoi anche nel tempo di durata dei mandati delle maggiori cariche istituzionali pongono molto più tempo nel costruire rapporti di potere piuttosto che possibili soluzioni. Nella maggior parte dei casi relativi ai temi di nostro interesse sono soluzioni che invece guardano più a lungo periodo: vediamo se si ragiona quando si parla di bonificare, un progetto che dura 10-15 anni, un tempo maggiore di quello in cui sta in carica un politico e probabilmente riscontra anche poco interesse, no?
D. Allora si può dire che alle istituzioni, alla politica interessi più il risultato immediato e non progetti di più lungo periodo?
R. Questa è la cosa sostanziale della realtà dei nostri territori.
“Non abbiamo rapporti né con Manfredi né con De Luca, più che all’ambiente pensano ad altre cose… Il 55% di rifiuti riciclati non è un risultato di cui vantarsi”
D. Con il sindaco Manfredi e la giunta De Luca quali sono i vostri rapporti?
R. Non abbiamo rapporti con nessuno dei due… Con De Luca diciamo ci siamo scontrati in maniera molto forte negli anni scorsi, soprattutto a seguire le inchieste e le indagini che hanno visto coinvolti attori del suo sistema di potere, non solo della sua giunta regionale ma anche del management delle partecipate, penso al caso SMA Campania, un ciclo di illeciti ambientali per cui ci siamo scontrati molto fortemente contro quello che è stato l’operato della giunta ma anche del merito. Insomma, oltre alle false promesse si è fatto veramente pochissimo in Campania negli ultimi anni di giunta di questa giunta. Con Manfredi abbiamo avuto a che fare poco o nulla: la città di Napoli e anche la città metropolitana sembrano in questo momento essere molto più attente ad altri temi piuttosto che ai temi delle questioni ambientali. Devo dire che con la città metropolitana abbiamo avuto degli scambi, degli interessi, dei momenti interlocutori da parte del delegato, il consigliere Andreozzi, dell’ex provincia della città metropolitana, si è aperto un ragionamento di confronto su questi temi, ma per il momento siamo nell’ambito del confronto. Con Manfredi nello specifico, peggio ancora con De Luca, rapporti molto freddi in questo momento.
D. Diciamo che almeno con Andreozzi ci sono dei rapporti interlocutori…
R. Non dei rapporti interlocutori, dei ragionamenti per quelli che sono le competenze della provincia, della città provinciale, a ragionare su dei temi.
D. Ho parlato dei rapporti con gli attori istituzionali perché ho letto un rapporto dell’Osservatorio Regionale sulla Gestione dei Rifiuti, presieduto dal senatore Enzo De Luca, secondo il quale la Campania vanta una delle più alte o una percentuale abbastanza alta di raccolta di rifiuti differenziata, il 55% se non erro, che ne pensi?
R. Il problema è che per come è organizzato il ciclo dei rifiuti la raccolta differenziata non significa riciclo né recupero di materia: diciamo che quelle sono le priorità individuate dall’Unione Europea sul tema dei rifiuti. Raccolta differenziata spesso significa una raccolta poco differenziata ma che i comuni raccontano come tale ma che non ci permette di recuperare materia sul ciclo dei rifiuti, questo dipende anche dal tipo di raccolta, vuoi anche dal tipo di impianti a cui ci rivolgiamo. Dall’altro lato 55% non mi sembra un risultato di cui gioire, nel senso siamo nel 2023, gli obiettivi cui dovremmo ambire sono molto, molto più alti, no? Più che di raccolta differenziata dovremmo ragionare, soprattutto a livello regionale, a livello strategico sul sito dei rifiuti, dovremmo ragionare della quantità di rifiuto recuperato in termini di materia: i cittadini si impegnano, fanno la raccolta differenziata, i comuni si impegnano organizzando il sistema di raccolta, però di questi rifiuti raccolti in maniera differenziata non sappiamo che fine fanno.
“Il vero problema è come vengono trattati i rifiuti urbani, non il povero cristo con la latta di benzina!”
D. C’è quindi uno scollamento fra quello che fa il cittadino ed il viaggio finale del rifiuto?
R. Certo, è un problema comunque nazionale, non solo campano purtroppo…
D. Cambiando discorso e parlando della Terra dei Fuochi, spesso si parlava almeno in passato del fatto che tante persone purtroppo sono state affette anche a livello di salute dai roghi e dai sversamenti di rifiuti illeciti e dannosi: la vostra associazione di reti gruppi ha delle cifre su quante persone ne sono state affette?
R. C’è un progetto che si chiama “Progetto Sperimentale di Ricerca Oncologica“, un progetto con i medici di base, sul Registro oncologico alternativo, del dottor Luigi Costanzo che pure fa parte della rete “Stop Biocidio”, che ha messo su un sistema di monitoraggio di questi dati a partire dai dati nelle mani dei medici dell’ambiente, dei medici di base, che poi sono quelli che conoscono dall’inizio alla fine la vita clinica di un paziente e quindi più facilmente sono dentro a meccanismi molto più articolati e arzigogolati di registri tumorali e possono restituirci un dato rispetto alla situazione effettiva delle persone ammalate.
“Questo governo si è dimenticato di noi, è negazionista sulla tutela dell’ambiente. Aperti al confronto con tutti”
D. Secondo te perché l’attuale governo non si sta occupando della Terra dei Fuochi, perché non sta mettendo al centro della propria agenda delle politiche per questo problema?
R. Perché ha altri interessi, è impegnato su altri temi che non hanno a che fare con la tutela dell’ambiente in questo momento. Un governo completamente negazionista sull’aspetto delle questioni ambientali. Non se ne occupa perché le nega, nega l’esistenza del problema.
D. In questo momento vi sentite abbandonati dalla politica nazionale, volete lanciare qualche messaggio a questo governo?
R. Noi abbiamo un tavolo permanente di confronto con il Ministero per l’Ambiente che da quand’è cambiato il ministro non è mai stato più convocato. Noi siamo, in termini di postura, sempre aperti al confronto, alla collaborazione con tutti: a noi piacerebbe risolvere i problemi, per cui così come abbiamo fatto con gli altri, con cui non abbiamo legami né politici né di interesse, saremmo disponibili anche ad avere un confronto con chiunque abbia un ruolo istituzionale sui temi dell’ambiente.
“Torneremo a mobilitarci, questo governo non fa nulla: manca una legge che controlli il ciclo dei rifiuti industriali”
D. Non essendoci questo interesse da parte del governo, quali sono i vostri prossimi progetti e mobilitazioni?
R. Purtroppo il governo non fa nulla, torneremo a mobilitarci: c’è un’assemblea l’11 novembre che discuterà un po’ la linea dei prossimi passi di mobilitazione.
D. Riguardo al sit-in di questo luglio davanti al Palazzo di Giustizia di Napoli, ci sono stati cambiamenti o la situazione è ancora ferma?
R. Quello è un processo relativo alla confisca dei beni della famiglia Pellini, che è una delle famiglie ecomafiose della Regione Campania: in quel momento si stava prospettando la possibilità di desconfiscare alcuni di quei beni, per fortuna in quella fase di processo è caduta questa ipotesi, saremo ancora vigili su questo. I beni confiscati alle mafie che hanno lucrato sulle questioni ambientali e sulla salute delle persone devono essere restituiti, vigileremo sui progetti di bonifica, di screening dei malati oncologici della Regione Campania. Considerato che molto spesso non riesce a fornire l’assistenza di base in termini medici per i tanti malati oncologici della regione…
D. Più che punire il “povero cristo”, come hai detto tu, che appicca un incendio bisognerebbe intervenire a monte: sei d’accordo?
R. Sì, bisognerebbe individuare gli interessi, i flussi economici dietro questo business… Sicuramente il cuore del problema non è legato a chi ci guadagna 20 euro per buttare una latta di benzina.
D. Secondo te qual è il problema maggiore all’interno delle situazioni che vi trovate ad affrontare: se non è il “povero cristo” che per 20 euro fa ad appiccare il fuoco, allora cos’è?
R. Il problema è che il ciclo dei rifiuti industriali non è chiuso: non c’è controllo sul ciclo, sui traffici, su come si muovono i rifiuti industriali. Non c’è controllo, non c’è indirizzo, non c’è una legge che norma l’impossibilità di produrre dei rifiuti che possono produrre danni nell’ambiente, dovrebbe essere la base di un paese che si dichiara ecologista.
D. Bisognerebbe quindi intervenire più sull’aspetto legislativo-normativo o più sull’aspetto culturale della popolazione per spiegarle i problemi ambientali?
R. Secondo me è un discorso parallelo: qui parliamo di impatti economici, di un modello economico-industriale che in questo momento mette in sofferenza l’ecosistema. Sì, si può fare anche in parallelo, non c’è tanto tempo: noi di ricette non ne abbiamo, abbiamo delle riflessioni, delle valutazioni, delle proposte, ricette non ne facciamo.