Una folla imponente si è radunata questa mattina di fronte alla chiesa della Santissima Trinità a Potenza per protestare contro la sua riapertura al culto, avvenuta recentemente: la chiesa era stata chiusa nel 2010 in seguito al macabro ritrovamento dei resti della sedicenne Elisa Claps, scomparsa il 12 settembre 1993. La giovane studentessa fu uccisa brutalmente nel sottotetto della canonica, evento che ha lasciato un’indelebile traccia nella memoria cittadina.

La folla si raduna contro la riapertura della chiesa in cui fu uccisa Elisa Claps

La famiglia Claps ha lungamente chiesto chiarezza e verità riguardo ai silenzi e alle complicità che hanno avvolto il caso per quasi 17 anni. Essi contestano la decisione di riaprire la chiesa al culto e hanno inviato una lettera a Papa Francesco esprimendo il loro dissenso. Nonostante i lavori di ristrutturazione e l’apertura ufficiale avvenuta ad agosto, le celebrazioni religiose hanno iniziato il 2 novembre.

Questa mattina, migliaia di persone si sono radunate per esprimere il loro sostegno alla famiglia Claps e alla richiesta di mantenere la Santissima Trinità come un luogo di memoria e non come una chiesa con funzioni pastorali. Le bandiere dell’associazione Libera erano ben visibili tra i manifestanti, e alcuni avevano cartelli con scritte come “Chiesa della Ss. Omertà.” La rabbia e l’indignazione erano palpabili nell’aria.

Il fratello di Elisa, Gildo Claps, ha dichiarato:

Abbiamo cercato in ogni modo una conciliazione, in tutti i modi. Non c’è verso, c’è arroccamento totale. Abbiamo chiesto semplicemente che prendessero atto, prendessero coscienza, di tutto quello che è avvenuto e per una volta avessero il coraggio di chiedere scusa, per una volta.

Il caso

Il delitto di Elisa Claps è avvenuto nel settembre 1993, quando la giovane studentessa di sedici anni è scomparsa a Potenza. Dopo quasi 17 anni di mistero, i suoi resti sono stati rinvenuti nel sottotetto della canonica della chiesa della Santissima Trinità nel 2010. L’autopsia ha rivelato che Elisa fu uccisa brutalmente a coltellate. Danilo Restivo è stato condannato per l’omicidio, confermando la terribile fine che la giovane ha subito in quel luogo, che ha segnato per sempre la memoria della città.