Pietro Giunti è l’attore che ci parla di passioni, svolte e speranze per la ricerca sulla sclerosi multipla. “Se fossi un medico cercherei una cura”. Lo dice chiaramente in questa intervista per Tag24.

Adesso, dalla sua prospettiva, può solo fare il massimo per aiutare la ricerca.

All’età di 25 anni ha scoperto di avere la sclerosi multipla. Ora ne ha 40: recita, è un creator sui social ed è attivo per AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla).

Pietro Giunti, un attore con sclerosi multipla impegnato per la ricerca

Originario di Firenze, al momento vive al confine tra il Piemonte e la Lombardia. Nella sua posizione, sa di poter sfruttare al massimo la sua visibilità per far conoscere la malattia e per aiutare nel campo della ricerca.

“Finché la sclerosi multipla non verrà percepito come un problema che riguarda tutti, non ci sarà mai una soluzione.

Ci sono ancora solo farmaci atti a rallentare la malattia, ma non c’è ancora niente di risolutivo. Per ora la grande speranza è solo quella di poterla ritardare il più possibile per consentire al paziente di vivere una vita normale.”

E’ una malattia invisibile, la gente non la vede, serve una risonanza magnetica e tanti altri accertamenti.

Pietro ci confida:

” Io all’inizio la confondevo con la distrofia muscolare, ma la malattia c’è.”

E Pietro ce lo ricorda, bisogna farla conoscere. Quando si è soprattutto giovani, è facile essere ancora disinformati sul tema.

“Dalla prima manifestazione alla diagnosi ci saranno voluti sei o sette mesi“, poiché una solo una serie di sintomi, episodi ed esami tutti insieme e tra loro a confronto possono dichiarare veramente la malattia. Determinante è sicuramente la risonanza magnetica.

Il lavoro e la pagina “Beyond The Beard”, “Oltre la barba”

La pagina faceboook Pietro Giunti’s Beyond The Beard “Oltre la barba”, nasce nove anni fa, nel 2014, e lo ha reso famoso sui social, pronto per una catena di progetti che hanno dato libero spazio alla sua creatività. Su Instagram, invece, Pietro conta 10.600 follower. La sua vita ha avuto una vera e propria svolta, nel bene o nel male:

“Ho lasciato quello che era un lavoro sicuro e per mesi non sapevo bene cosa fare. Nel frattempo ho scoperto di avere la sclerosi multipla, cosa che mi ha fatto riflettere sul lasciare: continuare quel lavoro era sopravvivere.”

Prima, infatti, Pietro lavorava per una catena di Hifi, con un contratto a tempo indeterminato. Gli piaceva si, era bravo nel campo, ma poi non è stato semplice proseguire:

“Le possibilità di crescita, inoltre, erano a zero. L’ambiente in cui lavoravo prima ha iniziato a minare il mio equilibrio.”, Ci confida Pietro, a partire dal fatto che deve rinnovare la patente continuamente, ad esempio.

Dunque ha riorganizzato le idee, raccolto tempo, preso un po’ di mesi per sé, prima di lanciarsi in questo nuovo progetto: Beyond The Beard, la pagina in cui mostra diversi lati di sé tra cinema, un modo positivo di vedere la vita, e l’informazione sulla sclerosi multipla.

“La barba mi ha portato fortuna. Per un periodo sono stato a Livorno e ho smesso di fare la barba e in molti hanno pubblicato le mie foto. In questo modo ho conosciuto altri amici.”

Tutti hanno collaborato insieme a Beyond The Beard, sempre accomunati dalla barba: una caratteristica che li contraddistingue.

“Ho conosciuto un cipriota musulmano con cui avevo tante cose in comune e insieme abbiamo deciso di aprire Beyond The Beard.”

E’ nato tutto tra necessità e casualità.

“Dare spazio alla mia creatività non è più stata una visione della vita assurda, perché ormai la sclerosi multipla mia aveva tolto tutte le certezze. Non ho mai pensato prima di allora di dare spazio a cose artistiche. Ho sempre fatto un lavoro regolare. “

I progetti in vista, film e corti

Ha sempre avuto una passione per il cinema, ma non l’aveva mai vista come una possibilità concreta. Ha recitato nel film Terror Zone di Alberto Bogo e in questi ultimi anni ha ottenuto soddisfazioni con i corti del regista Alessandro Spallino.

Pietro ci racconta:

“Non ho mai studiato recitazione. Quando mi hanno chiesto di essere in un cortometraggio la prima volta ho pensato “Perché no?”. Poi stavo aprendo la mia pagina quindi ero aperto a qualsiasi possibilità. Il primo corto è andato bene, però non ho un’agenzia, né un agente. Non ce l’avevo e non ce l’ho nemmeno adesso. Faccio tutto da solo. Non mi ha proposto niente nessuno. Ho continuato pubblicando le mie foto, seguendo attivamente Beyond The Beard e i numeri hanno continuato a crescere, mi muovo quindi in diversi ambiti.

Quest’anno sono stato giudice di un concorso fotografico e di uno letterario per AISM.”

Il prossimo mese girerà un nuovo cortometraggio con il regista con cui è arrivato al festival David di Donatello per Yellow Scarf, proprio Alessandro Spallino.

Insieme avevano lavorato anche a The Big Scroll, un reboot di un vecchio corto di Martin Scorsese che racconta la ribellione contro la guerra del Vietnam.

E i reality show?

Pietro ammette che non esiterebbe a partecipare ad un reality, se ne avesse la possibilità. Questo anche e soprattutto per far conoscere la malattia ai più giovani.

“Parlare con altri malati richiede una certa sensibilità, sono molto equilibrato ora e volentieri penso riuscirei a gestire il contatto con ampio pubblico, mi piacerebbe.”

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