Una sconfitta quella della Dinamo Kiev contro lo Shaktar Donetsk che Mircea Lucescu ricorderà a lungo. Non per l’1-0 subito, ma perchè ha portato all’addio dal calcio del tecnico rumeno. Sì, Il Luce termina la sua avventura nel mondo del pallone, a 78 anni ha deciso di dire basta, è arrivato il momento di fermarsi, portando con se anni di ricordi, di successi, di sconfitte. Ma sopratutto la grande passione che lo ha da sempre contraddistinto, rendendolo uno dei nomi tra i più conosciuti nel panorama calcistico europeo.
Mircea Lucescu dice basta: “Ho deciso di chiudere la mia carriera”
Mister Lucescu si è sempre mostrato come un duro da campo. Il tempo però lo ha addolcito, gli ha fatto godere il calcio come forse non è riuscito a fare negli anni passati, arrivando fino alla fine della sua avventura senza rimpianti appresso. I risultati deludenti della Dinamo Kiev hanno dato una mano da questo punto di vista, ma non è la sconfitta ad averlo convinto, ma l’aver dato il cuore in un mondo che ha sentito da sempre suo e che ha rappresentato con dignità e passione.
“Tutto sta arrivando alla fine. Ho dato 15 anni al calcio ucraino e la partita contro lo Shahktar è stata l’ultima al vertice della Dinamo. Oggi non vorrei parlare della partita. Voglio dire che ho dato 15 anni al calcio ucraino”. Infine le dieci parole che non lasciano spazio ad interpretazioni: “È così che ho deciso di chiudere la mia carriera”.
Non lo dice con sofferenza, ma con la consapevolezza di essere arrivato ad un punto di non ritorno dopo anni di battaglie. Ma da lì dove si trova la vista è meravigliosa, appagante, al netto della fine di un’era: “Era l’ultima partita. Ho salutato i miei giocatori. Li ringrazio tutti. Avrei voluto chiudere in modo diverso, ma tutto finisce: la carriera calcistica, l’amore e la vita. Tutto ha un inizio e una fine“.
Una fine giunta anche a causa di un calcio in cui fa fatica a riconoscersi lì in Ucraina. Il cuore è per la Dinamo Kiev, ma gli stadi vuoti, l’assenza di passione e dei cori a causa di una guerra che non accenna a smettere è un dolore troppo forte da poter sopportare: “Per me è complicato andare avanti con questa guerra, con la mancanza di tifosi. Tutti questi minuti di silenzio, di omertà, sono difficili per me”.
La guerra gli ha fatto vedere le cose da un’altra prospettiva, dove il calcio passa in secondo piano: “È difficile pensare costantemente a tutte le persone innocenti che muoiono. Non posso combinare questo con il calcio. Grazie a tutti voi, grazie al calcio in Ucraina per questi 15 anni meravigliosi”.
Una carriera esemplare
Mircea Lucescu, 78 anni di passione, di vittorie, di lavoro esemplare che ha permesso al suo nome di essere scolpito nella pietra della storia del calcio. Il tecnico romeno non ha vinto, ma ha stravinto in tutti questi anni: ben 37 trofei conquistati (alla pari con Pep Guardiola), meglio di lui solo un certo Sir Alex Ferguson (arrivato a 49 trofei).
La Turchia è stato l’inizio della sua incetta di trofei, vincendo la Supercoppa con il Galatasaray e poi lo scudetto sempre con i giallorossi, per poi replicare la prima posizione con il Besiktas. Il grosso dei suoi successi arriva in ucraina sulla panchina dello Shaktar Donetsk dove tra coppe e scudetti monopolizza un campionato intero, per poi togliersi soddisfazioni in Russia con lo Zenit e poi di nuovo in Ucraina con la Dinamo Kiev.
Il nome di Lucescu non è passato inosservato dalle parti della Serie A. Prima il Pisa, poi il Brescia per due volte, e infine l’Inter nella stagione 98/99 dopo l’esonero di Simoni. Avventure dove Lucescu non avrà lasciato particolarmente il segno, ma il tecnico romeno è sempre riuscito a farsi rispettare. Perchè chi ama il calcio nel rispetto di tutti, non viene mai dimenticato. E qui mister Lucescu ha vinto il trofeo più ambito.